Kiwi, quando mangiarlo e quando invece no

Sono notevoli fonti di potassio, fibre e antiossidanti. Al suo interno si trovano però anche ossalati, sostanze naturali che in concentrazioni troppo elevate possono contribuire al formarsi di calcoli

15 marzo 2022 | 17:09

Il kiwi è il frutto della Actinidia deliciosa, specie originaria della Cina e introdotta in Nuova Zelanda all’inizio del 20° secolo. Attualmente i principali produttori di questo frutto sono la Nuova Zelanda, il Cile, la Francia, il Giappone, gli Stati Uniti e l’Italia. Ma quali sono le sue proprietà nutrizionali e i suoi benefici? Scopriamolo in un articolo di Humanitas Salute che pubblichiamo integralmente.


Quali sono le proprietà nutrizionali?

  • 100 g di kiwi (buccia esclusa) apportano 44 calorie ripartite come segue:
  • 77% carboidrati
  • 12% lipidi
  • 11% proteine


Nello specifico, 100 grammi della sua parte commestibile apportano:

  • 86,4 g di acqua
  • 9 g di zuccheri solubili
  • 1,2 g di proteine
  • 0,6 g di lipidi
  • 2,2 g di fibre, di cui:
  • 1,43 g di fibra insolubile
  • 0,78 g di fibra solubile


Tra i minerali e le vitamine, 100 g di kiwi (buccia esclusa) apportano:

  • 400 mg di potassio
  • 70 mg di fosforo
  • 25 mg di calcio
  • 12 mg di magnesio
  • 5 mg di sodio
  • 0,5 mg di ferro
  • rame
  • manganese
  • 85 mg di vitamina C
  • 0,4 mg di niacina
  • 0,05 mg di riboflavina
  • 0,02 mg di tiamina
  • vitamina K
  • vitamina E
  • acido folico


È inoltre fonte di polifenoli (flavonoidi) e carotenoidi.

 

 

Quando non mangiarlo?

Il suo consumo può interagire con l’assunzione di anticoagulanti, antiaggreganti e medicinali contro la pressione alta.


Periodo reperibilità/stagionalità

In Italia la sua stagione inizia a novembre e termina a maggio. Tra giugno e ottobre possono invece trovarsi sul mercato i frutti di provenienza neozelandese.


Possibili benefici e controindicazioni

Sono notevoli fonti di potassio, fibre e antiossidanti. Questi ultimi (in particolare la vitamina C) possono contribuire a neutralizzare i radicali liberi che possono danneggiare le cellule e il loro dna e promuovere lo sviluppo sia di infiammazione che di tumori. La sua vitamina C sembra inoltre proteggere dai sintomi respiratori dall’asma, e – unitamente ai polifenoli e al potassio – può contribuire a proteggere la salute cardiovascolare.


Al suo interno si trovano però anche ossalati, sostanze naturali che in concentrazioni troppo elevate possono contribuire al formarsi di calcoli; per questo motivo il suo consumo può essere sconsigliato in presenza di problemi a reni o cistifellea, soprattutto se non adeguatamente trattati.


Infine, questo frutto contiene molecole associate alla cosiddetta “sindrome lattice-frutta”. In caso di allergia al lattice è quindi opportuno prestare attenzione al suo consumo.

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Alberto Lupini


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