Ospitalità, ripartono gli investimenti immobiliari
Nonostante le difficoltà che spesso deve attraversare, l’Italia si conferma oggetto di grande interesse per gli operatori stranieri: la metà degli investimenti nel settore alberghiero viene infatti dall’estero
18 febbraio 2020 | 08:35
di Alessandro D’Andrea
Il 2019 ha segnato una crescita record per gli investimenti immobiliari nel settore dell’ospitalità in Italia
Location storicamente di maggior appeal si confermano Roma, Milano, Venezia e Firenze. A Roma, in particolare, molti prestigiosi edifici sono stati acquisiti per essere trasformati in hotel, per la cui gestione si parla ad esempio di Accor e W-Marriott. Molto importante che la Capitale sia stata inserita dal Real Estate Advisor JLL fra le 50 città in fase di “managing momentum” (cioè quella fase in cui è consigliabile investire): sempre più urgente, dunque, sarà risolvere le problematiche che possono avere un effetto negativo sul turismo. Importanti operazioni riguardano anche destinazioni di vacanza - da Capri a Taormina, dalla Sardegna a Courmayeur.
Ciò non può che essere positivo per la qualità della nostra offerta di accoglienza, che - pur già d’eccellenza - potrà apprendere molto dall’ingresso di nuovi competitor e potrà consolidare la sua attrattività nel circuito del turismo d’élite. I lavoratori del settore avranno occasione di fare esperienza in hotel di catena anche rimanendo in Italia, formandosi con standard sempre più elevati e procedure di rodata e puntuale organizzazione, mettendosi alla prova in realtà dal più ampio respiro.
Il tessuto alberghiero italiano, che rappresenta il più grande portafoglio ricettivo in sede europea (davanti a Germania e Spagna) e il terzo assoluto a livello mondiale, è costituito per la grande maggioranza da strutture di categoria 3 stelle. Il numero degli alberghi a 4 e 5 stelle è in crescita, rispettivamente del 20 e 50%, mentre va riducendosi quello di categorie inferiori. Il tasso di penetrazione delle catene alberghiere resta basso rispetto alla media europea, e riguarda principalmente la fascia medio-alta. Ma non solo gli investimenti sono di buon auspicio: tra le 52 destinazioni “da visitare” nel 2020 secondo il New York Times l’Italia è presente tre volte, con la Sicilia (al 7° posto), il Molise e Urbino.
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Alberto Lupini