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Filiera certa contro plagi e sprechi Così Foodchain "protegge" il cibo

L’azienda comasca ha sviluppato un sistema con la tecnologia blockchain, in grado di tracciare gli alimenti lungo tutta la filiera. Una garanzia a tutela del Made in Italy nel mondo. Trasparenza, tracciabilità e condivisione i punti cardine sui quali si muove l'attività, concentrata anche sulla lotta allo spreco.

di Mariella Morosi
03 novembre 2020 | 08:30
Filiera certa contro plagi e sprechi 
Così Foodchain
Filiera certa contro plagi e sprechi 
Così Foodchain

Filiera certa contro plagi e sprechi Così Foodchain "protegge" il cibo

L’azienda comasca ha sviluppato un sistema con la tecnologia blockchain, in grado di tracciare gli alimenti lungo tutta la filiera. Una garanzia a tutela del Made in Italy nel mondo. Trasparenza, tracciabilità e condivisione i punti cardine sui quali si muove l'attività, concentrata anche sulla lotta allo spreco.

di Mariella Morosi
03 novembre 2020 | 08:30
 

Innovazione e trasparenza nell'agroalimentare al servizio dei consumatori e degli attori della filiera: è quanto si propone la Foodchain spa di Lomazzo (Co) nata nel 2016, attraverso l'applicazione della tecnologia blockchain (letteralmente catena di blocchi) sempre più applicata in progetti di tracciabilità. È una sorta di registro digitale in cui le voci sono raggruppate in blocchi concatenati in ordine cronologico, accessibili e condivisibili ma non modificabili: un sistema per conservare i dati in modo permanente, sicuro e inalterabile.

Foodchain controlla il cibo dal produttore al consumatore - Filiera certa contro plagi e sprechi Così Foodchain protegge il cibo

Foodchain controlla il cibo dal produttore al consumatore

Foodchain opera come integratore di sistema attraverso la collaborazione tra professionisti di vari ambiti e si propone come strumento affidabile, capace di tracciare informazioni e condividerle nel rispetto delle norme di legge e delle esigenze aziendali. I vantaggi sono quelli di rendere impossibile la contraffazione e garantire la sicurezza alimentare e limitare gli sprechi dovuti ad eventuali inefficienze logistiche: una mission che diventa anche tutela per il made in Italy limitando l'impatto dell'Italian sounding.

L'azienda utilizza in particolare la blockchain Quadrans, un ecosistema pubblico, decentralizzato e open source che garantisce la possibilità, mediante smart contract, di impostare privilegi di accesso alle informazioni personalizzati (privato, condiviso, pubblico) a seconda delle esigenze comunicative degli attori di filiera. C'è anche la possibilità di condividere flussi di informazioni per migliorare la struttura organizzativa dell'intera catena ed evidenziare immediatamente tutta l'evoluzione del prodotto dalla progettazione al consumo. Il consumatore potrà prendere visione di questo "passaporto digitale" di un prodotto, accessibile scansionando un semplice codice QR (o altri supporti come tag NFC o RFID) che applicato sul packaging rende l'etichetta "intelligente".

La gestione di progetti di integrazione in blockchain multidisciplinari, sia a livello hardware che software, sono completati da Foodchain da una consulenza dedicata per sviluppare un servizio su misura per il cliente. Nel tempo sono state strette varie partnership con altre realtà per sviluppare e realizzare soluzioni innovative ed espandere la consapevolezza dei vantaggi offerti dalla blockchain. Ma quanto sono sensibili le aziende italiane, soprattutto le medie e piccole, all'applicazione di questa tecnologia, e a quali costi, contro il rischio di perdere competitività nell'ambito di uno scenario di trasparenza globale, in particolare nella crisi economica mondiale che si prospetta per la pandemia in corso? Ne parliamo con Marco Vitale, ideatore e Ceo della start up.

Marco Vitale - Filiera certa contro plagi e sprechi Così Foodchain protegge il cibo
Marco Vitale

Perchè nel 2016 siete partiti proprio puntando attraverso le potenzialità della tecnologia blockchain al food e all'agroalimentare e con quali obiettivi?
L’idea dietro a Foodchain nasce già nel lontano 2011. Ero in Australia per visitare mio fratello quando due ‘stimoli’ hanno innescato in me una grande curiosità. In primis, quello era proprio il periodo in cui si iniziava a parlare di Bitcoin, una nuova cripto-valuta basata su questa innovativa tecnologia, la blockchain. Secondo, ho potuto toccare con mano nei supermercati australiani dei prodotti alimentari “Italian sounding”: pizze “calabresi” guarnite con prosciutto cotto e ananas e prosciutti di dubbia provenienza marchiati made in italy. Forse vi ricorderete anche dello scandalo delle mozzarelle blu che provenivano dalla Germania, erano gli stessi anni. Così ho iniziato a riflettere ad una soluzione per tutelare il Made in Italy in campo agrifood, magari proprio grazie all’utilizzo della sopracitata tecnologia blockchain e studiare un modo per applicare le caratteristiche di trasparenza e tracciabilità tipiche della blockchain al settore agroalimentare. La problematica della contraffazione e Italian sounding, nel mercato mondiale, è di circa 650 miliardi di dollari, mentre l’Italia perde circa 65 miliardi di euro ogni anno. Bisognava fare qualcosa. Siamo stati i primi a pensare di applicare questa tecnologia a qualcosa di diverso dal Fintech. Sulla base di questa idea si è formato un gruppo di soci accomunati dalla voglia di vivere quest’avventura, e nel 2012 siamo partiti.
 
