Il miglior formaggio al mondo? È spagnolo: si tratta del formaggio di capra morbido Olavidia, prodotto dalla giovane realtà andalusa Quesos y Besos. A dirlo la giuria dei World Cheese Awards, concorso dedicato alle produzioni casearie che si è svolto a Oviedo, in Spagna e che ha visto partecipare più di 4mila formaggi da 48 Paesi, selezionati poi da una giuria composta da 250 professionisti, tra giornalisti e addetti ai lavori. Al secondo posto della Top 16 la Francia, tradizionalmente molto legata alla produzione di formaggi, con 98 punti per il suo Epoisses Berthaut Perrière, un formaggio tipico della Borgogna, di Savencia Fromage & Dairy. Terzo posto per i Paesi Bassi con 97 i punti assegnati al caseificio Van der Heiden Kaas BV per Eminence Grise, una toma di capra invecchiata in grotta. Ma nella classifica dei sedici migliori formaggi fanno capolino anche due italiani che si sono aggiudicati i Super Gold: il primo italiano presente in classifica, al nono posto con 91 punti, è il Gorgonzola Dolce Dop del Caseificio Brusati di Trovo, in provincia di Pavia. Il Caseificio Rosola di Zocca (Modena), 12°, ha ottenuto, invece, 88 punti con il suo Parmigiano Reggiano 30-39 mesi.
In gara più di 4mila formaggi da 48 Paesi
Il Parmigiano Reggiano il formaggio più premiato al mondo
Ma per il Parmigiano non finisce qui. Il Parmigiano Reggiano vince, infatti, 126 medaglie e centra un risultato mai raggiunto al World Cheese Awards: la giuria internazionale composta da 250 esperti ha assegnato a Parmigiano Reggiano il record storico di 7 medaglie Super Gold, 6 delle quali vinte dai caseifici aderenti alla Nazionale. È dunque il Parmigiano Reggiano il formaggio più premiato al mondo e quello che si è aggiudicato più Super Gold rispetto a tutti gli altri presenti in gara.
I record non si fermano qui. Quest’anno la Nazionale del Parmigiano Reggiano - composta da 96 caseifici provenienti da tutte le province del comprensorio, 10 in più rispetto al 2019 – è arrivata ad essere la più grande missione collettiva mai intrapresa da un formaggio italiano all’estero. Uno sforzo di gruppo che ha fruttato alla Nazionale 111 medaglie: 6 Super Gold (miglior formaggio del tavolo), 28 d’oro, 50 d’argento, 41 di bronzo. Le Super Gold sono state vinte dall’Azienda Agricola Grana D’Oro di Reggio Emilia, dalla Latteria Collina di Reggio Emilia, dal Caseificio Rosola di Zocca di Modena, dal Caseificio Punto Latte di Modena, dalla Latteria Sociale La Nuova 2000 di Reggio Emilia, dal Caseificio Sociale Canevaccia di Bologna. La settima Super Gold è andata al Consorzio Latterie Virgilio, presentatosi fuori dalle fila della Nazionale.
Il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha inoltre patrocinato un nuovo premio alla miglior produttrice di formaggi che è andato alla vincitrice del World Cheese Awards 2021, Silvia Peláez della Queseria Quesos y Besos, per l’intensa attività di innovazione e qualità delle sue produzioni.
Nazionale del Parmigiano
27 riconoscimenti per CheeseItaly
Ottimi anche i risultati per un’altra una nazionale che unisce l’Italia e che, al suo esordio in un concorso internazionale di formaggi, ha fatto incetta di premi: CheeseItaly che ha ottenuto ben 27 riconoscimenti (8 ori, 6 argenti, 13 bronzi). «Sono risultati premiati formaggi di assoluta qualità e rappresentativi dell’industria casearia italiana di valore internazionale, tra i quali le grandi Dop come Fontina, Pecorino Romano e Pecorino Toscano o lo Squacquerone di Romagna, ma anche le piccole produzioni artigianali», commenta Doris Corsini manager della Nazionale italiana formaggi che ora è anche un marchio tutelato.
