Il Molise (dell’olio evo) esiste! Due le cultivar più diffuse

Una regione che passa troppo spesso inosservata ma che racchiude dentro di sé la storia nazionale dell’olio extravergine di oliva, con cultivar degne di nota e una qualità di prim’ordine

21 giugno 2021 | 10:30
di Fulvio Raimondi
La storia dell’olio extravergine di oliva in Italia affonda le proprie radici addirittura nell’Impero Romano. Proprio i Romani, infatti, furono i primi ad intuire le potenzialità insite in quel nettare utilizzandolo come vero e proprio alimento. Prima di loro l’olio ricavato dalle olive veniva usato prevalentemente per la cura del corpo e per l’illuminazione. Ma insieme alla grande espansione dell’Impero Romano ci fu anche l’espansione della cultura dell’olio di oliva come alimento fondamentale per il giusto nutrimento. I Romani iniziarono la coltivazione delle olive per ricavarne l’olio come alimento intorno al 300 a.C. ma, pur disponendo di un vasto territorio di coltivazione (infatti l’intero Impero andava dall’attuale Medio Oriente fino alla Spagna), l’olio non bastava mai e ci fu addirittura uno scontro con Cartagine per trovare nuovi territori dove poter coltivare le piante di ulivo.



Dalle ville romane fino ai giorni nostri

All’epoca non esisteva villa che non disponesse di uliveti e frantoi. Ed è qui che si inserisce il territorio del Molise perché, secondo Orazio e Plinio il Vecchio, l’olio migliore era quello prodotto nel territorio del Venafro, quel lembo del Molise incastrato tra Lazio e Campania. Da allora la cultura e la produzione dell’olio evo nel Molise arriva fino ai giorni nostri con dati - vista l’esiguità del territorio - da non trascurare. Si parla infatti della presenza di 13mila ettari di terreno, su cui vivono rigogliose circa 2,5 milioni di piante, con una presenza di circa 120 frantoi che producono intorno alle 4-6.000 tonnellate di olio evo.

Gentile di Larino e Nera di Colletorto: le cultivar più diffuse

Il Molise può contare su circa 25 cultivar autoctone anche se un paio sono molto più diffuse e note: la Gentile di Larino e la Nera di Colletorto. Poi ci sono la Rosciola, la Cerasa di Montenero, la Paesana Bianca e la Paesana Nera, solo per citarne alcune. La Gentile di Larino è introdotta nel 25% della regione ed è considerata una delle più antiche cultivar del panorama italiano. Ha un fruttato delicato-medio con leggere note amare e piccanti, mentre la sua collega Nera di Colletorto, pur essendo meno diffusa ha delle caratteristiche più intense nel suo fruttato dando una persistenza maggiore nei suoi sentori di amaro e piccante.



Quando poi, seduti ad una buona tavola imbandita, si volesse abbinare queste due varietà di olio evo a cibi locali ecco che la Gentile di Larino troverebbe una casa accogliente, ad esempio, su una gustosa porzione di quel formaggio tipico che è il Caprino di Montefalcone del Sannio, la cui crosta è abbastanza dura ma l’interno è morbido e viene consumato fresco dopo una stagionatura di un paio di mesi appeso al soffitto. Invece i famosi cavatelli serviti con ragù a base di carne possono essere un piatto accogliente per un olio evo da Nera di Colletorto: il suo fruttato più deciso di quello della Gentile di Larino dona personalità sufficiente a reggere il pomodoro del ragù, riuscendo a dare un tocco di eleganza al piatto.

L’olio evo del Molise esiste, eccome! Esistono i sapori e i piatti del Molise. Esiste la storia e la tradizione molisana. Esiste la cultura e la passione della gente del Molise, e tutto questo va incentivato e promosso perché è una regione che conserva intatte le origini di quel prezioso tesoro che è l’olio extravergine.


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Alberto Lupini


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