C’era una volta il Simposio, quel banchetto di greca e romana tradizione che metteva al centro gustose pietanze tra vino e cibo ed attorno ad esse un gruppo di persone che si radunavano per discorrere di argomenti di comune interesse. Un modo festoso, profondo, utile e godereccio per confrontarsi, imparare, mostrarsi, capire, spinti da un sano tocco di ebbrezza dato dal vino ed equilibrati da una pancia piena di ogni ben di dio.
Addio ai Simposi, siamo sempre più isolati
C'erano una volta le cene tra amiciL’onda lunga del Simposio è arrivata fino ai giorni nostri con delle aggiustature legate al cambio di usi,
costumi e tradizioni. Nei primi del ‘900 ci si ritrovava nei cortili, magari la domenica, a mettere sul tavolo quello che ogni “casata” aveva raccolto e messo da parte durante la settimana. Poi sono arrivate le cene in casa, con il cibo sempre protagonista e la
televisione (che non tutti potevano avere) a rubare un po’ di centralità alla tavola e a lasciare che parlassero le “signorine buonasera”, i
Mike Bongiorno, i
Pippo Baudo e tutti i pionieri del piccolo schermo. A rubare anche un po’ di chiacchierate in più perché loro erano i protagonisti e, al massimo, si poteva sorridere alle loro battute o canticchiare qualche
canzone che passava dalla radio alla tv.
I Simposi poi sono diventati sempre meno
banchetti con l’avvento dei locali notturni dove alle chiacchierate e ai confronti si preferiva
ballare con la musica a palla nelle orecchie, al massimo con qualche lento che, comunque, era più uno spunto per abbracciare la propria corteggiata e rubare magari un bacio piuttosto che
chiacchierare con lei.
Dalle discoteche agli happy hourCon il passare degli anni la musica si è alzata sempre di più fino ad arrivare ad essere trasmessa nelle
cuffie di ognuno dei ragazzi presenti in una discoteca invece che nelle casse. Un’esclusiva insomma che non prevedeva in alcun modo il confronto, anzi. Un’evoluzione poco sociale che sembrava essersi placata con l’esplosione del food. Da qui gli
happy hour sono diventati i nuovi simposi, ma anche in questo caso si era comunque lontani dal concetto originario: troppo alcol, poca qualità nel cibo, musica ancora a tutto volume e animi sovraeccitati che non potevano dar luogo a qualche confronto edificante. Al massimo, qualche bega su proprio personaggio preferito del
Grande Fratello.
La pandemia che ha cancellato i contattiPoi, la
pandemia, che ha annullato tutto. Tutti nelle proprie case, addirittura nelle proprie camere da letto se infettati e costretti a proteggere i propri conviventi. I
Simposi tra amici si sono azzerati, sono tornati in auge per qualche settimana quelli in famiglia. Quanti hanno riscoperto il piacere di parlare col il papà e la mamma, quanti hanno riscoperto il valore di un fratello o sorella maggiore da cui attingere insegnamenti e quanti hanno compreso la nobiltà di trasmettere valori al proprio fratello o sorella minore.
Ma fuori di casa, il nulla. Anzi, il Simposio è l’emblema di tutto ciò che non si può più fare. Simposio, oggi, fa rima con
assembramento.
Vino, oggi, fa rima con movida. Cibo, oggi, è associato a
socialità che fa male, infetta, uccide. Tutto comprensibile e meritevole di attenzione, per carità, ma siamo sicuri di sapere dove esattamente stiamo finendo? Siamo sicuri di aver compreso bene il fatto che la nostra socialità si sta azzerando sempre di più?
In Giappone i bar con tavolini per un solo ospiteForse la notizia che arriva dal
Giappone ci aiuta ad avere una maggior percezione di cosa stia accadendo. Nel paese del Sol Levante, il 5 febbraio, è stato inaugurato
Juden Highball, il primo bar pensato per chi vuole bere una birra o consumare un cocktail da solo (un po' come quell'idea folle dell'anno scorso dei
plexiglass anti-covid in spiaggia). Si tratta di un’idea particolare visto che la maggior parte dei pub giapponesi è allestita per accogliere gruppi di persone. I locali infatti hanno sempre molti tavoli e pochi posti al banco perché la gente vuole stare in
compagnia.
Il bar aprirà nella città di
Hakodate, nella prefettura di Hokkaido, ed è strutturato con una dozzina di cabine separate dotate di sedia e bancone che garantiscono la
privacy ed evitano il contatto con altri avventori. In questo modo ogni postazione ha uno spazio predisposto per una sola persona, e si ha la garanzia di mantenere una netta distanza sociale mentre si consuma una bibita o si beve un tè. Per facilitare le ordinazioni di cibo o bevande ogni postazione dispone di un tablet in grado di colloquiare con i camerieri, oltre che prese di corrente e
wi-
fi gratuito, per navigare in Internet o inviare messaggi.
Addio alle nostre radiciPraticamente, la morte della civiltà occidentale, quella della cultura, della condivisione, del piacere per le cose belle e le pietanze buone, quella dell’abbattimento dei muri e della cancellazione delle frontiere, quella che oggi vorrebbe denominarsi
Stati Uniti d’Europa e unirsi idealmente agli Stati Uniti d’America.
I tavoli monoposto non possono però essere certo affrontati come un fulmine a ciel sereno. Gli
smartphone che negli ultimi 10 anni hanno fatto irruzione a gamba tesa nelle nostre vite già avevano infettato l’idea di socialità. Occhi fissi sullo schermo blu, teste completamente dentro ai dispositivi, animi raffreddati, cuori impietriti, al massimo qualche sussulto per un
like in più ricevuto sull’ultimo post pubblicato su
TikTok.
Non si può uscire da soli dalla pandemiaUn problema enorme soprattutto per i giovanissimi che in questa società di
ghiaccio ci sta crescendo. Forse, cambiare punto di vista sul cibo, potrebbe essere un primo passo verso una maggior tutela della salute e un ultimo appiglio per salvare la cultura occidentale fondata sui platonici simposi. Se solo i ristoranti e i bar fossero valorizzati e tutelati, aperti e
incentivati a lavorare, gli italiani - tra i discendenti prediletti dei
Simposi - potrebbero tornare a chiacchierare davanti ad un buon calice di vino e ad un bel piatto di pasta al pomodoro. Distanziati, igienizzati, magari
immunizzati e vaccinati, educati, rispettosi perché il Covid c’è e uccide, ma consapevoli che non si può uscire soli e introversi da questa
pandemia.
Lo dice
Aristofane nel Simposio di
Platone: "Quando dunque gli uomini primitivi furono così tagliati in due, ciascuna delle due parti desiderava ricongiungersi all'altra. Si
abbracciavano, si stringevano l'un l'altra, desiderando null'altro che di formare un solo essere. E così morivano di fame e d'inazione, perché ciascuna parte non voleva far nulla senza l'altra. E quando una delle due metà moriva, e l'altra sopravviveva, quest'ultima ne cercava un'altra e le si stringeva addosso."