L’Organizzazione del commercio ha accolto l’aumento delle tariffe alle importazioni fino al 100% del valore attuale; la notizia ventilava negli ambienti ormai da settimane. Lo spauracchio non è stato sventato e ora per il made in Italy si prospetta un orizzonte complicato, ma anche per il resto dell'Europa.
Il Wto, l’Organizzazione del commercio, ha concesso agli Usa l’applicazione dei dazi sulla merce in entrata. Si profila una mazzata per l’Italia che rischia di pagare un conto di oltre un miliardo di euro. Le nuove “tariffe” colpirebbero per circa la metà dell’importo il cibo ma anche la moda, i materiali da costruzione, i metalli, le moto e la cosmetica se gli Stati Uniti decideranno di mantenere le stesse priorità della black list indicata dal Dipartimento del Commercio statunitense (Ustr) e pubblicata nel Registro Federale.
Orizzonti grigi per l'agroalimentare italiano diretto negli Stati Uniti
A dirlo è un’analisi della Coldiretti. Non solo l’Italia è vittima di questa novità; anche gli altri Paesi europei dovranno farci i conti per un ammontare di 7,5 miliardi di dollari. Tutto nasce, va ricordato, nell’ambito della disputa nel settore aereonautico che coinvolge l’americana Boeing e l’europea Airbus. Un importo che è pari a 1/3 dei 21 miliardi minacciati inizialmente dagli Stati Uniti che ora devono avviare la procedura con la pubblicazione già ad ottobre nel registro Federale la nuova lista di prodotti europei da colpire con aumenti di tariffe fino al 100%. Se saranno mantenute le stesse priorità l’Italia potrebbe essere dopo la Francia il Paese più colpito e a pagare il conto più salato rischia di essere proprio l’agroalimentare con vini, formaggi, salumi, pasta, olio extravergine di oliva, agrumi, olive, uva, marmellate, succhi di frutta, pesche e pere in scatola, acqua, superalcolici e caffè.
In pericolo sono soprattutto i formaggi per le pressioni della lobby dell’industria casearia Usa (Ccfn) che ha addirittura scritto al presidente degli Stati Uniti Donald Trump per chiedere di imporre dazi alle importazioni di formaggi europei al fine di favorire l’industria del falso Made in Italy che ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni dal Wisconsin alla California fino allo Stato di New York.
Quello americano è, dopo la Germania, il secondo mercato estero per Parmigiano Reggiano e Grana Padano per i quali la tassa passerebbe da 2,15 dollari a 15 dollari al kg, facendo alzare il prezzo al consumo fino a 60 dollari al kg. Ad un simile aumento corrisponderà inevitabilmente un crollo dei consumi stimato nell’80-90% del totale, secondo il Consorzio del Parmigiano Reggiano. Ma il re dei formaggi non è il solo simbolo del Made in Italy a tavola vittima della manovra di Trump. Un altro esempio è rappresentato dalla Mozzarella di Bufala Campana Dop che negli Usa costa 41,3 euro al chilo, che salirebbe a 82,6 euro al chilo nel caso fossero applicati dazi pari al 100% del prodotto. Attualmente il dazio sulla mozzarella è di 2 euro al chilo. Per l’olio extravergine d'oliva venduto negli States il prezzo salirebbe da 12,38 euro al litro a 24,77 euro al chilo (attualmente non c'è dazio sull'olio). E pure la pasta aumenterebbe sulle tavole americane a 3,75 euro al kg rispetto agli attuali 2,75 euro al kg. Per penne e spaghetti il dazio è in media di 6 centesimi al kg.
E in pericolo c’è pure il Prosecco, il vino italiano più esportato all’estero che ha visto gli Stati Uniti diventare nel primo semestre del 2019 il principale mercato davanti alla Gran Bretagna, grazie a un aumento in valore del 41%. Il prezzo negli States volerebbe da 10-15 euro a bottiglia a 20-30 euro a bottiglia. In gioco ci sono dunque settori di punta dell’agroalimentare nazionale in Usa a partire dal vino che con un valore delle esportazioni di 1,5 miliardi di euro nel 2018 è il prodotto Made in Italy più colpito, l’olio di oliva le cui esportazioni nel 2018 sono state pari a 436 milioni, la pasta con 305 milioni, formaggi con 273 milioni, secondo lo studio della Coldiretti.
«L’Unione Europea - ha affermato il presidente della Coldiretti
Ettore Prandini - ha appoggiato gli Stati Uniti per le sanzioni alla Russia che, come ritorsione, ha posto l’embargo totale su molti prodotti agroalimentari, come i formaggi, che è costato al Made in Italy oltre un miliardo in cinque anni ed ora. L’Italia rischia di essere ingiustamente anche tra i Paesi più puniti dai dazi Usa per la disputa tra Boeing e Airbus che è essenzialmente un progetto franco tedesco al quale si sono aggiunti Spagna e Gran Bretagna. Una buona premessa al confronto sono le importanti relazioni con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che ha saputo costruire il premier Giuseppe Conte».