Per rispetto degli interessati avevamo atteso che si concludessero le procedure legate alla messa in liquidazione della società editrice. Ora che questa è avvenuta non possiamo che esprimere un sincero rammarico per lo spegnimento dei 'soli” di Luigi Veronelli.
A 5 anni dalla scomparsa del giornalista che più di tutti ha contribuito al rinascimento del vino e della ristorazione italiana, e dopo che già aveva cessato la pubblicazione la rivista, i suoi eredi hanno deciso di chiudere anche le guide 'I Ristoranti di Veronelli” (15mila copie quest'anno), 'Gli alberghi di Veronelli” e 'Gli Spumanti d'Italia”. Continuerà a uscire, ma edita dal seminario permanente Veronelli guidato da Gigi Brozzoni, la 'Guida dei vini di Veronelli” (la tiratura era di 20mila copie).
Nel momento in cui l'intero mondo delle Guide è squassato dal ciclone Striscia la notizia, che ne sta mettendo in discussione regole e autori, l'editoria del settore perde un punto di riferimento che per anni aveva costituito un faro di autonomia e indipendenza, anche se negli ultimi tempi in caduta di vendite e 'peso”.
«Per un'azienda piccola come la nostra - spiega il coordinatore e amministratore della società editrice Arturo Rota (nella foto a sinistra), genero di Veronelli - non è possibile sopravvivere, a meno che ci si appoggi a qualcuno che poi sarebbe pronto a chiedere una contropartita. Una casa editrice sforna libri, è vero, ma produce anche un pensiero: noi non potevamo tradirlo per puro spirito di sopravvivenza».
Una scelta precisa che la dice lunga sulla difficoltà di essere indipendenti nel mondo delle guide e che trova l'esatto contrario nelle scelte fatte da 'Gambero Rosso”, passato sotto il controllo del gruppo Classe, pare, di Zonin e Marzotto. E questo mentre Slow Food sceglie invece di uscire con una sua guida insieme a Giunti.
Per tornare alle guide Veronelli ricordiamo che la prima edizione (a cura della Rizzoli) è stata nel 1978 ed è stata replicata altre 30 volte. «Finché c'è stato spazio - prosegue Arturo Rota - siamo andati avanti. Tanto è vero che abbiamo pubblicato altre cinque edizioni dopo la morte di Gino. Ma ormai non c'erano più le condizioni per mantenere l'indipendenza che era uno dei tratti distintivi».
Chiuso il capitolo Guide, cessata da tempo l'attività della formazione (passata al Seminario Veronelli), alla famiglia resta ora un'altra eredità da valorizzare: la ricchissima cantina di Luigi Veronelli (nella foto a destra) che è composta di oltre 50mila bottiglie, alcune delle quali con un secolo di vita. Ma sul futuro di questo piccolo tesoro enologico custodito a Bergamo c'è il massimo riserbo.
Per concludere segnaliamo il dispiacere per il venir meno di una voce autonoma che, nel marasma delle guide italiane condizionate dall'influenza della filofrancese Michelin aveva almeno il merito di essere "diversa", sia pur con pochi numeri di copie. Invece di dare puntigliosi giudizi da ragionieri con punteggi con i centesimi, la Guida sui ristoranti forniva indicazioni di massima e, soprattutto, non puntava a celebrare 4 o 5 locali di élite, ma allargava il cerchio a un numero più ampio, come è giusto per valorizzare la nostra ristorazione. Speriamo che almeno questa esperienza venga recepita dalle altre guide italiane. A partire da quella de L'Espresso che per dimensione e autorevolezza è l'unica che potrebbe impugnare la bandiera del sistema Paese a Tavola.
E per concludere un piccolo pensiero: senza Luigi Veronelli berremmo ancora vino pugliese targato Chianti (mentre oggi i truffatori cercano ancora di fregarci con le aranciate senza arance o con l'olio taroccato...) e mangeremmo in zozze osterie falso moderno...
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