A Capodanno in tavola i dolci della tradizione: ecco i più conosciuti in Italia

Dal Tronchetto piemontese al Pandoro fino al Parrozzo abruzzese e alle Cartellate pugliesi passando per gli Struffoli campani e il Torrone siciliano: ecco i dolci più amati e consumati durante la notte di San Silvestro

28 dicembre 2023 | 15:49

Non solo a Natale è tempo di dolcezza. Anche sulle tavole imbandite per i festeggiamenti di Capodanno e della prossima Epifania non mancheranno i dolci: e in questo gli italiani amano “giocare in casa” (come anche per il resto del menu del cenone del 31 dicembre). Ma quali sono, regione per regione, i dolci tradizionali che vanno per la maggiore nel periodo festivo tra Natale già trascorso, Capodanno ed Epifania? Di seguito ecco i principali.

Dolci di Capodanno: la Micoòula valdostana

A cominciare dalla Valle d'Aosta. Chi abita nella regione a due passi dalla Francia dovrebbe conoscere la Micoòula.

Si tratta di una piccola pagnotta che a cominciare dall'8 dicembre diventa simbolo di dolcezza a tavola, per tutte le feste di Natale. Un impasto con un mix di farina di segale e frumento, lievito madre, acqua e resa golosa di castagne lesse, poi fichi secchi, noci spezzettate, uva passa e scaglie di cioccolato fondente.

Dolci di Capodanno: il Tronchetto piemontese

Il Tronchetto di Natale è il dolce ricordo dei piemontesi. Cioccolato, panna, brandy e marroni, a rappresentare la cultura regionale.

Le sue radici si perdono nel tempo: la leggenda vuole che questo particolare dessert si accompagnasse ad un rituale: bruciare nel camino un grosso ceppo, da considerarsi un buon auspicio per l'anno a venire (e direi che, almeno all'alba di questo tanto atteso 2021, di buon auspici ne abbiamo tutti davvero bisogno).

Dolci di Capodanno: la Gubana friulana

Pasta dolce lievitata con un ricco ripieno (noci, uvetta, pinoli, zucchero, grappa o vino liquoroso, scorta grattuggiata di limone) è una tradizione della zona del Collio Friulano, in Friuli Venezia Giulia.

Si chiama Gubana, ha la forma di una chiocciola o di una spirale e viene cotta al forno; solo quando è pronta per essere servita la si taglia a fette, per mostrare ai commensali i diversi strati del ripieno.

Dolci di Capodanno: il Pandoro veneto

Si potrebbe fare ricerche anche in Veneto, ma la verità è che in questa regione le "dolci radici" portano tutte a Sir Pandoro. L'origine è veronese, ma l'esportazione oggi raggiunge tutto il mondo. Tra aneddoti e leggende, ci si può dir sicuri della sua ufficiale data di nascita: il 14 ottobre 1884, grazie al brevetto depositato da Domenico Melegatti.

Altra curiosità che probabilmente anche i più veneti dei veneti potrebbero non sapere: la stella troncoconica a 8 punte che contraddistingue la forma del pandoro è un'opera dell'artista Dall'Oca Bianca, pittore impressionista.

Dolci di Capodanno: lo Zelten altoatesino

Decisamente più ricco è il dolce tipico del Sud Tirolo (Trentino Alto Adige): qui si mangia lo Zelten, una torta di frutta secca, uvetta, cannella e canditi.

Si mangia a Natale e solamente a Natale, lo chiarisce il nome stesso: Zelten deriva da "selten" che in tedesco significa "raramente", proprio perché questo dolce viene preparato solo in occasione di questo periodo festivo.

Dolci di Capodanno: la Bossolà lombarda

Lombardia = panettone. Non c'è nemmeno bisogno di puntualizzarlo. Solo a pensare che la parola "panettone" si diffuse nell'italiano corrente dal dialetto milanese ancora prima dell'Unità d'Italia. Tuttavia, tradizioni parallele non sono mai mancate, come quella del Bossolà, la ciambella soffice e vaporosa che annida le sue origini nella storia gastronomica bresciana.

Il nome ha origini celtiche (bés 'mbesolàt, letteralmente "attorcigliato"); il dolce rappresenterebbe, a mo' del ceppo piemontese, un simbolo di buon auspicio, che in questo caso rimanda all'idea di potere e rinascita!

Dolci di Capodanno: il Panone di Natale di Bologna

Emilia Romagna, regione della terra: qui la cultura della coltivazione, qui l'amore per i frutti che la natura ci offre.

E proprio dalla storia delle comunità rurali bolognesi giunge a noi il Panone di Natale di Bologna, preparato con ingredienti semplici e poveri: mostarda di mele cotogne, fichi secchi, cioccolato e miele.

Dolci di Capodanno: il Panforte toscano

Tipico della Toscana, ma ormai conosciuto in tutta Italia e apprezzato molto anche dai turisti internazionali: è il Panforte, prodotto da basso forno e morbido, ripieno di frutta candita, mandorle e spezie.

La sua origine si perde davvero risalendo indietro: pensate, fino all'anno Mille, quando veniva chiamato Pane Natalizio.

Dolci di Capodanno: il Torciglione umbro

Si chiama Torciglione per via della sua forma attorciliata. Anche il dolce tipico dell'Umbria è un simbolo, proprio in merito della sua forma, richiama la ciclicità dell'anno, il "morire e rinascere", così adatto a questi tempi.

