“La nuova era di latte e derivati”: il punto su nutrizione e sostenibilità

Sul fronte ambientale è concorde il giudizio: la vacca è “carbon neutral” e i prodotti lattiero caseari, considerando anche la loro densità nutrizionale, sono i più efficienti dal punto di vista ambientale

29 luglio 2024 | 17:53

Si è svolto a Thiene (Vi), organizzato da Brazzale science nutrition & food research center (Bsc), il convegno "La nuova era di latte e derivati". I lavori sono stati aperti da Roberto Brazzale, presidente di Florentis, la holding di società casearie del Gruppo Brazzale.  

Una due giorni di incontro con scienziati per fare il punto su una esigenza precisa: rafforzare la conoscenza sugli aspetti nutrizionali di latte e derivati, osservando questi prodotti attraverso gli occhi e gli strumenti degli studiosi. Dal convegno sono emersi con forza alcuni punti fermi su due argomenti cruciali: nutrizione e sostenibilità. Sul fronte ambientale, è concorde il giudizio degli esperti intervenuti: La vacca è “carbon neutral” e realizza un’attività circolare perché emette il carbonio e i suoi composti che ha catturato dall’atmosfera. I prodotti lattiero caseari, considerando anche la loro densità nutrizionale, sono i più efficienti dal punto di vista ambientale.

Latte e derivati, attacchi e fake news

Il settore del latte, da tempo, è oggetto di attacchi, investito da fake news che acquistano sempre più rilievo perché spinte troppo spesso, da interessi particolari capaci di muovere ingenti capitali e influenzare le scelte politiche. L’esigenza di ridestare interesse per prodotti oggetto di attacchi continui impone la necessità di non affidarsi più a prove e tentativi ma all’applicazione della ricerca analitica nelle produzioni. Impostando nuove logiche produttive e percorrendo nuove strade che richiedono la libertà d’azione, l’efficienza e la velocità propria delle imprese e dei loro marchi. Fra le esigenze emerge quella di superare l’attuale etichetta nutrizionale che riduce alimenti ricchissimi e complessi a pochi macro-elementi, ignorando “l’effetto matrice” di ogni cosa che mangiamo e offrendo dati banalizzati, mentre il consumatore non possiede strumenti idonei da utilizzare per operare le scelte necessarie a una sana alimentazione.

«Ogni anno, nel mondo, ci sono quasi 100 milioni di bocche in più da sfamare. Dal 2020 al 2050 bisognerà produrre più cibo, rispettando le risorse. Come possiamo soddisfare questa domanda? La soluzione, anche al climate change, è l’intensificazione sostenibile»: la relazione plenaria di Piercristiano Brazzale, presidente di Fil-Idf, la Federazione internazionale del latte, ha aperto gli interventi della prima giornata del convegno. A seguire, Thanawat Tiensin, direttore della divisione Produzione e salute animale (Nsa) della Fao: «La cucina italiana è la migliore del mondo perché composta da un mix di tutti gli alimenti, vegetali e animali. È infatti necessario consumare proteine animali perché quelle vegetali, da sole, non bastano ad assicurare una dieta sana. Latte e derivati forniscono nutrienti essenziali in tutte le fasi della vita a oltre 6 miliardi di persone nel mondo». Ma oggi, ha osservato Tiensin, la tradizione sembra limitare la capacità di innovazione del settore lattiero-caseario italiano.

Fari puntati anche sull’allevamento. In Val Padana si concentra l’80% della produzione di latte, in Italia, con numero imponente di capi. Qual è il futuro che attende questo settore? Secondo il Tommaso Maggiore dell’Università degli Studi di Milano, la sua evoluzione passerà per il miglioramento genetico, che ha già cambiato molto negli ultimi anni in termini di grassi e proteine contenuti nel latte. E per la gestione delle tematiche ambientali, in particolare per ciò che riguarda il miglioramento dell’efficienza irrigua, così da evitare i nitrati in falda. La miglior strategia, secondo Maggiore, sarebbe la creazione di reti d’impresa costituite da operatori specializzati, per la gestione aziendale e del territorio.

