In una situazione in cui noi italia, in primis, dobbiamo impegnarci a comprare Made in Italy per sostenere la nostra economia, in particolare il settore dell'agroalimentare, è necessario denunciare il fatto che ogni giorno 5,7 milioni di litri di latte straniero attraversano le frontiere e invadono l'Italia con cisterne o cagliate congelate low cost di dubbia qualità. Questo accade parallelamente al tentativo di taglio, da parte di alcune aziende di trasformazione, dei compensi riconosciuti agli allevatori italiani, con la scusa della sovrapproduzione.
Stop all'import di latte straniero in questa situazione di emergenza
È quanto emerge da un'analisi della Coldiretti sulla base dei dati del ministero della Salute relativi ai primi quindici giorni del mese di marzo, sui flussi commerciali dall'estero in latte.
Bisogna fermare qualsiasi tentativo di speculazione sui generi alimentari di prima necessità come il latte che
nell’ultima settimana di rilevazione sui consumi ha registrato un balzo del 47% degli acquisti da parte delle famiglie, sulla base dei dati Iri che evidenziano anche l’aumento degli acquisti di formaggi, dalla mozzarella (+35%) al Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+38%).
«Chiediamo di rendere pubblici gli elenchi dei caseifici che importano latte e cagliate dall’estero e vogliono abbassare le quotazioni di quello italiano, con il superamento delle attuali farraginose procedure di accesso ai dati», afferma il presidente della Coldiretti
Ettore Prandini nel giudicare come siano «insostenibili le richieste di riduzione del prezzo pagato agli allevatori proprio mentre i supermercati vengono presi d’assalto e nelle stalle si continua a mungere per garantire le produzioni e i rifornimenti nelle dispense degli italiani».
Ettore Prandini
«Occorre evitare che i comportamenti scorretti di pochi caseifici compromettano il lavoro della maggioranza degli operatori della filiera ai quali va il plauso della Coldiretti», continua Prandini nel chiedere che «chi approfitta della situazione di emergenza venga escluso dai fondi previsti per sostenere il comparto agroalimentare come gli aiuti agli indigenti».
In gioco c’è il futuro di un settore che produce ogni anno oltre 12 milioni di tonnellate di litri di latte di mucca grazie a circa 30mila allevamenti diffusi lungo tutta la Penisola che garantiscono il primato tricolore in Europa nella produzione di formaggi a
denominazione di origine protetta (Dop). Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado.
La Coldiretti ha allertato tutte la rete organizzativa a livello nazionale, con uffici provinciali e locali, per monitorare gli attacchi contro le stalle attivando una casella di posta
sos.speculatoricoronavirus@coldiretti.it per raccogliere informazioni e segnalazioni sulla base delle quali agire a livello giudiziario se non verranno fornite adeguate motivazioni.
Ecco l’elenco delle aziende che, in data dicembre 2019, utilizzavano latte straniero per formaggi italiani:
- Galbani (Lituania, Spagna, Francia)
- Granarolo (Francia, Repubblica Slovacca, Slovenia, Ungheria)
- Giglio (gruppo Newlat importa dall’Ungheria)
- Polenghi (gruppo Newlat importa dall’Ungheria)
- Torreinpietra (gruppo Newlat importa dall’Ungheria)
- Parmalat di Collecchio (Slovenia, Belgio, Croazia, Ungheria, Repubblica Slovacca, Polonia)
- Mozzarelle Francia (Germania)
- Mozzarelle Cuomo (Germania)
- Grana Padano (Germania, Polonia, Ungheria)
- Parmigiano (Lituania e Lettonia)