Il gioco d'azzardo non cessa di esistere in Italia, e centinaia di migliaia di cittadini (circa 800mila) ne sono vittime. Quel che è peggio è che il governo italiano non interviene per mettere fine a questo fenomeno, al contrario sembra incentivarlo. La notizia del giorno è infatti che nella nuova legge di Stabilità il governo ha inserito il bando per altre 22mila sale giochi.
Si tratta di veri e propri “punti azzardo”, cioè sale giochi o spazi dedicati nei locali pubblici. E come se non bastasse questa manovra nasce con l'intento di reggere i conti della finanziaria, ovvero colmare i vuoti di bilancio dello Stato. Come a dire che per risollevare un settore (quello dell'economia) che sta affondando, si affonda l'eticità di un Paese.
Matteo Renzi pensa dunque di fare di nuovo cassa con il settore del gioco d’azzardo. Un miliardo di euro è infatti il totale delle entrate nelle casse dello Stato (gettito fiscale) che dal settore del gioco dovrebbe andare a riempire il capitolo coperture della legge di stabilità. Il problema è che una parte di questo gettito fiscale è “una tantum”, e sarà coperta con altre clausole di salvaguardia. Secondo quanto filtra dal Tesoro, infatti, di quel miliardo, circa 506 milioni arriveranno dall’aumento del Preu, il Prelievo erariale unico, del 2% sulle slot e dello 0,5% sulle più potenti Vlt (valore: 107 milioni). Per un totale di 600 milioni.
Altri 555 milioni arriveranno invece non da un aumento delle imposte ma da un nuovo bando di gara per 15mila agenzie di scommesse e 7 mila corner (con base d’asta di 30 mila euro) attraverso il rilascio di nuove concessioni decennali. Ma quella cifra è quanto il governo si aspetta di incassare, non un gettito garantito. Tanto più che il settore, dopo i 500 milioni già chiesti l’anno scorso, non gode di ottima salute. Per questo interverrà una nuova clausola di salvaguardia, che consentirà di utilizzare comunque i soldi.
Sono 10 i padroni del gioco d'azzardo legale in Italia, i “big” del mercato delle new slot, delle lotterie e delle scommesse sportive. Si spartiscono una torta che è arrivata a quota 80 miliardi di euro. Come dire, 16 volte il business annuo di Las Vegas o quanto basterebbe a sei o sette manovre finanziarie. Su questa cifra lo Stato incassa il 10%. Parliamo di un settore ha 120mila addetti, la terza industria italiana. Le 10 big del mercato rappresentano metà di quel fatturato. Dietro a loro ci sono altri 1.500 concessionari-gestori che si spartiscono l'altra metà. Alcune made in Italy sono perfettamente trasparenti - per esempio Lottomatica e Snai – mentre per altre con sedi all'estero è arduo stabilire proprietari e intrecci societari.
Una decisione più che opinabile quella del governo in carica, che sembra non avere tenuto conto degli effetti distruttivi che il gioco d'azzardo può avere sulle famiglie italiane. E a quanto pare non sono bastati i numeri a dissuadere il governo da questa proposta; come riporta Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, se nel 2000 gli italiani si giocavano 4 miliardi di euro l'anno, nel 2014 questo dato è salito a 84,5 miliardi.
Lo stesso ministero della Salute dichiara che «La ludopatia può portare a rovesci finanziari, alla compromissione dei rapporti e al divorzio, alla perdita del lavoro, allo sviluppo di dipendenza da droghe o da alcol fino al suicidio». Ed è ancora più difficile accettare la recente iniziativa del governo, quando nel ddl 13/9/2012 n. 158 (art. 5), «ha inserito la ludopatia - continua la nota del Ministero - nei livelli essenziali di assistenza (Lea), con riferimento alle prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette da questa patologia».
Senza contare che, come ricorda Gian Antonio Stella sul Corriere, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha scelto di nominare il sociologo Maurizio Fiasco Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, per il suo impegno e le sue ricerche finalizzate ad approfondire il gioco d'azzardo come fenomeno negativo per la dimensione sociale, oltre che individuale. E proprio Fiasco, riportando delle stime a riguardo precisa che le 22mila nuove sale giochi andrebbero ad aggiungersi ad almeno 90mila punti vendita che ospitano già 380 mila slot machine. Da sommare alle 3mila sale giochi, che ospitano altre 40mila macchinette.