Vino, ma non solo. Alla cerimonia di inaugurazione della 50 edizione di Vinitaly, a Verona, il presidente Sergio Mattarella (foto ANSA) ha colto molti aspetti anche di carattere politico ed economico nell’attività vinicola in Italia, per riaffermare come l'Italia oggi debba reagire, innovarsi e cambiare pelle. Un po' come il mondo del vino ha avuto la capacità di innovarsi e di non farsi imporre standard dall’esterno quando scoppiò lo scandalo dell’adulterazione al metanolo sembrò che la crisi avrebbe soffocato l’intero settore. «Invece da lì ha preso le mosse quello che voi chiamate un “Rinascimento” delle vostre viti e del nostro vino».
Da prodotto antico a chiave di modernità per conquistare un primato nel mondo dove il nostro vino è simbolo del made in Italy, ha insistitito di fatto Mattarella aggiungendo: «la conferma di come il destino dell’Italia sia legato al superamento delle frontiere e non al loro ripristino», ha ricordato Mattarella facendo un chiaro riferimento critico alle proposte politiche di tipo nazionalista e populista che soffiano nel Vecchio Continente. Parole che hanno subito scatenato una rabbiosa reazione del segretario del Carroccio. Matteo Salvini non ha perso tempo e su Facebook ha scritto in risposta:: «Come a dire avanti tutti, in Italia può entrare chiunque. Se lo ha detto da sobrio, un solo commento: complice e venduto». La giornata ha poi registrato reazioni indignate verso il leader leghista da parte di esponenti della maggioranza, ma ormai la frittata era fatta...
Il presidente della Repubblica ha spiegato che il vino oggi è società, impresa e ambiente. «Il dissesto idrogeologico e il degrado ambientale sono nemici della qualità italiana: nel contrasto ai processi degenerativi l’agricoltura ha un ruolo decisivo». Il vino è anche occupazione e infatti «tanti giovani sono entrati nel settore portando competenze entusiasmo e tecniche innovative». Il vino e anche cultura e buona alimentazione.
Infine il capo dello Stato ha voluto sottolineare il ruolo delle tante donne imprenditrici nel settore e la produzione che avviene pure in carcere, come nel penitenziario di Gorgona. Un passaggio particolare è stato dedicato a quelle cooperative che coltivano le terre che prima appartenevano alla criminalità organizzata.«Vi sono autentiche rivincite della legalità che hanno il nome di vini prodotti nelle terre confiscate alla mafia».© Riproduzione riservata
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Alberto Lupini
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