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Enologia e ristorazione a braccetto alla Milano Wine Week 2020

Collaborare per superare la crisi economica che sta interessando i due settori: di questo si è parlato in un webinar al quale hanno partecipato alcuni grandi cuochi, insieme al presidente Fipe Lino Stoppani.

 
21 luglio 2020 | 17:02

Enologia e ristorazione a braccetto alla Milano Wine Week 2020

Collaborare per superare la crisi economica che sta interessando i due settori: di questo si è parlato in un webinar al quale hanno partecipato alcuni grandi cuochi, insieme al presidente Fipe Lino Stoppani.

21 luglio 2020 | 17:02
 

Il mondo del vino e quello della ristorazione lo sanno bene: per ripartire dopo la mazzata dell’emergenza covid, l’uno non può prescindere dall’altro. E così, produttori vinicoli e grandi protagonisti della cucina italiana provano a fronte comune per risollevare le sorti dei rispettivi settori. Di esempi virtuosi ce ne sono un po’ ovunque in Italia, ma ad ottobre l’occasione per rafforzare il connubio arriverà dalla Milano Wine Week (3-11 ottobre 2020), con cui si rimetterà in moto la macchina degli eventi milanesi dopo la pausa imposta dalla pandemia da Covid-19.

I partecipanti al webinar - Vino e ristoranti ripartono insieme alla Milano Wine Week 2020

I partecipanti al webinar di Milano Wine Week

Tra i protagonisti della “settimana del vino” ci saranno anche alcuni dei più importanti chef italiani come Moreno Cedroni, Davide Oldani, Alessandro Negrini, Andrea Berton ed Eugenio Roncoroni, che hanno partecipato al webinar dal titolo “#StrongerThanEver – Il vino e la ristorazione insieme per ripartire alla Milano Wine Week” insieme all’organizzatore della manifestazione, Federico Gordini, e al presidente della Fipe, Lino Enrico Stoppani, con l’obiettivo di fare il punto della situazione (secondo il centro studi Fipe ha riaperto il 97% delle attività di somministrazione con un fatturato, nei casi migliori, pari al 60% dei livelli pre-Covid) e ribadire l’importanza di fare sistema per superare al meglio la crisi.



«Vogliamo che Milano dal 3 all’11 ottobre diventi un luogo – ha auspicato Federico Gordini - dal quale parta un messaggio di capacità di convivenza con questa emergenza che evidentemente si protrarrà ancora a lungo, ma che non può fermare il mondo produttivo, così come quello degli eventi. Con la Milano Wine Week intendiamo lanciare il segnale di una Milano che riparte da una grande eccellenza come quella del mondo del vino, prevedendo anche il coinvolgimento massivo di locali e pubblici esercizi sia nei Wine District, abbinati ciascuno a un consorzio diverso, ma anche in tantissime altre aree di Milano. In Piazza San Babila, in particolare, sorgerà un nuovo hub in cui si parlerà di cibo e vino con una grande cucina all’aperto nella quale si alterneranno numerosi chef».

E gli chef che hanno partecipato al webinar, nonostante il futuro riservi ancora delle incognite, hanno lanciato segnali di ottimismo. «A Senigallia – ha dichiarato Moreno Cedroni - siamo ripartiti bene. Non abbiamo visto cali di lavoro e questo vuol dire che, dove c’è un’offerta gastronomica qualificata, c’è turismo. Ora ci troviamo in una situazione felice che ci ha portato ad essere un punto di riferimento non solo a livello locale. Speriamo che il Governo voglia dare un segnale importante in termini di infrastrutture potenziando l’alta velocità e prevedendo un nuovo aeroporto. È importante tuttavia che anche Milano riparta seriamente e, in questo senso, la Milano Wine Week di ottobre, in un anno in cui sono saltate tutte le fiere di settore, sarà un’occasione imperdibile per degustare i vini nel loro momento di maturità e, per noi chef, di abbinare cibi che possano duettare alla perfezione con essi».

«Più che di ripartenza – ha aggiunto Davide Oldani – sarebbe opportuno parlare di una nuova partenza. Come per Expo 2015, per il mondo del cibo ci sarà un prima e un dopo Covid. Credo tuttavia che le aziende sane, che hanno alle spalle almeno 35-40 anni di lavoro e hanno continuato a seminare in maniera corretta, facendo sacrifici, risparmiando e operando sempre in maniera altruistica, a un certo punto sapranno venirne fuori. La mia Milano è una città che ha sempre usato le giuste velocità e sono d’accordo che abbia l’intelligenza di rallentare, che non vuol dire fermarsi, per poi riprendere. Quanto al mondo degli eventi e del catering, credo sia da prendere con molta serietà questa possibilità di cambiamento dettata dall’emergenza sanitaria per cui ridurre i numeri può portare anche a un innalzamento della qualità e a rendere più efficaci i messaggi che si vogliono far passare».

Ottimista à anche Alessandro Negrini: «Noi crediamo in una ripresa forte nel 2021. Siamo convinti che Milano sia una delle città metropolitane più colpite d’Italia, ma anche che sarà una delle prime a ripartire. Questo è il momento in cui gli imprenditori italiani devono rimanere in Italia e creare molti eventi qui. Sia pure con nuove regole sanitarie, ma ripartire è indispensabile».

«Il successo della mia iniziativa dei ‘restaurant bond’ – incalza Andrea Berton – è la dimostrazione che le persone hanno voglia di uscire e tornare a frequentare in sicurezza i ristoranti. Non dobbiamo fermarci e farci penalizzare da questa pandemia che ci ha coinvolti in maniera molto forte. Anche al Sereno, sul lago di Como, ho notato un ritorno molto forte da parte dei clienti, soprattutto italiani, e questo lascia ben sperare affinché l’economia nel nostro Paese riprenda a girare velocemente. Anche al Dry Milano abbiamo registrato un riscontro positivo. Nel locale di Viale Vittorio Veneto abbiamo creato un dehors più ampio poiché le persone preferiscono rimanere all’aperto. Certo, non abbiamo più quel pubblico straniero che frequentava Milano come gli altri anni, ma gli italiani hanno voglia di tornare nei ristoranti e di stare bene».

«Durante il lockdown – ha concluso Eugenio Roncoroni - mi sono rimboccato le maniche e ho imparato a conoscere meglio il mondo della delivery, rivelatosi poi la mia salvezza dal punto di vista non solo economico, ma anche mentale. Questa esperienza mi ha conferito una grossa dose di umiltà e mi ha fatto riflettere su qualche errore commesso in passato. Per fortuna ho incontrato poi delle persone con cui in autunno svilupperemo e ridaremo vita al progetto di ‘Al Mercato’ in una nuova veste e in un nuovo format caratterizzato dalla fusione del ristorante gastronomico con il burger bar, che aveva bisogno di nuova linfa».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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