Del progetto se ne è discusso proprio a Bergamo, a Palazzo della Ragione, nel corso della tavola rotonda che ha aperto la rassegna
Forme dal titolo “I principi delle Orobie - The Cheese Valley: un Patrimonio di Creatività, Sostenibilità e Conoscenze Tradizionali” moderata dal direttore di Italia a Tavola
Alberto Lupini. A questa hanno preso parte l’assessore regionale lombardo all’Agricoltura
Fabio Rolfi, il sindaco di Bergamo
Giorgio Gori, il presidente dell’Associazione San Matteo - Le Tre Signorie
Francesco Maroni,
Giuseppe Biagini dell’istituto Itkius,
Cristiano Casa, assessore al Turismo di Parma,
Antonio De Giacomi, presidente dell’Associazione del Tartufo di Alba (Cn) e
Vittorio Salmoni, responsabile organizzativo del Forum internazionale delle Città Creative che si terrà a Fabriano (An) nel 2019.
Alberto Lupini, Vittorio Salmoni, Giuseppe Biagini, Antonio De Giacomi, Fabio Rolfi, Giorgio Gori, Cristiano Casa e Francresco Maroni
Alba e Parma sono arrivate a Bergamo perché sono le uniche due “Città Creative” italiane nominate dall’Unesco in ambito gastronomico. A queste due se ne aggiungono altre sette, nominate “creative” in altri ambiti: Bologna (musica), Fabriano (artigianato), Roma (cinema), Torino (design), Milano (letteratura), Pesaro (musica), Carrara (artigianato).
La Rete delle Città Creative dell'Unesco è stata creata nel 2004 per promuovere la cooperazione tra le città che hanno identificato la creatività come elemento strategico per lo sviluppo urbano sostenibile ed è divisa in sette aree corrispondenti ad altrettanti settori culturali (Musica, Letteratura, Artigianato e Arte Popolare, Design, Media Arte, Gastronomia, Cinema).
Le 180 città, in 72 Paesi, che attualmente fanno parte della rete collaborano per un obiettivo comune: fare della creatività e dell'industria culturale il centro dei loro piani di sviluppo a livello locale e collaborare attivamente a livello internazionale.
Bergamo, insieme a Lecco e Sondrio per un totale di 116 Comuni coinvolti, hanno ritrovato nelle Orobie e nei suoi formaggi il punto in comune, il tramite che le tiene unite e che può valorizzarle così come le province possono valorizzare i propri formaggi. L’idea è quella di portare alla candidatura la “Cheese valley” che ricorda - anche se solo idealmente - la Food valley emiliana che ha appunto Parma come capofila e che è già stata eletta. Ma se in quel caso entrano in gioco molti prodotti enogastronomici, nel caso della Cheese valley si punta tutto solo sui formaggi.
La scelta sembra azzeccata, basti pensare che Bergamo è la provincia che vanta il maggior numero di formaggi Dop al mondo. Sono nove: Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana, Taleggio, Bitto, Gorgonzola, Grana Padano, Quartirolo Lombardo, Salva Cremasco, Provolone Valpadana e Strachitunt. Ma attorno a queste eccellenze ci sono realtà orobiche altrettanto valide come la trentina di produzioni (Dop, Presidi Slow food, Deco, Pat) che comprendono formaggi duri, semiduri, molli, formaggi vaccini, caprini, ovini e misti, formaggi con croste con muffe e patina batterica, formaggi erborinati.
«Al centro di tutto - ha esordito Alberto Lupini - c’è una cultura casearia secolare che non ha eguali per diffusione e biodiversità sviluppata quasi come unica possibilità per resistere in un territorio difficile e che (al di là di una strada importante nel periodo pre-moderno, come la via Priula) è stato all’insegna dell’isolamento. In queste condizioni si è però sviluppata una cultura che, un po’ come per i Bastagi, o i Caravana, i facchini nei porti di Venezia, Genova e di tante altre città, ha portato in giro per l’Italia nei secoli i “malghesi” e i “vaccari” delle Orobie per effettuare le transumanze guidate non a caso dai “bergamini” con tanto di cane pastore bergamasco (forse in assoluto il più adatto per gli alpeggi) o per fare formaggio e commercializzarlo. Quella orobica è Un’area da tutelare e valorizzare per garantirne un futuro che oggi potrebbe poggiare su un turismo alto e leggero, ma non per questo meno interessante economicamente».