E se il simbolismo intrinseco nella storia del dolce non bastasse, anche la sua decorazione contribuisce a trasmettere un significato più profondo: pinole e mandorle sono ben disposte su tutto il dessert da sembrare squame, mentre le due ciliegine candite messe sulla punta hanno tutto l'aspetto di due occhi infuocati, come a guardare fosse un tentatore.

Dolci di Capodanno: il Pangiallo laziale

Panforte in Toscana, Pangiallo nel Lazio. Un composto di farina, frutta secca, miele e cedro candito, spennellato con tuorli d'uovo. Il nome è suggerito dalla colorazione gialla della crosta che si forma durante la cottura in forno.

Un colore che vuole rimandare a quelle giornate di sole tipiche della bella stagione, proprio per il ritorno di quelle il dolce è un buon auspicio. Da cucinarsi severamente dal 21 dicembre (Solstizio d'inverno) a Natale.

Dolci di Capodanno: la pizza de Natà marchigiana

Si chiama pizza de Natà, ma con la Margherita napoletana non ha nulla a che fare. È un pane dolce piuttosto, tipico delle Marche, più precisamente delle sue lontane tradizioni contadine.

Gli ingredienti, infatti, sono tutti molto semplici: pasta di pane, olio di oliva, nocciole, noci, mandorle, uvetta, fichi secchi, scorze di arance e limoni. Si aggiunge oggi o il cioccolato tritato o il cacao in polvere.

Dolci di Capodanno: il Parrozzo abruzzese

Questo lo amava tra gli altri Gabriele D'Annunzio. Ma non si pensi alle zone limitrofe del Vittoriale, proprio no. Qui siamo in Abruzzo (nelle stesse lande contadine in cui è ambientata la sua tragedia La Figlia di Iorio). Si chiama Parrozzo, il dolce, è a forma semi sferica e trae origine dal pane rozzo.

È una sorta di pagnotta rustica preparata solitamente dai contadini con la farina di granturco. Oggi nell'impasto si aggiungono mandorle dolci e amare, in più lo si arricchisce con una copertura di finissimo cioccolato fondente.

Dolci di Capodanno: i Caragnoli molisani

Una forma tutta diversa, precisamente a elica, ce l'hanno i Caragnoli molisani, preparati con farina, uova e olio, poi fritti e ricoperti di miele.

Un prodotto agroalimentare tradizionale che si alterna sulle tavole di Natale e di Carnevale.

Dolci di Capodanno: le Cartellate pugliesi

Arci note, quasi a livello pandoro e panettone, sono le Cartellate pugliesi, sottili sfoglie di pasta ottenuta con niente di più che farina, olio e vino bianco.

Sono a forma di rosa, queste, e vengono fritte in abbondante olio e servite con una guarnizione di miele o di mosto. I rimandi qui si spingono fino agli albori del Cristianesimo: la forma rappresenta l'aureola (o le fasce che avvolgono Gesù Bambino nella culla, un chiaro riferimento al Natale), ma potrebbero richiamare anche la corona di spine al momento della crocifissione.

Dolci di Capodanno: i Calzoncelli lucani

Anche questi fritti, ma coperti alla fine da zucchero a velo (anche il miele va bene), sono i Calzoncelli, tegolini di pasta sfoglia realizzati con farina di grano, chiusi a fagottino e ripieni di crema di castagne o ceci.

Una vera prelibatezza tipica della Basilicata, che eventualmente può anche essere cotta al forno.

Dolci di Capodanno: gli Struffoli campani

Altro must natalizio sono gli Struffoli. Piccole palline di pasta dolce tipiche campane, fritte e poi intinte nel miele. Anche questo è un dolce tipicamente natalizio.

Si narra siano stati portati dai greci a Napoli, quando Napoli rispondeva al nome di Partenope. Anche il nome pare avere origini greche: da strongoulos (arrotondato) e pristòs (tagliato), quindi pallina rotonda tagliata.

Dolci di Capodanno: i Cannarituli calabresi

Cannarituli. Dolci tipici a forma di piccoli cannoli decorati con il miele delle api. Il richiamo di canna o cannolo (l'apposito utensile utilizzato per avvolgere la pasta) è evidente.

Ma si avvicina anche a termini tipici dialettali come cannarutìe e cannarutu (in italiano, golosità e goloso).

Dolci di Capodanno: il Torrone siciliano

In Sicilia i dolci natalizi sono veramente tanti, di varie forme e gusti. Tra questi, c'è il Torrone, con la sua secolare tradizione. Chiamato anche Cubbaita, è fatto con le mandorle, le nocciole o i pistacchi (in primis, quelli di Bronte Dop).

La base è di zucchero, miele e mandorle (o sesamo).

Dolci di Capodanno: le Sebadas sarde

Storiche le Sebadas, un dolce diffuso in tutto il territorio sardo, realizzato con una sfoglia di pasta ripiena di formaggio fresco, fritta e poi cosparsa di miele.

Pare che il nome derivi dal latino "sebum" proprio per il suo aspetto untoso - non per altro, c'è una vicinanza anche con il termine "seu" che in sardo denota il grasso animale.

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Alberto Lupini


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