Ma l'idea di Foodchain nasce molto prima...infatti è una fusione tra società preesistenti. In quali ambito operavano?
Ho conosciuto il mio socio nonché co-fondatore di Foodchain, Davide Costa, su bitcointalk.org, il celebre forum dedicato alla discussione di bitcoin, tecnologia blockchain e criptovalute. Ci siamo subito trovati e abbiamo iniziato a lavorare insieme. Io sono ingegnere meccanico con specializzazione in progettazione industriale e Block Srl si è occupata dello sviluppo e la realizzazione di macchinari per la validazione dei dati con crittografia asimmetrica. Davide Costa, ha conseguito una laurea in ingegneria telematica e fondato la software house Kaboom Srl. Dalla fusione di queste due società ha preso vita il progetto Foodchain Spa.
 
Perché la scelta in particolare della piattaforma Quadrans?
Foodchain nasce inizialmente su Bitcoin, tramite la notarizzazione classica su blockchain. Ma ci siamo resi conto subito che questo modello non era economicamente sostenibile e siamo passati alle sperimentazioni sull’infrastruttura Ethereum che presentava più funzionalità, tra cui gli smart contract che permettono di effettuare tutti i passaggi necessari. Tuttavia, dopo poco, anche la sostenibilità economica di questo nuovo modello di business si è dimostrata inattuabile (prevedeva l’acquisto di cripto-valute da parte delle aziende, ed Etheurem ha subito un’impennata nel 2017 quando ha raggiunto 1.500 dollari ed un elevatissimo costo di transazione). Questo non ci ha fermati e tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 c’è stato un vero e proprio pivoting. L’occasione ci si è presentata con l’incontro di Massimiliano Sala, Full Professor di Algebra all’Università di Trento, che ci ha fornito un'opportunità unica, quella di creare una blockchain dedicata esclusivamente alle applicazioni industriali. Nasce così la Fondazione Quadrans con l’ambizioso obiettivo di costruire un'infrastruttura globale, aperta, inclusiva, pubblica, decentralizzata e indipendente. Oggi, con 7 anni di ricerca e sviluppo alle spalle, Quadrans sostiene progetti per dare potere alla comunità ed è sostenuta da contributori per lo sviluppo di un ecosistema aperto.”

La blockchain è entrata anche nella ristorazione - Filiera certa contro plagi e sprechi Così Foodchain protegge il cibo
La blockchain è entrata anche nella ristorazione

Secondo la sua esperienza quanto le aziende italiane, soprattutto quelle di modesta entità sono oggi sensibili alle innovazioni tecnologiche e all'applicazione di sistemi innovativi, in particolare del vostro? Dal 2016 ad oggi cosa è cambiato per voi?
Inizialmente è stata dura, perché fino al 2018 il tema della blockchain non era sdoganato: c’era paura, resistenza, frizioni, ma tuttavia dagli inizi degli 2018 il tema è diventato più leggero, le persone hanno iniziato a vedere questa tecnologia con un occhio meno critico. L’argomento è poi anche arrivato al Ministero dello Sviluppo Economico che si è munito di un suo gruppo di 30 esperti blockchain di cui faccio parte anche io insieme ad illustri colleghi, a dimostrazione che la direzione di questa innovativa tecnologia era ormai segnata, non ne possiamo più fare a meno. Nel 2019 c’è stata infatti una vera e propria consacrazione, in particolare alla tutela del Made in Italy (non sono agroalimentare), e questo ci ha permesso di uscire sul mercato con il nostro prodotto: una piattaforma che permette di fare tracciabilità e allo stesso momento anche storytelling dei prodotti agroalimentari. La nostra piattaforma permette di tenere traccia di tutta la filiera produttiva partendo dal produttore “from farm” ed arrivando fino al consumatore “to fork”.

