Certamente, le limitazioni non mancano, ma il pranzo di Natale quest'anno si farà lo stesso. Un modo per aggrapparsi a quel pizzico di tradizione che quest'anno è stata messa a dura prova dal Covid-19. Il modo migliore per farlo è naturalmente a tavola, tra piatti tipici delle nostre zone a specialità delle ricorrenze.
E, dulcis in fundo, arriva anche il momento del dolce. Naturalmente la maggior parte degli italiani non avrà dubbi sull'acquisto: il panettone sarà come ogni anno il re indiscusso del carrello dei dessert natalizi. Dopo tutto, ne esistono molte varianti, da quello industriale a quello artigianale, da quello al cioccolato al tradizionale. C'è solo che l'imbarazzo della scelta. Tuttavia, in tanti non sanno che nel nostro così sfaccettato territorio nazionale esistono piatti dolci della tradizione che si son più o meno sempre mangiati nel periodo natalizio. In queste feste così atipiche e ristrette, riesumare queste tipicità che rischiano di essere dimenticate sarebbe un po' come aggiungere qualche posto a tavola, ricordando i Natali del passato.
Il Panettone
Il Panettone, il re del Natale
Questo dolce di Natale ormai diffuso ben oltre i confini italiani, è originario di Milano, in cui lo avrete sentito chiamare anche panetùn o panetòn. Con la sua base cilindrica e la tipica punta a cupola, il Panettone ha conquistato i palati di grandi e piccini, che lo amano per il suo soffice impasto, impreziosito dagli immancabili canditi, scorzette d’arancia e uvetta.
La Micóoula valdostana
La Micóoula - foto Amis de la Micóoula
A cominciare dalla Valle d'Aosta. Chi abita nella regione a due passi dalla Francia dovrebbe conoscere la Micóoula. Si tratta di una piccola pagnotta che a cominciare dall'8 dicembre diventa simbolo di dolcezza a tavola, per tutte le feste di Natale. Un impasto con un mix di farina di segale e frumento, lievito madre, acqua e resa golosa di castagne lesse, poi fichi secchi, noci spezzettate, uva passa e scaglie di cioccolato fondente.
Il Tronchetto piemontese
Il Tronchetto piemontese
Il Tronchetto di Natale è il dolce ricordo dei piemontesi. Cioccolato, panna, brandy e marroni, a rappresentare la cultura regionale. Le sue radici si perdono nel tempo: la leggenda vuole che questo particolare dessert si accompagnasse ad un rituale: bruciare nel camino un grosso ceppo, da considerarsi un buon auspicio per l'anno a venire (e direi che, almeno all'alba di questo tanto atteso 2021, di buon auspici ne abbiamo tutti davvero bisogno).
La Gubana friulana
La Gubana
Pasta dolce lievitata con un ricco ripieno (noci, uvetta, pinoli, zucchero, grappa o vino liquoroso, scorta grattuggiata di limone) è una tradizione della zona del Collio Friulano, in Friuli Venezia Giulia. Si chiama Gubana, ha la forma di una chiocciola o di una spirale e viene cotta al forno; solo quando è pronta per essere servita la si taglia a fette, per mostrare ai commensali i diversi strati del ripieno.
Il Pandoro veneto
Il Pandoro
Si potrebbe fare ricerche anche in Veneto, ma la verità è che in questa regione le "dolci radici" portano tutte a Sir Pandoro. L'origine è veronese, ma l'esportazione oggi raggiunge tutto il mondo. Tra aneddoti e leggende, ci si può dir sicuri della sua ufficiale data di nascita: il 14 ottobre 1884, grazie al brevetto depositato da Domenico Melegatti. Altra curiosità che probabilmente anche i più veneti dei veneti potrebbero non sapere: la stella troncoconica a 8 punte che contraddistingue la forma del pandoro è un'opera dell'artista Dall'Oca Bianca, pittore impressionista.
Lo Zelten altoatesino
Lo Zelten
Decisamente più ricco è il dolce tipico del Sud Tirolo (Trentino Alto Adige): qui si mangia lo Zelten, una torta di frutta secca, uvetta, cannella e canditi. Si mangia a Natale e solamente a Natale, lo chiarisce il nome stesso: Zelten deriva da "selten" che in tedesco significa "raramente", proprio perché questo dolce viene preparato solo in occasione di questo periodo festivo.
La Bossolà lombarda
La Bossolà
Lombardia = panettone. Non c'è nemmeno bisogno di puntualizzarlo. Solo a pensare che la parola "panettone" si diffuse nell'italiano corrente dal dialetto milanese ancora prima dell'Unità d'Italia. Tuttavia, tradizioni parallele non sono mai mancate, come quella del Bossolà, la ciambella soffice e vaporosa che annida le sue origini nella storia gastronomica bresciana. Il nome ha origini celtiche (bés 'mbesolàt, letteralmente "attorcigliato"); il dolce rappresenterebbe, a mo' del ceppo piemontese, un simbolo di buon auspicio, che in questo caso rimanda all'idea di potere e rinascita!
