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L’operazione Intesa-Ubi spinge l’agroalimentare italiano

Coldiretti sorride per l'acquisizione di Ubi portata a termine da Intesa osservando che la nascita di un colosso di tali dimensioni farà bene alle imprese del settore e darà voce all'Italia in campo europeo.

 
29 luglio 2020 | 15:57

L’operazione Intesa-Ubi spinge l’agroalimentare italiano

Coldiretti sorride per l'acquisizione di Ubi portata a termine da Intesa osservando che la nascita di un colosso di tali dimensioni farà bene alle imprese del settore e darà voce all'Italia in campo europeo.

29 luglio 2020 | 15:57
 

L’acquisizione del Gruppo Intesa-San Paolo di Ubi Banca fa sorridere anche le imprese del mondo agroalimentare. Un’operazione seguita da vicino da Ettore Prandini, presidente Coldiretti che ha osservato: «La nascita di un colosso bancario, al terzo posto nel continente, è un motivo di orgoglio per l’Italia e una ricchezza per il Sistema Paese poiché consentirà alle nostre imprese di cogliere meglio le nuove opportunità che vengono dall’Europa».

Coldiretti sorride per l'acquisizione di Intesa - L’operazione Intesa-Ubi spinge l’agroalimentare italiano

Coldiretti sorride per l'acquisizione di Intesa

L’emergenza coronavirus del resto ha chiamato la filiera agroalimentare italiana a crescere anche nella difficoltà per generare ricchezza, ma anche per garantire nella sicurezza nazionale l’indipendenza alimentare dell’Italia; la presenza di una grande banca aiuterà a sviluppare nuovi investimenti su volumi più grandi e su territori finora trascurati, per creare e realizzare nuove offerte di servizi e per ridurre il costo della burocrazia.
 


«Non a caso Coldiretti ha fortemente sostenuto l’operazione - ricorda Prandini - assieme a Confapi l’associazione delle piccole e medie industrie private, con lo slogan #orgoglioitalia, nella consapevolezza che grande banca strettamente connessa con il territorio assicurerà un adeguato livello di credito al cuore della nostra economia reale. Con la conclusione positiva dell’operazione ci sarà più Italia in Europa in questa delicata fase di transizione dove è strategico rafforzare il potere contrattuale del Paese e restituire un’immagine corrispondente alla sua forza reale».

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