«Valsassina, Val Brembana e Val Gerola - ha spiegato Francesco Maroni - costituiscono lo zoccolo duro della realtà lattiero casearia orobica. I malghesi di queste zone si sono fatti conoscere anche fuori dai confini provinciali, regionali e nazionali per la loro capacità di saper produrre e di saperlo fare, con qualità, nel tempo. La zona è in una zona strategica che gli consente di essere affacciata sul mondo. Un potenziale enorme che facilita in un certo senso l’esportazione dei prodotti realizzati qui. Sono 1.200 le case agricole ancora attive, 400 quelle con caseificio aziendale. Numeri importanti che ci hanno spinto ad interessarci alla candidatura. Quando abbiamo chiesto a Biagini se Bergamo avesse la possibilità di fare il grande passaggio e diventare città creativa lui ci ha aperto le porte subito e questo ci ha emozionato oltre che incoraggiato a proseguire».
Il ruolo di Biagini non è indifferente e dunque la sua “benedizione” assume un valore molto importante: «La nostra è un'associazione riconosciuta dall'Unesco - ha detto - e ha il ruolo che abbiamo consiste nel promuovere e far conoscere quelle realtà che abbiamo sviluppato l'economia delle città e la sua cultura attraverso determinate eccellenze. Guardando a Bergamo e alle malghe orobiche abbiamo subito pensato che il sito rispondesse alle caratteristiche richieste da Unesco per candidarsi a Città Creativa. Abbiamo pensato di coinvolgere anche Alba e Parma per la gastronomia e Fabriano perché è la più vecchia della rete tra le italiane così da avere un confronto e un sostegno. In Italia le nove Città Creative fanno del Belpaese la nazione con la più alta densità di siti simili al mondo. Bergamo e le malghe sono un modello che può portare un grande valore aggiunto al network perchè fa capire che sviluppare un'economia sostenibile anche in una città impervia è possibile e, anzi, valoroso».
I formaggi tuttavia non sono solo eccellenze in quanto bontà esportate in tutto il mondo. La loro funzione e il loro conseguente prestigio sta nel loro saper rappresentare un territorio intero dove per territorio si intende anche - o forse soprattutto - il lavoro, gli usi, i costumi della gente che lo vive e che storicamente ha costruito la propria quotidianità, la propria economia e la propria cultura attorno alla produzione di formaggi.
A testimoniarlo sono state prima Parma e poi Alba con gli interventi dei loro rappresentanti: «La nostra esperienza - ha riferito l’Assessore Casa - è partita col riunire 250 operatori - tra ristoratori, albergatori e produttori - che si occupassero del food a partire dal Prosciutto di Parma sul nostro territorio. Nel farlo ci siamo resi conto che il problema era la comunicazione tra Comune e Provincia. Abbiamo lavorato su questo e ne abbiamo fatto un punto di forza. Abbiamo creato un regolamento unico che unisse le varie realtà con norme semplici ma essenziali come il saper parlare inglese e tenere aperte le attività la domenica. Non solo, abbiamo lavorato molto anche sui servizi: oggi vantiamo tour operator che “vendono” la città e i suoi prodotti portando in prosciuttifici e caseifici i turisti, con la stragrande maggioranza di questi che è straniero. Poi è arrivata l'occasione della Città Creativa che abbiamo colto ampliando i nostri orizzonti. Portiamo avanti il progetto con incontri frequenti e costanti con i consorzi gastronomici ma anche con realtà professionali. Bergamo merita assolutamente di entrare nel network, da parte di Parma ci sarà tutto l'appoggio e lo faremo con spirito di apertura perché così possiamo valorizzare l'Italia e ogni singola sua bellezza».
