Arte dei pizzaiuoli napoletani 58° Patrimonio Unesco in Italia

La proclamazione è arrivata dall'isola di Jeju, in Corea del Sud. Con l'Arte dei pizzaiuoli napoletani l'Italia ottiene il suo 58° bene tutelato, il 9° in Campania. Il merito è anche della campagna #pizzaUnesco di Pecoraro Scanio, che con oltre 2 milioni di firme provenienti da 100 Paesi ha favorito la corsa della candidatura italiana

07 dicembre 2017 | 09:37
A proclamare Patrimonio Unesco l'Arte dei pizzaiuoli napoletani è stato il 12° Comitato per la salvaguardia del Patrimonio culturale immateriale dell'Unesco.



Tutta la città di Napoli, i napoletani ma anche l'Italia intera festeggia la conquista ottenuta dai pizzaiuoli, che portano avanti ancora oggi una tradizione artigianale nata secoli fa sotto al Vesuvio. L'Arte dei pizzaiuoli napoletani è il 58° Bene tutelato Unesco, il 7° Patrimonio immateriale.

A dare l'annuncio proprio l'ex Ministro e presidente Fondazione Univerde Alfonso Pecoraro Scanio in diretta Facebook, insieme alla delegazione italiana che sull'isola sudcoreana ha seguito da vicino i lavori del Comitato Unesco. Chi ha atteso, presente in loco, la proclamazione, oltre a Pecoraro Scanio, è stato Vincenza Lomonaco, rappresentante permanente d'Italia presso l'Unesco, Pierluigi Petrillo, curatore legale del dossier della candidatura, ed Enrico Derflingher, presidente Euro-Toques Italia e International. I lavori del Comitato comunque continueranno fino al 9 dicembre, data in cui la proclamazione sarà ufficializzata.



A spiegare il significato di questo riconoscimento proprio Pecoraro Scanio, promotore di #pizzaUnesco, che ha raccolto 2 milioni di sottoscrizioni mondiali, portando la candidatura italiana alla vittoria: «Il riconoscimento dell'Arte dei pizzaiuoli napoletani nella prestigiosa lista del Patrimonio immateriale dell'Unesco è la riaffermazione di una tradizione storica che per il nostro Paese rappresenta, da secoli, un vero elemento d’unione culturale. Sono veramente entusiasta del risultato ottenuto perché, seppur la candidatura fosse forte e credibile, si tratta di un successo affatto scontato ma perseguito dopo anni di intensa attività e dedizione, al fine di poter garantire la valutazione positiva da parte del Comitato Unesco. L’Arte dei pizzaiuoli napoletani è un patrimonio di conoscenze artigianali uniche tramandato di padre in figlio, elemento identitario della cultura e del popolo partenopeo che ancora oggi opera in stretta continuità con la tradizione. Dedico questa vittoria agli amici pizzaiuoli, alla loro arte e alla loro creatività, al loro cuore e alla loro passione, alla città di Napoli, ai napoletani, all’Italia».

La comunità di #pizzaUnesco
La comunità esponenziale che ha avanzato la proposta di riconoscimento Unesco dell'Arte dei pizzaiuoli napoletani è rappresentata da Associazione pizzaiuoli napoletani, Associazione verace pizza napoletana, Fondazione Univerde, Comune di Napoli, Regione Campania, Coldiretti, Univerdità degli studi di Napoli Federico II e dal Centro di ricerche sociali sulla Dieta mediterranea.


I festeggiamenti a Napoli

La storia di #pizzaUnesco, dal 2014 a oggi
La campagna è stata lanciata nel 2014 e ha fatto più volte il giro del mondo, raccogliendo il sostegno di oltre 600 ambassador tra personalità di cultura, spettacolo, politica, sport e società civile a livello internazionale, superando altresì le 2 milioni di adesioni mondiali. Questi numeri hanno reso #pizzaUnesco il movimento popolare d'opinione più imponente nella storia delle candidature di tutte le agenzie delle Nazioni Unite. Tappe importanti di questo viaggio sono state la partenza, al Napoli Pizza Village 2014, per poi passare dall'Onu di New York all'Unesco di Parigi, dalle Olimpiadi 2016 di Rio fino alla prima e alla seconda Settimana della Cucina italiana nel mondo.

L'iter di questo riconoscimento è stato travagliato, a ripercorrerlo è proprio Fondazione Univerde: già nel marzo del 2015 la proposta ha riscosso un primo successo, ottenendo la candidatura italiana e intraprendendo l’iter ufficiale verso il prestigioso riconoscimento. Tuttavia, nel mese di novembre dello stesso anno, non avendo l’Unesco esaminato nuove proposte italiane, la valutazione non ha avuto il seguito sperato. Motivo per cui, la campagna #pizzaUnesco ha subito rilanciato la sfida a ottenere che i Ministeri presenti nella Commissione nazionale per l’Unesco scegliessero nuovamente, nella primavera 2016, l’Arte dei pizzaiuoli napoletani come candidatura dell’Italia al Patrimonio culturale immateriale. La risposta della mobilitazione mondiale è stata tale che la proposta è approvata all’unanimità e sostenuta dalle prime 900mila firme mondiali. Da questo secondo successo ha avuto inizio il lungo percorso che, dopo aver coinvolto nei negoziati molti dei circa 200 Paesi rappresentati all’Unesco, le centinaia di tappe internazionali a sostegno della campagna promossa da Pecoraro Scanio e il record di 2 milioni di sottoscrizioni mondiali, ha portato alla decisiva vittoria di Jeju, in Corea del Sud.


Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali, dice sì a #pizzaUnesco

I Patrimoni Unesco in Campania
In Campania, l'Arte dei pizzaiuoli napoletani è il numero 9 dei Beni tutelati: insieme al Centro storico di Napoli (1995), alla Reggia di Caserta (1997), alle Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata (1997), alla Costiera Amalfitana (1997), al Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano con i siti archeologici di Paestum, Velia e la Certosa di Padula (1998), alla Dieta mediterranea con la Comunità emblematica di Pollica (2010), ai Longobardi in Italia con il Complesso di Santa Sofia di Benevento (2011), alla Rete delle grandi macchine a spalla italiane - Festa dei Gigli di Nola (2013).

Le reazioni del mondo della politica e della Cucina
Alfonso Pecoraro Scanio
, presidente Fondazione Univerde e ideatore di #pizzaUnesco
«Ringrazio tutti i pizzaiuoli napoletani, il ministero degli Affari esteri per la decisa azione diplomatica, il ministero delle Politiche agricole per l’espletamento degli adempimenti tecnici necessari, le ambasciate, le organizzazioni, le imprese, le istituzioni e gli oltre due milioni di cittadini che, con il loro impegno, hanno permesso all’Arte dei pizzaiuoli napoletani e alla petizione #pizzaUnesco di conseguire una vittoria storica. Un ringraziamento particolare va all’amico Jimmy Ghione per il suo fortunato ruolo di testimonial della campagna. La vittoria è un atto d’amore verso Napoli, l’Italia e il mondo intero che oggi possono aprire gli occhi alla bellezza di quest’arte».


I cuochi Fic sostengono l'iniziativa di Pecoraro Scanio

Rocco Pozzulo e Alessandro Circiello, Fic - Federazione italiana cuochi
«L'impegno dell'Italia per la protezione del patrimonio culturale non si limita alla tutela dei beni culturali, ma riguarda anche gli elementi più rappresentativi della tradizione del nostro Paese, espressione del genio e della creatività italiana». La Federazione Italiana Cuochi in prima linea per la raccolta firme insieme ad Alfonso Pecoraro Scanio per fare riconoscente la pizza Patrimonio Unesco, commenta l'importante riconoscimento tributato dall'Unesco all'arte dei pizzaioli napoletani, tecnica tramandata di generazione in generazione, che entra, da oggi, a far parte della lista del Patrimonio culturale immateriale dell'umanità. '

«Due milioni di firme raccolte per la petizione #pizzaUnesco e hanno contribuito, così, a questa grande vittoria. L'Unesco ha riconosciuto la dimensione culturale e sociale di questo sapere antico - afferma Rocco Pozzulo, presidente Fic - che ha regalato al mondo non solo uno degli alimenti più sani e completi, ma anche un cibo che unisce, al di là di ogni differenza sociale, economica e culturale e, soprattutto, una parola della lingua italiana che, senza bisogno di essere tradotta, riesce a trasmettere emozioni immediate».

«La pizza è uno dei piatti più imitati e maltrattati al mondo con tante false ricette - afferma Alessandro Circiello, presidente Cuochi Lazio - la pizza è tra gli elementi del marchio Italia. Qualità, identità, territorio, biodiversità, cultura, sostenibilità, tratti distintivi dell'Arte dei pizzaiuoli napoletani, sono le parole chiave dell'eccellenza italiana nel mondo e della professionalità di un settore che porta in alto il nome dell'Italia all'estero».


Enrico Derflingher

Enrico Derflingher, presidente Euro-Toques Italia e International
È un grande piacere per me, in qualità di presidente Euro-Toques, esser stato in Corea a festeggiare il momento in cui la pizza è stata decretata Patrimonio Unesco. È stato un grande successo, condiviso con i nostri ambasciatori e con tutti i pizzaioli venuti dal Giappone e da tutta l'Asia per festeggiare questo momento. Questa è la dimostrazione che l'Italia è in grado di fare squadra, è riuscita a dimostrare come si possono raccogliere oltre 2 milioni di firme e realizzare la più grande petizione mai fatta per una candidatura Unesco. Per noi è ragione d'orgoglio, non possiamo che dirci entusiasti del fatto che la pizza sia diventata un Patrimonio tutelato. Ma il successo è anche di tuta la filiera e dei nostri grandi prodotti, dal pomodoro alla farina fino alla Mozzarella campana di bufala Dop, tutti ingredienti per i quali noi combattiamo, che valorizziamo, ogni giorno, all'estero».

