Dal 1° gennaio è ufficialmente scattato l'obbligo di indicare l'origine della frutta secca sgusciata e essiccata, come mandorle, nocciole, pistacchi e fichi secchi, portando maggiore trasparenza in un comparto sempre più centrale per i consumi alimentari degli italiani. A dare l'annuncio è Coldiretti, che accoglie con soddisfazione l'entrata in vigore del regolamento dell'Unione europea, finalmente applicabile a una categoria che nel 2023 ha registrato un consumo di 115 milioni di chili, per un valore di 1,1 miliardi di euro. Il provvedimento completa una normativa già esistente per la frutta secca in guscio e si inserisce in un contesto di forte crescita, alimentata sia dalle festività natalizie che dall'aumento delle tendenze salutistiche.
Frutta secca: ora l'origine è obbligatoria sull'etichetta
Un mercato in crescita: i numeri della frutta secca
Infatti, secondo un'analisi condotta da Coldiretti su dati Ismea-Nielsen, il 2023 ha visto una vera e propria passione degli italiani per la frutta secca, con 115 milioni di chili acquistati dalle famiglie, mentre considerando anche l'impiego nell'industria dolciaria il totale sale a sfiorare i 640 milioni di chili. Mandorle, nocciole e pistacchi non sono più un alimento stagionale, ma una scelta quotidiana trainata dall'attenzione a un'alimentazione sana e ricca di nutrienti. Non a caso, il periodo natalizio rimane cruciale, ma il consumo annuo testimonia un cambiamento delle abitudini.
Cosa prevede la normativa sulla frutta secca: chiarezza sull'etichetta
La nuova normativa, pensata per garantire una maggiore trasparenza ai consumatori, stabilisce che l'origine della frutta secca sgusciata o essiccata sia chiaramente indicata sull'imballaggio o sull'etichetta, con una visibilità maggiore rispetto a quella del luogo di confezionamento. Questo obbligo si estende anche ai prodotti di IV gamma, inclusi funghi non coltivati, zafferano e capperi, rafforzando il diritto del consumatore a conoscere la provenienza degli alimenti. Tuttavia, resta ancora opaca l'origine della frutta secca utilizzata nei prodotti trasformati come creme e dolci, un aspetto su cui molti produttori scelgono di intervenire volontariamente.
Il problema delle importazioni e la sicurezza alimentare
Uno degli obiettivi principali di questa normativa è quello di contrastare l'inganno dei prodotti importati che vengono camuffati come italiani. Il comparto della frutta secca non è esente da rischi, come dimostrano le nocciole provenienti dalla Turchia o i pistacchi iraniani, spesso non conformi alle rigide normative europee sull'uso di pesticidi, e che possono presentare residui di sostanze pericolose. «Garantire un'informazione trasparente - ricorda la Coldiretti - significa anche tutelare la salute dei consumatori e sostenere il lavoro degli agricoltori italiani, spesso penalizzati dalla concorrenza sleale di prodotti esteri».
Frutta secca: consumatori più tutelati grazie alla nuova normativa Ue
Insomma, la normativa è un passo decisivo verso una maggiore trasparenza alimentare. Con l'etichettatura chiara, i consumatori potranno fare scelte consapevoli, privilegiando la qualità e l'origine italiana. Al contempo, questa misura protegge i produttori nazionali, spesso vittime di un sistema che consente l'italianizzazione di prodotti esteri tramite trasformazioni minime. Difendere il vero made in Italy è una sfida complessa, ma necessaria per valorizzare la qualità e la sicurezza del nostro cibo.