Da Parma ad Alba con la città che ha ottenuto solo un anno fa la nomina. «Per noi - ha detto Antonio De Giacomi - è stato un anno di avvio, in cui si è seminato, ma c'è tanto ancora da fare. L'esperienza precedente della nomina di Langhe, Roero e Monferrato a Paesaggio vinicolo Unesco ci è servita molto perché ci ha fatto capire tante cose e ci ha consentito di farci conoscere unendo le forze e unendo località storicamente nemiche. Quelle come quella della Città Creativa sono candidature che hanno un senso se affrontate come un percorso di crescita e di promozione e non come un punto di arrivo o un modo per fregiarsi di una medaglia».
Ma sono anche candidature che, se vanno a buon fine, riescono a risollevare le sorti di una città. L’esempio lampante è quello di Fabriano che, a causa della crisi, ha visto crollare l’economia per il fallimento dei colossi industriali. Gli imprenditori che sono riusciti a rimanere a galla però si sono rimboccati le maniche e, con l’aiuto di altri attori sociali della città, hanno rilanciato candidandosi per entrare nel network delle Città Creative. Ce l’hanno fatta e l’anno prossimo organizzeranno il Forum al quale prenderanno parte tutti i 180 siti riconosciuti dall’Unesco. « In cinque anni di appartenenza al network - ha detto Salmoni - Fabriano è diventata città ospitante del Meeting 2019. Da noi arriveranno i 180 Paesi del mondo con 500 delegati. Noi ci rivolgeremo però soprattutto ai sindaci perché a nostro modo di vedere sono loro le figure centrali per l'interpretazione delle nuove policy urbane e perché sono coloro i quali hanno il polso della situazione, che vedono da vicino il lavoro delle varie realtà locali. L'Unesco del resto quando chiede lumi sulle candidature vuole sapere quale sia il progetto complessivo e come metta in relazione l'eccellenza specifica col resto del territorio. Il progetto di candidatura è un progetto di sviluppo locale e promozionale, è assai affascinante e per questo è un’occasione da curare e da cogliere».
Quanto alla candidatura orobica, portare alla luce il valore del formaggio come prodotto finito significa far scoprire tutto ciò che ci sta dietro e quindi il latte e quindi gli allevamenti, gli alpeggi e le persone che lavorano lungo la filiera con un mestiere che si tramanda da secoli. Tutti motivi di attrazione anche turistica che di certo non sfuggono alle istituzioni. «Qualunque candidatura intenda portare alla ribalta internazionale la ricchezza della nostra biodiversità agricola o ambientale ha il nostro supporto - ha detto Rolfi - per cui voglio complimentarmi con questa idea anche per l'impostazione con cui si sta lavorando e per l'interpretazione di una missione come questa. Il filo conduttore è la tutela e la valorizzazione della biodiversità regionale che è fondamentale per la conservazione paesaggistica ma anche per lo sviluppo produttivo lombardo. Penso poi al turismo e all'interesse degli stranieri nei confronti delle nostre ricchezze, è una riflessione che deve fungere da premessa per qualunque altro tipo di ragionamento. La storia, la cultura, le ricchezze naturali ed enogastronomiche sono la nostra ricchezza vera e quella sulla quale bisogna puntare».
Lara Magoni (assessore al turismo Regione Lombardia), Giorgio Gori, Paolo Malvestiti (presidente Camera di Commercio di Bergamo) al taglio del nastro per l'inaugurazione di Forme alla quale hanno preso parte anche Giorgio Beltrami (presidente di Promozione del Territorio) e Francesco Maroni
Ha chiuso il sindaco Gori: «Bergamo - ha detto - ha incrementato del 50% il numero di turisti tra il 2014 e il 2017 e i numeri sono destinati a crescere perché non contano la recente nomina a Patrimonio Unesco delle Mura Veneziane. Bergamo negli ultimi tempi ha maturato una nuova vocazione turistica comprendendo che le proprie bellezze non possono essere tenute “nascoste” al resto del mondo. Abbiamo aperto le porte e in tanti stanno entrando. C’è bisogno di idee come quella della quale stiamo parlando oggi perché servono a dare una spinta in più e a ricordarci da dove veniamo. Noi come Comune daremo tutto il nostro sostegno, lo ritengo doveroso anche come segno di ringraziamento a chi ha saputo e sa tuttora fare ed è un riconoscimento alla montagna che tanto ha dato alla città e alla provincia intera».
Per informazioni:
www.progettoforme.eu