Il Torrone di Cremona
Il Torrone di Cremona
Quando si parla di Cremona, non può mancare un grande classico delle feste natalizie: quel torrone che a fine pranzo, insieme alla frutta secca ai mandarini, tiene tutti incollati alla tavola. Il dolce di mandorle, miele, zucchero, albumi d’uovo montati a neve e aromi, per tradizione duro, consistente e friabile. Di probabile origine araba, il torrone classico pare debba la sua codifica italiana a un cuoco cremonese che nel 1441 preparò questo dolce per le nozze fra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza.
La treccia d'oro di Crema
La Treccia d'Oro - foto www.pianuradascoprire.com
Bisogna raggiungere Crema per andare alla scoperta di una golosità la cui ricetta è stata deposita nel 1930. Treccia d’oro, questo il nome del dolce lievitato, dove le note dell’arancio e del cedro canditi si sposano con la morbidezza del burro e la dolcezza dell’uva sultanina. Una prelibatezza da gustare appena tiepida, ideale per le prime colazioni nei giorni di festa. Per acquistare la versione storica originale, l’indirizzo giusto è la Pasticceria Treccia d’oro in Piazza Garibaldi (Crema), dove le atmosfere d’antan anni 50 sono la cornice ideale per questo dolce antico e goloso.
Il Panone di Natale di Bologna
Il Panone di Natale
Emilia Romagna, regione della terra: qui la cultura della coltivazione, qui l'amore per i frutti che la natura ci offre. E proprio dalla storia delle comunità rurali bolognesi giunge a noi il Panone di Natale di Bologna, preparato con ingredienti semplici e poveri: mostarda di mele cotogne, fichi secchi, cioccolato e miele.
I Ricciarelli senesi
I Ricciarelli
I Ricciarelli sono un dolce tipico senese a base di mandorle, zucchero, albume d'uovo. I ricciarelli sono preparati con una pasta di mandorle a grana grossa simile al marzapane, lavorata a lungo e arricchita da scorza di arancia candita e aroma di vaniglia.
Il Panforte toscano
Il Panforte
Tipico della Toscana, ma ormai conosciuto in tutta Italia e apprezzato molto anche dai turisti internazionali: è il Panforte, prodotto da basso forno e morbido, ripieno di frutta candita, mandorle e spezie. La sua origine si perde davvero risalendo indietro: pensate, fino all'anno Mille, quando veniva chiamato Pane Natalizio.
Il Panpepato umbro
Il Panpepato umbro
Nocciole, mandorle, pinoli, cioccolato, caffé, cannella, agrumi, mosto cotto... E chi più ne ha più ne metta! Il Panpepato (anche detto Pampepato) è un gustoso dolce tipico delle zone di Terni oggi noto non solo nella gastronomia umbra ma anche in Toscana e Emilia Romagna. Lo troviamo nella nostra Top 10 in settima posizione ma è il primo dolce natalizio in classifica per il centro Italia con oltre 6.900 menzioni su Instagram e 8.100 ricerche medie mensili sui motori di ricerca.
Il Torciglione umbro
Il Torciglione - foto aboutumbriamagazine.it
Si chiama Torciglione per via della sua forma attorciliata. Anche il dolce tipico dell'Umbria è un simbolo, proprio in merito della sua forma, richiama la ciclicità dell'anno, il "morire e rinascere", così adatto a questi tempi. E se il simbolismo intrinseco nella storia del dolce non bastasse, anche la sua decorazione contribuisce a trasmettere un significato più profondo: pinole e mandorle sono ben disposte su tutto il dessert da sembrare squame, mentre le due ciliegine candite messe sulla punta hanno tutto l'aspetto di due occhi infuocati, come a guardare fosse un tentatore.
Il Pangiallo laziale
Il Pangiallo
Panforte in Toscana, Pangiallo nel Lazio. Un composto di farina, frutta secca, miele e cedro candito, spennellato con tuorli d'uovo. Il nome è suggerito dalla colorazione gialla della crosta che si forma durante la cottura in forno. Un colore che vuole rimandare a quelle giornate di sole tipiche della bella stagione, proprio per il ritorno di quelle il dolce è un buon auspicio. Da cucinarsi severamente dal 21 dicembre (Solstizio d'inverno) a Natale.
La pizza de Natà marchigiana
La pizza de Natà - foto www.destinazionemarche.it
Si chiama pizza de Natà, ma con la Margherita napoletana non ha nulla a che fare. È un pane dolce piuttosto, tipico delle Marche, più precisamente delle sue lontane tradizioni contadine. Gli ingredienti, infatti, sono tutti molto semplici: pasta di pane, olio di oliva, nocciole, noci, mandorle, uvetta, fichi secchi, scorze di arance e limoni. Si aggiunge oggi o il cioccolato tritato o il cacao in polvere.
