Nell’ultimo anno la crescita dei prodotti alimentari del Made in Italy, o meglio, di quelli che riportano espressamente sulla confezione un elemento che rimanda alla provenienza nazionale, ha subito un certo rallentamento. A rivelarlo è la sesta edizione del rapporto dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy, secondo cui il lieve calo della domanda e un’offerta più contenuta di nuovi prodotti ha portato a un incremento delle vendite pari a solo l’1,3%. Una crescita che, si teme, potrebbe ulteriormente frenare nel corso del 2020, visto lo stato generale di emergenza dovuta al coronavirus, sebbene il comparto degli alimentari sia al momento quello meno colpito dal calo di domanda.
Un prodotto su 4 porta una dicitura che indica la provenienza italiana
Nei supermercati e ipermercati del nostro Paese i prodotti che riportano sulla confezione un elemento che rimanda all’Italia sono oltre 19mila, pari al 25,2% dei 76.290 prodotti analizzati dalla ricerca, e hanno realizzato oltre 7 miliardi di euro di vendite nel 2019. Il carrello dell’italianità rimane comunque quello con il maggior numero di prodotti disponibili a scaffale e potrebbe cominciare ad essere oggetto di un iniziale processo di razionalizzazione dell’offerta stessa.
L’Osservatorio Immagino ha inserito in questo carrello tutti i prodotti caratterizzati da precisi claim (“prodotto in Italia” e “100% italiano”), dalla presenza della bandiera italiana o di una delle indicazioni d’origine europee (Igp, Doc, Dop, Docg). Il più rilevante di questi elementi, per numero di prodotti e valore delle vendite, è il tricolore, ma il più performante dell’anno è “100% italiano”. Bene anche il trend di Doc, Docg, Dop. In calo, invece, “prodotto in Italia” e Igp.