La classifica
- Olavidia, Quesos y Besos (Spagna)
- Epoisses Berthaut Perrière, Savencia Fromage & Dairy (Francia)
- Eminence Grise, Van der Heiden Kaas BV (Paesi Bassi)
- Baracska, Csiz Sajtmuhely Kft (Ungheria)
- Twentse Bunkerkaas Geit, Royal FrieslandCampina (Paesi Bassi)
- Camembeso, Quesos y Besos (Spagna)
- Gorwydd Caerphilly, Trethowan’s Dairy (Inghilterra)
- Montana Intenso, Maaz Cheese (Paesi Bassi)
- Gorgonzola dolce dop, Caseificio Brusati (Italia)
- Vorarlberger Bergkäse über 10 Monate, Dorfsennerei Schlins-Röns und Umgebung (Austria)
- Almnäs Tegel, Almnäs Bruk (Svezia)
- Parmigiano Reggiano 30-39 mesi, Caseificio Rosola (Italia)
- Tomme de chèvre Cave Rousseau, Prolactine France (Francia)
- Parrano Robusto, Royal FrieslandCampina (Paesi Bassi)
- Pitchfork Vintage Cheddar, Trethowan’s Dairy (Inghilterra)
- Huisi, Cheese Professional Association (Giappone)
In 10 anni chiusa una stalla su 2
Successi che devono accendere i riflettori sull’importanza della tutela dei formaggi italiani, in tutti i sensi. Con una stalla italiana su due che nell’ultimo decennio ha chiuso i battenti, garantire, infatti, un prezzo equo del latte significa salvare gli allevatori e, con loro, un patrimonio dell'agroalimentare Made in Italy che vanta ben 56 formaggi a denominazione di origine Dop e Igp e ben 503 specialità tradizionali regionali. È quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in occasione dell’inaugurazione della Mostra Nazionale del Bovino da latte promossa da Anafibj nell’ambito della Fiera agricola e Zootecnica di Montichiari con il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli.
I formaggi italiani a rischio scomparsa
Nella più importante manifestazione italiana a livello internazionale dedicata all’allevamento è stato aperto dalla Coldiretti il caveau dei formaggi a rischio scomparsa, con le più originali specialità provenienti da tutte le regioni. Dalla tuma dell’Oregge piemontese al Puzzone di Moena trentino, dal Caciocavallo della Murgia in Puglia alla Caciotta amiatina della Toscana, dal Formaggio al Prosecco Doc veneto al Pecorino di Picinisco del Lazio, dalla Rosa Camuna lombarda alla Vastedda del Belice fino al Caizolu sardo, sono solo alcuni esempi delle specialità esposte nello spazio della Coldiretti al Padiglione a rappresentare un tesoro inestimabile non solo dal punto di vista economico ma anche in termini di presidio del territorio dall’abbandono e difesa della biodiversità.
Boom per le esportazioni italiane
Un patrimonio che consente all’Italia di raggiungere il record storico nelle esportazioni di formaggio grazie ad un aumento del 13% o che se il trend sarà mantenuto consentirà all’Italia di superare il valore di 3,5 miliardi nel 2021, secondo le proiezioni Coldiretti su dati Istat. Un record che riguarda anche le vendite in Francia dove la crescita è del 14% e i cugini d’oltralpe hanno addirittura acquistato quest'anno più mozzarella che camembert. L’Italia batte dunque la Francia in una sfida che ha radici lontane se Charles De Gaulle si chiedeva come fosse possibile governare un Paese che ha più formaggi che giorni nel calendario.
Formaggi italiani a rischio scomparsa
Più esportati ma anche più taroccati
I formaggi Made in Italy più esportati sono purtroppo anche quelli più taroccati nel mondo dove le imitazioni del Parmigiano reggiano e del Grana Padano hanno superato addirittura i prodotti originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan, canadese e australiano e statunitense. Ma in tutti i continenti sono diffuse brutte copie di tutti i principali formaggi italiani, dal provolone del Wisconsin alla mozzarella russa fino al pecorino con il latte di mucca che se fossero seriamente contrastate farebbe moltiplicare le esportazioni italiane.
Il successo del made in Italy è però oggi messo a rischio dal fatto che nel giro dell'ultimo decennio le stalle da latte in Italia sono quasi dimezzate da 50mila a 26mila, con effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente con il venir meno di una attività di presidio indispensabile contro il degrado. Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado. In gioco c’è il futuro di un settore che vale 16 miliardi con 100mila occupati e produce ogni anno oltre 12 milioni di tonnellate di litri di latte di mucca, dai quali nascono alcune delle specialità Made in Italy più note, ma anche veri e propri tesori della biodiversità molti dei quali salvati grazie alla rete dei mercati contadini di Campagna Amica.
«A causa del rilevante aumento dei costi di produzione e del rincaro delle materie prime e dei foraggi, le imprese di allevamento da latte sono allo stremo con compensi ormai da troppo tempo al di sotto dei costi di produzione e serve subito un patto di filiera tra allevatori, industrie e distribuzione per salvare il latte e le stalle italiane» conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che «è necessario che nei contratti di fornitura fra le industrie di trasformazione e gli allevatori siano concordati compensi equi che coprano almeno i costi per evitare il rischio di chiusura, come previsto dalla recente direttiva approvata dal Consiglio dei Ministri per combattere le pratiche sleali che abbiamo fortemente