Latte e derivati, l'agricoltura è carbon neutral e carbon positive

Un’interessante e approfondito excursus storico sui mutamenti produttivi del formaggio Parmigiano Reggiano Dop, degli allevamenti e dei caseifici del comprensorio è arrivato da Valentina Pizzamiglio, responsabile ricerca e innovazione del Consorzio del formaggio Parmigiano Reggiano, che ha poi approfondito il tema della ricerca scientifica per la valorizzazione nutrizionale della Dop. «Oggi il luogo comune sulla sostenibilità ci sta travolgendo. Senza sostenibilità economica le aziende agricole chiudono, come sta accadendo. E sostenibilità sociale, sul lato del consumatore, significa realizzare prodotti di qualità a prezzo contenuto. Le politiche agricole Ue invece stanno intaccando la sicurezza alimentare. L’agricoltura passa per il ‘grande inquinatore’ ma non è così: non solo è carbon neutral ma è carbon positive, cioè assorbe più di quanto emette, dopo averlo catturato con la fotosintesi», ha spiegato nel suo intervento Luigi Mariani, dell’Università di Brescia. Ivana Gandolfi, R&D - Scientific area di Parmalat, si è soffermata sugli aspetti nutrizionali. «La nuova era di latte e derivati per una dieta salutare e sostenibile per tutti coinvolge ognuno di noi e chiede di guardare lontano: noi non mangiamo il singolo nutriente ma l’alimento nel suo complesso. La nuova era, che sta già arrivando, è quella di considerare l’alimento come matrice, nella sua interezza, perché il cibo è più della somma dei suoi singoli nutrienti. Come nel caso del formaggio che, nonostante il contenuto di sodio e grassi saturi, mostra effetti da neutri a positivi sulla nostra salute cardiometabolica».

Il tema plant based è stato affrontato da Germano Mucchetti, dell’Università degli Studi di Parma: «Il formaggio è il primo esempio di sostenibilità perché è nato per conservare il latte, concentra selettivamente i suoi nutrienti aumentandone la densità nutrizionale ed energetica, al contrario di ciò che accade con i prodotti plant based, spesso ultra-processati». Mucchetti si è poi soffermato sul tema della necessità dei formaggi di adeguarsi in maniera tempestiva ai mutamenti del mercato, che richiede libertà, velocità e flessibilità produttiva. A chiudere la prima giornata l'intervento di Marinella Vitulli, technical and Ggeneral manager del Food contact center di Pistoia, che dopo aver ripercorso la storia del packaging nel latte ha evidenziato le regole da rispettare in Italia e in Europa e gli aspetti più importanti in ordine ai diversi materiali utilizzabili, con una approfondita relazione tecnica che ha analizzato casi, problematiche, studi e controlli.

Latte e derivati, adottare una tecnica nuova nel marketing degli alimenti

La seconda giornata si è aperta con Fernando Tateo, direttore scientifico del Brazzale science nutrition & food research center, che ha spiegato: «C’è purtroppo una separazione tra il mondo scientifico e quello lattiero caseario, a partire dal latte. Uno slegamento evidenziabile perché tutto ciò che si svolge in termini dialettici non viene mai accompagnato da risultati di ricerche scientifiche. Occorre adottare una tecnica nuova nel marketing degli alimenti, facendo trasparire lo sforzo che molti attori compiono con l’interesse di migliorare. Questo invito per me è la cosa più importante di questo congresso. Il centro Bsc è nato per offrire anche un nuovo modo di comunicare le informazioni scientifiche sul prodotto. I metodi analitici pubblicati sono parecchi e devono essere unificati per giungere a una profonda conoscenza. Serve trovare una via comune per una necessità comune: potersi confrontare e confrontare i profili aromatici dei diversi formaggi. Non è possibile fare più corretta “proposta” se non quella di sensibilizzare il mondo del dairy a una più larga adozione della chimica analitica nella gestione non soltanto del controllo di qualità, ma della ricerca e sviluppo. Concorde anelito dovrebbe essere rivolto a un più adeguato lavoro di ammodernamento delle verifiche su packaging, cui le pratiche attuali anche di legge non forniscono risposta concretamente utile. Il tutto perché ci si diriga davvero verso una nuova era di settore».

Elisabetta Bernardi, biologa e nutrizionista ha chiuso il programma con la relazione dal titolo “Vincere con il latte”. «L’uomo, da quando consuma latte, ha ottenuto grandissimi vantaggi perché è un alimento molto completo dal punto di vista nutrizionale, con proteine di ottima qualità. Tutti gli studi osservazionali dimostrano ad esempio il legame fra il suo consumo e la salute delle ossa. Ricco di vitamina D, che si trova in pochi alimenti, ma anche di fosforo, magnesio potassio e vitamina A». Bernardi si è poi soffermata sul ruolo decisivo nell’idratazione e nel recupero degli elementi nutrizionali negli sportivi: «Latte e derivati, per chi pratica sport, intervengono nella salute delle ossa, nella reidratazione e nel recupero di energia. I nutrienti di cui l'organismo ha bisogno in questa fase sono diversi, e vengono spesso riassunti nella ‘Regola delle tre R’: reidrata, ricarica e ricostruisci. E il latte e i suoi derivati rispondono a tutte e tre le esigenze. In generale, gli alimenti di origine animale contribuiscono al 18% delle calorie, fornendo il 38% delle proteine a livello mondiale. Le diete oggi considerate a basso impatto ambientale, che riducono il consumo di prodotti di origine animale, portano a un reale problema di carenza di macronutrienti come lo zinco, il calcio, lo iodio, le vitamine A, D e B12. E c’è una importante relazione fra consumo di latte e longevità».

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Alberto Lupini


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