La storia dei prodotti inseriti nella blockchain può essere consultata da qualsiasi persona attraverso l’interfaccia web o l’applicazione mobile. Con Foodchain, diamo la possibilità alle aziende di dimostrare non solo le proprie buone pratiche ma anche di farsi carico della propria responsabilità etica. Fornire l’accesso al consumatore alle informazioni relative ad un prodotto alimentare (lista ingredienti, processi, lavorazioni, luoghi d'origine, etc.) aiuta a costruire e consolidare il rapporto di fiducia. Da alcuni recenti studi (Food Safety Supply Chain Vision Study) è inoltre emerso che oggi per oltre il 90% dei decision-markers, investire in soluzioni a supporto della tracciabilità offre un vero e proprio vantaggio competitivo e consente di soddisfare al meglio le aspettative dei propri consumatori. Perché oggi il consumatore richiede sempre più trasparenza, vuole conoscere la lista degli ingredienti reali, è attento ai processi subiti dal prodotto, e al suo viaggio all'interno della filiera.
 
Quanti utilizzano oggi Foodchain e con quali costi?
Siamo dei veri e propri “facilitatori” all’avvicinamento della blockchain. Forniamo tutti gli strumenti necessari (accessibili tramite web browser, internet, o integrazioni con software gestionali e IoT) per permettere alle aziende di raggiungere l'obiettivo minimo cioè quello di creare una carta d’identità del prodotto: un passaporto digitale che possa raccontare tutta la storia di un prodotto agroalimentare. Abbiamo un numero discreto di clienti, di diversa natura… dai più piccoli a quelli più grandi. Il costo del nostro servizio dipende ovviamente dalla tipologia di integrazione che si vuole effettuare in azienda e i costi vanno da qualche centinaio di euro a progetti molto più complessi che hanno costi ben più importanti.

La tecnologia può essere applicata in tanti ambiti - Filiera certa contro plagi e sprechi Così Foodchain protegge il cibo
La tecnologia può essere applicata in tanti ambiti

Partendo dalle infinite potenzialità di blockchain oltre all'agroalimentare a quali altri settori progettate di rivolgervi? Già avete invaso campi collegati all'agrifood come marketing contraffazione, lotta allo spreco, solidarietà ecc. oltre alla mission della tutela del Made in Italy.
Le applicazioni della tecnologia sono davvero infinite. Ad esempio, ci siamo avvicinati anche al settore energy con il recente progetto Woodchain, la blockchain applicata alla catena del legno. Negli scorsi mesi con le società partner replant.it, La Foresta Società Cooperativa, greenwood energia, e PEFC Italy è stata tracciata la filiera bosco-legno-energia a partire dai lotti boschivi fino alla produzione di calore per la rete di teleriscaldamento di Pomaretto. Un progetto molto interessante. Un altro esempio è in ambito della cosmetica, settore in cui la blockchain potrebbe valorizzare la trasparenza dei processi produttivi e i prodotti di qualità consentendo una tracciatura chiara ed efficace. Ma la blockchain si spinge ancora più lontano, ad esempio fino alla valorizzazione delle competenze. Foodchain è infatti stata scelta da Kotler Impact Inc. come partner tecnologico per la creazione di un innovativo sistema di e-Learning e certificazione basato su blockchain, che verrà presentato in anteprima nel corso di eWMS di Philip Kotler (6-7 Nov 2020). L’ eWorld Marketing Summit 2020 sarà dunque il primo evento online ad utilizzare la tecnologia blockchain per la certificazione dei suoi partecipanti: per ognuno verrà creata una identità digitale sulla quale verrà riportato tutto il percorso formativo. Questo è un progetto destinato a rivoluzionare il mondo della formazione business. Nel futuro, pensiamo anche ad altri settori come ad esempio quello dell’automotive...”
 
Quali potrebbero essere le opportunità offerte dalla tecnologia blockchain per affrontare la grave crisi economica per l'emergenza Covid 19?
Foodchain ha annunciato recentemente una nuova partnership con ALI – Autonomie Locali Italiane per la creazione del PA-TEAM RESEARCH, un "laboratorio d'innovazione" per facilitare la digitalizzazione degli enti pubblici. Contiamo dedicarci allo studio e allo sviluppo di sistemi dedicati all'automatizzazione di processi complessi delle azioni amministrative. In un momento come questo, l’Italia ha bisogno della spinta del digitale per sormontare una grande crisi economica ma non solo, servono nuove piattaforme per lo smart working, nuovi sistemi di votazione “a distanza” che siano sicuri ed affidabili, nuovi metodi di pagamento elettronici per ridurre al minimo l’uso del contante, che può essere fonte di trasmissione del virus. L'utilizzo della tecnologia blockchain rappresenta per noi un passo importante per la digitalizzazione di tutto il settore pubblico, utile a risolvere problemi cruciali nei rapporti con le pubbliche amministrazioni come la fiducia, la trasparenza e la sicurezza nonché uno strumento per ridurre la distanza tra i cittadini e le istituzioni. Diciamo che il fatto di doverci “allontanare” dalle persone fisicamente ha permesso al digitale in Italia di fare un vero e proprio “salto avanti” e di prepararci ad una nuova normalità, dove il digitale è padrone.”

Per informazioni: www.food-chain.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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