Sembra un paradosso, eppure è così. E il presidente di Italia Olivicola Gennaro Sicolo commenta di conseguenza: «Speculatori in azione, vogliono far passare le frodi come normalità». Infatti «se il prodotto italiano non viene venduto, come dimostrano i numeri, è probabile che nelle bottiglie venga spacciato per italiano olio che in realtà non lo è».
La campagna olivicola 2018/2019 passerà agli annali come la peggiore della storia.
Italia Olivicola aveva già anticipato nei mesi scorsi che, a dispetto di tanti altri numeri lanciati a caso, la produzione a livello nazionale risulta ridotta di quasi il 60% (116mila le tonnellate registrate fino a dicembre, si arriverà al massimo a 180mila), a causa degli eventi atmosferici di questi mesi, che hanno determinato la perdita di un milione di giornate lavorative.
Ci sono però alcuni misteri che rendono poco comprensibile il funzionamento del settore dell'olio di oliva in Italia, assolutamente da risolvere, soprattutto in una fase in cui si stanno compiendo scelte per il nuovo piano olivicolo nazionale. Uno dei misteri ad esempio è il volume record di giacenze di olio evo made in Italy.
L'Italia è il più importante produttore al mondo di olio, con una media di 560mila tonnellate per anno nell'ultimo triennio, ed è anche il primo Paese per consumi, con una media annuale di quasi 600mila tonnellate. Questi primati dovrebbero giustificare una veloce commercializzazione dell'olio italiano ed invece non è così, e a rimanere invenduto è proprio il nostro migliore prodotto, stando a quanto dicono i dati ufficiali.
I dati pubblicati dall'Icqrf-Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi informano che il 25% della produzione di olio evo ottenuta nel corso della campagna 2017-2018 era ancora detenuta invenduta e allo stato sfuso dagli operatori. Si tratta di 100mila tonnellate di ottimo olio evo italiano che non è stato commercializzato in un'annata dove si sarebbe raggiunto il picco dei consumi interni delle ultime quattro campagne di commercializzazione.
Per le produzioni certificate ancora peggio: le giacenze di olio evo Dop/Igp o bio all'inizio della corrente campagna di commercializzazione hanno addirittura superato il 100% del volume di produzione annuale.
Il quadro è particolarmente allarmante e ciò rende incomprensibili alcune recenti operazioni commerciali a danno dell'immagine dell'evo nazionale.
Gennaro Sicolo (foto: AgroNotizie)
«È mai possibile - si chiede
Gennaro Sicolo, presidente di Italia Olivicola - che un quarto del prodotto made in Italy ottenuto rimanga in mano a olivicoltori e frantoiani, in un'annata durante la quale abbiamo importato 550mila tonnellate di olio di oliva? Se il prodotto italiano non viene venduto, come dimostrano i numeri, è ragionevole pensare che nelle bottiglie venga spacciato per italiano olio che in realtà non lo è».
«Siamo al centro di una grande speculazione - ha continuato Sicolo - che mira ad affossare l’olivicoltura italiana costringendo gli agricoltori a svendere il prodotto di qualità a prezzi bassissimi, così come succede in Spagna e Tunisia. Non si spiegano altrimenti, d’altronde, i primi riscontri sugli scaffali con prodotti definiti “100% italiani” venduti a 2,99 euro al litro».
«Occorrono maggiori controlli - ha concluso Sicolo - sempre più in profondità per evitare che simili storture si manifestino. Combatteremo questo sistema in maniera forte e netta, augurandoci un intervento concreto e deciso del governo, per evitare che le frodi, le contraffazioni e le truffe nei confronti degli agricoltori e dei consumatori possano diventare la normalità».