L’incontro tra il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e quello americano Donald Trump era in programma da tempo, nell’ambito delle celebrazioni della settimana del Made in Italy negli Stati Uniti. Ma neppure il tempismo con cui si è svolto, vale a dire a 48 ore dall’entrata in vigore dei dazi su tanti prodotti del Made in Italy, soprattutto del settore alimentare, ha riacceso le speranze affinché l’amministrazione americana rivedesse le sanzioni che da domani scatteranno su molte eccellenze italiane (qui la lista dei prodotti colpiti dai dazi).
La stretta di mano tra Sergio Mattarella e Donald Trump
Il tema dei dazi è stato sì la centro dell’incontro tra i due capi di Stato, ma il presidente americano ha ribadito il suo diritto ad applicarli come forma di risarcimento per la questione Boeing-Airbus, concedendo all’Italia il diritto a una “pressione minore”, rispetto ad altri Paesi dell’Unione Europea. «L'Italia ha un problema su come i 7,5 miliardi di dollari di dazi sono stati suddivisi – ha detto Trump – e crede di avere avuto un ruolo minore rispetto ad altri paesi come la Francia o la Germania. Noi non possiamo perdere questa guerra dei dazi per squilibrio commerciale, ma non vogliamo essere duri con l'Italia».
Trump ha detto anche che la sua amministrazione “valuterà le rimostranze” del nostro Paese; un’intenzione che però al momento rimane solo sulla carta. Nessun provvedimento è stato infatti annunciato e domani i dazi verranno applicati anche sul Made in Italy, con rincari in ingresso negli Stati Uniti pari al 25%. Su questo tema, Mattarella ha incalzato il presidente Usa: «Mi auguro – ha detto – che sia possibile trovare un confronto collaborativo che eviti ritorsioni. E bisogna cercarlo subito».
E se nei giorni scorsi c’è stata una
corsa alle provviste di alcuni prodotti (su tutti Parmigiano Reggiano, Grana Padano e liquori), da domani si teme una flessione del 35-40%, che potrebbe proseguire per tutta la durata dei dazi, probabilmente qualche mese, il tempo necessario affinché gli Stati Uniti recuperino i 7,5 miliardi di dollari che l’Organizzazione mondiale del Commercio ha disposto a inizio ottobre.