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Etichetta su succhi e marmellate? Il made in Italy cerca nuove tutele

Dopo i salumi, ultimi ad ottenere l’obbligo di origine, ora il mondo dell’agroalimentare italiano punta a inserire la disposizione anche per i prodotti ortofrutticoli trasformati.

 
21 luglio 2020 | 12:10

Etichetta su succhi e marmellate? Il made in Italy cerca nuove tutele

Dopo i salumi, ultimi ad ottenere l’obbligo di origine, ora il mondo dell’agroalimentare italiano punta a inserire la disposizione anche per i prodotti ortofrutticoli trasformati.

21 luglio 2020 | 12:10
 

Gli italiani provano a sostenere l’economia nazionale e chi lavora nel mondo dell’agroalimentare acquistando nell’82% dei casi prodotti tricolori. L’acquisto di prodotti made in Italy è favorito anche dal fatto che l’estensione dell’obbligo di etichette con l’indicazione del Paese d’origine degli alimenti si sta diffondendo sempre di più e piace sempre di più, ai consumatori europei e ai produttori che vengono sostenuti nella lotta al falso. A rilevarlo è un’indagine divulgata in occasione dell’assemblea di Coldiretti. L’obiettivo ulteriore però è quello di estendere l’etichetta anche ai prodotti ortofrutticoli trasformati, dai succhi di frutta alle marmellate, ma anche legumi in scatola senza dimenticare l’esigenza di arrivare anche nei ristoranti ad indicare la provenienza della carne e del pesce serviti a tavola.

Made in Italy su succhi e marmellate - Etichetta su succhi e marmellate? Il made in Italy cerca nuove tutele

Made in Italy su succhi e marmellate

Un traguardo che non sembra impossibile, visto il via libera all’etichettatura dei salumi (dopo l'annuncio dei giorni scorsi, il decreto interministeriale è stato firmato proprio durante l'Assemblea di Coldiretti). Prima ancora, l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e altri derivati del pomodoro era arrivato grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. E ancora: il 13 febbraio 2018 è entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, ma prima c’erano stati già diversi traguardi raggiunti; il 19 aprile 2017 è scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre, a partire dal 1° gennaio 2008, vigeva l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.

In Europa il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, mentre la Commissione Europea ha recentemente specificato che l’indicazione dell’origine è obbligatoria anche su funghi e tartufi spontanei.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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