Tra gli storici sostenitori della campagna #pizzaUnesco, anche l'associazione di cuochi Euro-Toques, che ha espresso tutto il suo appoggio all'iniziativa in due momenti di grande visibilità mediatica: dal Pizza Village di quest'anno a Napoli, con il presidente Enrico Derflingher che ha consegnato 50mila firme a Pecoraro Scanio, fino all'incontro a Milano con Claudio Ceriotti, vicepresidente, che ha annunciato per il rush finale l'impegno di tutti i cuochi europei iscritti all'associazione nel dare ancora più slancio all'iniziativa tra i loro contatti.


Maurizio Martina, Roberto Moncalvo e Domenico Raimondo

Maurizio Martina, ministro delle Politche agricole, alimentari e forestali
«Il Made in Italy ottiene un altro grande successo. È la prima volta che l’Unesco riconosce quale patrimonio dell’umanità un mestiere legato ad una delle più importanti produzioni alimentari, confermando come questa sia una delle più alte espressioni culturali del nostro Paese. È un’ottima notizia che lancia il 2018 come anno del Cibo. L’Arte dei pizzaiuoli napoletani racchiude in sé il saper fare italiano costituito da esperienze, gesti e, soprattutto, conoscenze tradizionali che si tramandano da generazione in generazione. È un riconoscimento storico che giunge dopo un complesso lavoro negoziale durato oltre 8 anni, che premia l’impegno del Ministero al fianco delle associazioni dei pizzaiuoli. Ringrazio le istituzioni locali, la Regione Campania, gli esperti del Ministero e tutti quelli che col loro impegno hanno reso possibile questo risultato che ribadisce il ruolo di primo piano svolto dal nostro Paese nel valorizzare la propria identità enogastronomica».

Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti
«Un risultato straordinario alla vigilia di un 2018 che è stato proclamato l'anno internazionale del cibo italiano nel mondo» ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, nel sottolineare che «l'Italia è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare e l'arte della pizza rappresenta un simbolo dell'identità nazionale con circa 5 milioni di pizze sfornate al giorno». La Coldiretti ricorda che la tutela dell’Unesco è stata riconosciuta per il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l'impasto della pizza, esibirsi e condividere: si tratta di un indiscutibile patrimonio culturale.

Domenico Raimondo, presidente del Consorzio di Tutela della Mozzarella di bufala campana Dop
«È il giusto e meritato riconoscimento a un’arte antica, che è simbolo di Napoli e dell’Italia nel mondo. Da oggi comincia una nuova storia, tutta da scrivere, di cui noi facciamo e faremo parte sempre più orgogliosamente. La Mozzarella di bufala campana Dop è indissolubilmente legata alla pizza per tradizione e cultura. Inoltre l’utilizzo del nostro prodotto è previsto nel disciplinare di produzione della pizza verace napoletana. Questo successo testimonia che quando l’Italia riesce a fare davvero sistema sa cogliere importanti traguardi. Da Seul arriva anche la conferma che la pizza deve restare un piatto popolare. Un plauso incondizionato va alle istituzioni, alle associazioni e soprattutto ai tantissimi pizzaioli, sempre più preparati, che ci hanno creduto sin dall’inizio. Tutti insieme hanno firmato una straordinaria pagina che sa di futuro».


Aldo Cursano e Francesca Marino

Aldo Cursano, vice presidente vicario di Fipe - Federazione italiana pubblici esercizi
Anche la Fipe esprime grande soddisfazione per la decisione dell'Unesco. «La pizza è un prodotto identificativo dell’Italia, famoso in tutto il mondo - ha dichiarato Aldo Mario Cursano - che oggi finalmente viene riconosciuto patrimonio universale, con la consapevolezza che la cucina italiana in tutte le sue manifestazioni è unica ed imitabile, sia per le materie prime che per la professionalità. Oggi questa unicità, tante volte imitata, banalizzata in giro per il mondo, viene riconosciuta come un patrimonio da salvaguardare e che identifica la storia e la cultura di un popolo, quello italiano».

La Fipe fa anche una stima del mondo-pizza in Italia: oltre 25mila pizzerie con servizio, 150mila addetti e un volume di affari di oltre 6 miliardi di euro. 11,80 euro lo scontrino medio. La pizza è, secondo la Fipe, il prodotto per tutte le occasioni.

Francesca Marino, Mysocialrecipe e ideatrice del contest #pizzaUnesco
«Da oggi l'Arte dei pizzaioli napoletani diventa il settimo "Patrimonio culturale immateriale dell'Unesco" italiano insieme alla Dieta mediterranea e lo Zibibbo di Pantelleria, a riprova della sempre maggiore attenzione che si sta dando e si darà all'alimentazione; e infatti il 2018 sarà l'anno internazionale del cibo italiano nel mondo. Con questo storico risultato, inoltre, anche Napoli entra simbolicamente nell'Olimpo Unesco perché diventa ufficialmente la patria della pizza. Ed è con questo spirito e consapevolezza che siamo già a lavoro per una terza edizione del contest, finalmente non più per sostenere ma per festeggiare il riconoscimento ottenuto».

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Alberto Lupini


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