Non bastavano i dazi introdotti dagli Stati Uniti venerdì scorso: ad agitare i sonni del comparto agroalimentare italiano è la situazione in Gran Bretagna, dove ancora non si trova l’accordo sulla Brexit. Il Parlamento non ha infatti ancora ratificato l’intesa trovata nei giorni scorsi dal Governo con l’Unione Europea, e il rischio di un’uscita al buio torna a farsi concreta, nonostante la nuova richiesta di proroga che il primo ministro britannico Boris Johnson ha inviato nelle scorse ore a Bruxelles.
La data fissata per la Brexit è ancora il 31 ottobre
In gioco ci sono affari per 3,4 miliardi di euro, tanto valgono le esportazioni italiane del settore agroalimentare in Gran Bretagna. E dire che l’accordo trovato la settimana scorsa aveva soddisfatto gli addetti del comparto: scongiurata la cosiddetta "hard Brexit", ovvero un’uscita senza accordi, sembrava scampato anche il pericolo di un ritorno di dazi e barriere doganali, che invece ora si concretizza di nuovo.
Solo due giorni fa il presidente del Consorzio per la tutela del Pecorino romano,
Salvatore Palitta, aveva definito “ottima” la notizia dell’intesa, che avrebbe salvato l’export di 7.600 quintali della Dop, per un valore di oltre 6 milioni di euro di esportazioni verso il Paese inglese: «Per noi la Gran Bretagna rappresenta il terzo mercato in Europa - ha detto Palitta - quest'anno in forte crescita, con +7,2% come fatturato e +17,6% come volume di prodotto».
Il
Pecorino romano è uno dei prodotti del Made in Italy che non rientrano nella
black list americana di quelli interessati dai dazi, ma potrebbe essere coinvolto, invece, nella tempesta della hard Brexit che in questi giorni si sta ancora cercando di evitare.