Da Stresa a oggi, 70 anni di denominazioni e tutela dei formaggi
Nel 1951 sulle sponde del lago Maggiore, sei paesi europei firmarono una convenzione per la tutela delle produzioni dei formaggi. A Bergamo, un convegno per ricordare la strada fatta finora
Nel 1951, a Stresa, furono poste le basi per il successo delle denominazioni di origine protetta. Allora, tecnici e operatori caseari siglarono una convenzione che a 70 anni di distanza si è rivelata come l’architrave necessario per le fortune del Made in Italy. In particolare, quelle del Grana Padano e del Parmigiano-Reggiano.
A Stresa le basi per la tutela dei formaggi Dop
Ma cosa successe 70 anni fa sulle sponde del lago Maggiore? « Le parti contraenti, riconosciuta l’utilità di un disciplinamento e di una cooperazione internazionali che garantiscano l’uso leale delle designazioni di origine e delle denominazioni dei formaggi, e considerata perciò l’importanza di definire le designazioni d’origine e le denominazioni aggiungendo a queste le indicazioni delle caratteristiche dei formaggi cui sono riferite, per proteggerne le caratteristiche originarie e l’uso per l’informazione ai consumatori» sottoscrissero la Convenzione. Firmatari sei Paesi: Austria, Belgio, Francia, Olanda, Svizzera e Italia. Per quanto riguarda il nostro Paese, la Convenzione fu recepita nelle normative statali a partire dal 1953 e, successivamente, codificata nella legge del 10 aprile del 1954 relativa alla “Tutela delle denominazioni di origine e tipiche dei formaggi”.
Denominazioni di origine e tipiche
Quest’ultima riconosceva come “denominazioni di origine” quelle relative ai formaggi prodotti in alcune zone geograficamente delimitate attraverso tecniche e sistemi affinati da secoli di tradizione casearia nonché dall’apporto fondamentale dell’ambiente in cui queste produzioni avvenivano. Contestualmente, venivano riconosciute come “denominazioni tipiche”, ovvero quelle relative a formaggi prodotti nel territorio nazionale le cui caratteristiche merceologiche derivavano prettamente da particolari metodi produttivi. Da questa divisione iniziale, e attraverso ulteriori chiarimenti e integrazioni, è discesa la disciplina attuale su cui poggia gran parte dell’eccellenza agroalimentare Made in Italy.
I numeri di Parmigiano Reggiano e Grana Padano
Come detto, i due grandi "campioni" nati a Stresa furono il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano. Grazie al riconoscimento ottenuto, infatti, i rispettivi consorzi di tutela sono riusciti a costruire le fortune di un territorio vastissimo contribuendo all'espansione del Made in Italy all'estero. Il Parmigiano Reggiano, per esempio, ha chiuso il 2020 con 3.937.823 forme prodotte (183.630 in più rispetto al 2019) che hanno spinto i ricavi a 45,5 milioni di euro grazie a vendite in Italia cresciute del +7,9% e all’estero del +10,7%. Il tutto nell'anno della pandemia. Numeri in crescita anche per il Grana Padano che nel 2020, con un totale di 5.255.451 forme prodotte (pari al +2,2% rispetto al 2019), si conferma il prodotto Dop più consumato al mondo. Il tutto grazie a vendite in aumento sia in Italia (+6,5% nel canale retail) che all'estero dove sono state spedite oltre due milioni di forme per un aumento della domanda pari al +3,4%.
Un convegno per ricordare la strada fatta fino a oggi
Per ricordare quello storico inizio, l’Aifdop (Associazione dei formaggi italiani a denominazione d’origine protetta) ha organizzato il convegno “1951 - Convenzione di Stresa: 70 anni di Denominazione d’Origine” (il 22 ottobre alle ore 10.30 presso l’ex Monastero di Astino). Un appuntamento che si inserisce all’interno di Forme, la kermesse dedicata ai prodotti caseari che si tiene a Bergamo nelle giornate dal 22 al 24 ottobre. Protagonisti, i consorzi di tutela Dop e Igp che porteranno la propria testimonianza diretta sull’impatto positivo dell’accordo raggiunto a Stresa nonché Paolo De Castro, coordinatore S&D per la Commissione Agri del Parlamento europeo, e Gian Marco Centinaio, sottosegretario al ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali.
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Alberto Lupini
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