Salumificio San Michele insegna l’arte del Prosciutto di Parma negli Usa

L’azienda lombarda è ambasciatrice del Made in Italy oltreoceano. Fabio Bassi, product specialist, spiega perché il consumatore americano è sempre più interessato a prodotti italiani come il Prosciutto di Parma

20 settembre 2022 | 08:30

Ormai è noto, l’Italia esporta in tutto il mondo i suoi prodotti non solo per una questione di bontà e qualità degli ingredienti. Insieme ai prodotti esporta un valore molto più ampio: un lifestyle, un saper vivere e saper mangiare che tutto il mondo ci invidia e, proprio per questo, ci richiede. Salumificio San Michele è un fiero ambasciatore del lifestyle italiano e di quel Made in Italy fatto di cose buone e belle, frutto di tradizioni tramandate e segreti di famiglia. Oggi l’azienda esporta in tutto il mondo salumi di alta qualità e, negli ultimi anni, ha concentrato forze e risorse sul territorio del Nord America, in particolare degli Stati Uniti.

Abbiamo intervistato Fabio Bassi, product specialist di Salumificio San Michele, per saperne di più sulla situazione attuale del mercato Usa e sui trend di consumo dei salumi oltreoceano.

 Qual è la percentuale di vendita Italia/estero di Salumificio San Michele?
Oggi siamo 50% e 50%, in perfetto equilibrio.

Quali sono i canali di distribuzione che utilizzate?
Grande distribuzione, food service e industria. Cerchiamo di coprire tutti i settori per garantire un equilibrio nella stagionalità delle vendite, nella distribuzione dei rischi e nella gestione del portafoglio prodotti. Con la pandemia, ad esempio, il food service si è interrotto e c’è stato un forte travaso verso la Gdo. Nel mercato statunitense, ad oggi, siamo inseriti quasi esclusivamente con il food service di medio-alta gamma e l’industria.

Perché il consumatore americano è sempre più interessato a prodotti italiani come il Prosciutto di Parma?
Perché i food trend, soprattutto negli Stati Uniti, sono sempre più indirizzati verso il consumo “esperienziale”: non mangio solo un prodotto ma ne assaporo storia, cultura e tradizione. Abbiamo la fortuna di vivere in un territorio speciale, ricco di ingredienti eccezionali e di prodotti che provengono dal “saper fare” tramandato da generazioni. Abbiamo insegnato al mondo l’arte di degustare e conversare attorno a una tavola e il Prosciutto di Parma altro non è che la sintesi perfetta dell’eccellenza italiana in tutte le sue sfaccettature.

 

Quanto ha influito negativamente la pandemia sulle esportazioni? Ad oggi si riscontra una situazione di ripresa?
Ha sicuramente influito molto negativamente perché il settore salumi, nel mondo, è consumato principalmente in ristorazione. Alcuni distributori importanti specializzati nel food service hanno avuto cali di vendite fino al 70%, molti ristoranti hanno chiuso e altrettanti non hanno avuto la forza di riaprire. Per fortuna ad oggi siamo in ripresa: in un’economia così vorticosa come quella americana, i volumi sono decisamente maggiori rispetto a prima per la voglia di ripartire e riscoprire quel “mangiare di qualità” di cui l’Italia è maestra.

Quali sono le difficoltà maggiori di esportare dall’Italia?
La difficoltà maggiore sta nell’interpretare in modo veloce e puntuale le necessità normative di ogni paese e, successivamente, tradurle in regolamenti e procedure. Bisognerebbe essere più reattivi come Paese e come settore prima ancora che come azienda sotto tutti i punti di vista, dall’allevamento all’etichettatura fino alla distribuzione dei prodotti. In questo modo le informazioni si veicolano più velocemente e si fa squadra.

L’America è un bacino di import ed export, come si presenta la concorrenza in quest’ultimo ambito?
Il mercato americano è così ampio, ricettivo e ricco di opportunità che la concorrenza non si percepisce, è sempre più facile creare nuovi progetti da zero che toglierli agli altri. Ad oggi la concorrenza diventa quasi un aiuto perché serve per far conoscere la categoria di prodotto in un mercato che ha un desiderio spasmodico di prodotti esperienziali. È più importante fare squadra e cultura di prodotto tutti insieme per aumentare la domanda.

Quali sono i progetti futuri di Salumificio San Michele in termini di export?
Per quanto riguarda il mercato americano vogliamo diventare sempre di più un punto di riferimento e un marchio riconosciuto nel food service di alta qualità e, in futuro, avere un nostro insediamento produttivo negli Stati Uniti.

 

Salumificio San Michele
via Pallavicina 11 - 26010 Offanengo (Cr)
Tel 0373 244800

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Alberto Lupini


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