L’abbiamo scritto tante volte, riportando spesso le dichiarazioni dei medici; ora la nuova conferma arriva nientemeno che dall’Istituto superiore di Sanità: i ristoranti e i bar non sono tra i luoghi più pericolosi per eventuali contagi da covid 19. Non solo: secondo il monitoraggio settimanale dell’Istituto la stragrande maggioranza dei contagi (il 77,6%) avviene attualmente in ambito domestico.
Luca Richeldi
«
La stragrande maggioranza dei contagi avviene in luoghi privati - ha detto
Luca Richeldi, membro del Comitato tecnico scientifico e pneumologo del Policlinico Gemelli di Roma, alla trasmissione tv Otto e Mezzo su la7 -
Io non credo che ridurre di un paio d’ore l’apertura degli esercizi pubblici, quando siano ben regolamentati, possa fare una grande differenza». Una posizione ripetuta a poche ore dal nuovo decreto del Presidente del Consiglio, che potrebbe prevedere la chiusura anticipata di alcune tipologie di
esercizi pubblici.
«Queste due prese di posizione sono molto nette – commenta il Direttore generale della
Fipe Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi,
Roberto Calugi – e dimostrano che in questo momento i ristoranti sono un luogo sicuro, anche grazie alle misure messe in campo con la collaborazione dei ristoratori».
Rocco Pozzulo e Roberto Calugi
«Condividiamo quanto sostenuto dal professor Richeldi - aggiunge il presidente della
Federazione Italiana Cuochi,
Rocco Pozzulo - Non sono certo i ristoranti e le sale di ricevimento a creare l’incremento del Covid. Questi sono locali in cui ci sono controlli rigorosi su distanziamento e dispositivi di protezione.
Chiediamo che si consenta ad una categoria già duramente colpita di chiudere in serenità la stagione, che a novembre volge al termine, e soprattutto di effettuare i controlli nelle strade e nei luoghi di assembramenti».
«Mi auguro che sia il governo che le Regioni tengano conto di questi pareri – conclude Calugi – prima di tornare a prendere in considerazione misure tanto drastiche quanto inutili, che avrebbero come unico effetto la morte di un settore cruciale per l’economia italiana. È impensabile che il popolo della notte torni a casa alle 23, la sfida per tutti è quella di incrementare i controlli sia dentro che fuori dai locali».