«I segnali di rallentamento e di una possibile inversione del ciclo economico, dopo sette trimestri di forte recupero, continuano ad essere parzialmente attenuati da indicazioni meno negative provenienti dal mercato del lavoro e dalle aspettative delle famiglie e delle imprese. La famiglie patiscono l’elevata inflazione in termini di minore potere d’acquisto: se gli interventi di sostegno da parte del governo neutralizzano in buona parte, specialmente per le fasce più deboli, la riduzione del valore reale dei redditi correnti, poco o nulla possono sulle perdite in conto capitale, cioè sulla ricchezza detenuta in forma liquida. Emergono, di conseguenza, comportamenti di acquisto e consumo più prudenti, soprattutto in relazione ai beni». A dirlo è Confcommercio nella sua analisi, che evidenzia un calo dei consumi a novembre dello 0,7% e stima l'inflazione al 12% entro la fine dell'anno.
Per Confcommercio l'inflazione arriverà al 12% a dicembre
«Secondo le nostre stime a dicembre il PIL dovrebbe registrare una riduzione dello 0,7% congiunturale, e una crescita dello 0,2% nel confronto annuo. Nella media del quarto trimestre si avrebbe, pertanto, una contrazione dello 0,7% sul terzo trimestre e una crescita dell’1,0% su base annua - prosegue Confcommercio - La stabilizzazione dell’inflazione registrata a novembre all’11,8% non costituisce una solida premessa dell’inizio di una fase meno critica. Secondo le nostre stime nel mese di dicembre i prezzi al consumo dovrebbero registrare un incremento dello 0,6% su novembre, portando il tasso di variazione tendenziale al 12,0%. Nella media del 2022 l’inflazione si attesterebbe all’8,2%. La progressiva crescita dell’inflazione di fondo, e le turbolenze ed incertezze che ancora caratterizzano molti mercati delle materie prime, rendono difficile ipotizzare un rientro delle dinamiche prima della tarda primavera del 2023, con conseguenze negative sulle prospettive di crescita per l’anno che sta per iniziare».
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