Il Parrozzo abruzzese
Il Parrozzo
Questo lo amava tra gli altri Gabriele D'Annunzio. Ma non si pensi alle zone limitrofe del Vittoriale, proprio no. Qui siamo in Abruzzo (nelle stesse lande contadine in cui è ambientata la sua tragedia La Figlia di Iorio). Si chiama Parrozzo, il dolce, è a forma semi sferica e trae origine dal pane rozzo. È una sorta di pagnotta rustica preparata solitamente dai contadini con la farina di granturco. Oggi nell'impasto si aggiungono mandorle dolci e amare, in più lo si arricchisce con una copertura di finissimo cioccolato fondente.
I Bocconotti abruzzesi
I Bocconotti abruzzesi
Si mangiano in un sol “boccone” ed è proprio per la loro piccola dimensione che i Bocconotti non ci bastano mai. Questi dolcetti di pasta frolla si presentano con il tradizionale ripieno di mandorle e cioccolato nella tipica forma a cestino coperto (o di tazzina da caffé, come vuole la leggenda) e anche se di origine abruzzese, se ne possono trovare di diverse varianti anche in Calabria e Puglia.
I Caragnoli molisani
I Caragnoli - foto www.primochef.it
Una forma tutta diversa, precisamente a elica, ce l'hanno i Caragnoli molisani, preparati con farina, uova e olio, poi fritti e ricoperti di miele. Un Prodotto agroalimentare tradizionale che si alterna sulle tavole di Natale e di Carnevale.
Le Cartellate pugliesi
Le Cartellate
Arci note, quasi a livello pandoro e panettone, sono le Cartellate pugliesi, sottili sfoglie di pasta ottenuta con niente di più che farina, olio e vino bianco. Sono a forma di rosa, queste, e vengono fritte in abbondante olio e servite con una guarnizione di miele o di mosto. I rimandi qui si spingono fino agli albori del Cristianesimo: la forma rappresenta l'aureola (o le fasce che avvolgono Gesù Bambino nella culla, un chiaro riferimento al Natale), ma potrebbero richiamare anche la corona di spine al momento della crocifissione.
I Calzoncelli lucani
I Calzoncelli
Anche questi fritti, ma coperti alla fine da zucchero a velo (anche il miele va bene), sono i Calzoncelli, tegolini di pasta sfoglia realizzati con farina di grano, chiusi a fagottino e ripieni di crema di castagne o ceci. Una vera prelibatezza tipica della Basilicata, che eventualmente può anche essere cotta al forno.
I Mustaccioli campani
I Mustaccioli
I Mustaccioli sono di origine campana ma sono diffusi in tutto il centro e sud Italia. devono il loro curioso nome al mosto che veniva utilizzato anticamente come ingrediente chiave per addolcire l’impasto. Ricoperti di una gustosa glassa di cioccolato, potrai riconoscere i mustacciuoli per la loro inconfondibile forma a rombo e il ripieno di noci, mandorle, uva passa, miele e fichi secchi.
Gli Struffoli campani
Gli Struffoli
Altro must natalizio sono gli Struffoli. Piccole palline di pasta dolce tipiche campane, fritte e poi intinte nel miele. Anche questo è un dolce tipicamente natalizio. Si narra siano stati portati dai greci a Napoli, quando Napoli rispondeva al nome di Partenope. Anche il nome pare avere origini greche: da strongoulos (arrotondato) e pristòs (tagliato), quindi pallina rotonda tagliata.
I Cannarituli calabresi
I Cannariculi - foto di Faffaella Cagnazzo
Cannarituli. Dolci tipici a forma di piccoli cannoli decorati con il miele delle api. Il richiamo di canna o cannolo (l'apposito utensile utilizzato per avvolgere la pasta) è evidente. Ma si avvicina anche a termini tipici dialettali come cannarutìe e cannarutu (in italiano, golosità e goloso).
Il Buccellato palermitano
Il Buccellato palermitano
Alla Sicilia dobbiamo un gran numero di incredibili prelibatezze e il Buccellato non è da meno: questo dolce dalla tipica forma di ciambella è realizzato con una sfoglia di pasta frolla che avvolge teneramente un goloso ripieno composto da fichi secchi, mandorle, uva passa, scorze d'arancia. Tipico della zona di Palermo, non ci sorprende che abbia scalato la vetta della classifica arrivando al 6° posto.
Il Torrone siciliano
Il Torrone siciliano
In Sicilia i dolci natalizi sono veramente tanti, di varie forme e gusti. Tra questi, c'è il Torrone, con la sua secolare tradizione. Chiamato anche Cubbaita, è fatto con le mandorle, le nocciole o i pistacchi (in primis, quelli di Bronte Dop). La base è di zucchero, miele e mandorle (o sesamo).
Le Seadas sarde
Le Seadas
Storiche le Seadas, un dolce diffuso in tutto il territorio sardo, realizzato con una sfoglia di pasta ripiena di formaggio fresco, fritta e poi cosparsa di miele. Pare che il nome derivi dal latino "sebum" proprio per il suo aspetto untoso - non per altro, c'è una vicinanza anche con il termine "seu" che in sardo denota il grasso animale.