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Chi è il cuoco José Andrés e perché cibo fa rima con pace

Lo chef spagnolo ha fondato la World Central Kitchen nel 2010 dopo il terremoto di Haiti, poi intervenuta in tante altre zone di guerra e di difficoltà. L'ultima a Gaza dove 7 cooperanti umanitari sono stati uccisi da un raid israeliano. Scopriamo chi è lo chef Andrés grande amico anche di Ferran Adrià e più volte indicato per il Nobel della pace

di Luca Bassi
05 aprile 2024 | 09:29
Come José Andrés ha fondato World Central Kitchen e perché cibo fa rima con pace
Come José Andrés ha fondato World Central Kitchen e perché cibo fa rima con pace

Chi è il cuoco José Andrés e perché cibo fa rima con pace

Lo chef spagnolo ha fondato la World Central Kitchen nel 2010 dopo il terremoto di Haiti, poi intervenuta in tante altre zone di guerra e di difficoltà. L'ultima a Gaza dove 7 cooperanti umanitari sono stati uccisi da un raid israeliano. Scopriamo chi è lo chef Andrés grande amico anche di Ferran Adrià e più volte indicato per il Nobel della pace

di Luca Bassi
05 aprile 2024 | 09:29

Erano volontari della World Central Kitchen i sette cooperanti umanitari uccisi nella Striscia di Gaza nella notte tra lunedì 1 e martedì 2 aprile da un raid israeliano “compiuto per un tragico errore”, com’è stato spiegato dallo stesso premier israeliano, Benyamin Netanyahu. Sette persone innocenti che stavano portando scorte di cibo ai civili palestinesi fortemente segnati da questi sei mesi di guerra. Sulla prima nave di aiuti arrivata a Gaza a metà marzo non c’era l’Onu, ma 200 tonnellate di cibo offerte dalla Wck dello chef José Andrés. Un fatto storico: non solo perché è la prima nave umanitaria a cui si consente di arrivare vicino alle coste della Striscia di Gaza dal 2005 - vicino perché non esiste un porto, essendo quella terra “sigillata” da Israele - ma proprio perché coinvolge non un’associazione internazionale, ma l’organizzazione umanitaria di un privato cittadino.

Chi è il cuoco José Andrés e perché cibo fa rima con pace

Lo chef José Andrés (a destra) al lavoro con World Central Kitchen

Chi è José Andrés, candidato al Nobel per la Pace

Dietro a tutto questo c’è, come detto, José Andrés. Cittadino americano dal 2013, vive a Washington con la moglie Patricia Fernandez de la Cruz e le tre figlie Carlotta, Ines e Lucia. Nel 2018 Time lo ha nominato tra le 100 persone più influenti del mondo, con un patrimonio stimato in 50 milioni di dollari. Il cuoco è famoso negli Stati Uniti per vari libri di cucina e una serie di ristoranti, ma da un paio d’anni è un nome che circola sempre più spesso quando si parla di candidati per il premio Nobel per la Pace: la sua fama è diventata internazionale quando ha iniziato ad accorrere nelle zone di disastro umanitario o di guerra, portando aiuti alimentari. La sua filosofia l’ha riassunta nel motto: «Tavoli più lunghi, non muri più alti», e la missione è quella di salvare il mondo dalla fame. A febbraio Nancy Pelosi, l'ex presidente della Camera Usa con Jim McGovern e Roda DeLauro, altri due deputati democratici, hanno proposto lo chef per il Nobel per la Pace, insieme a World Central Kitchen, che fornisce più di 350 milioni di pasti in tutto il mondo.

José Andrés, licenziato dall’amico Ferran Adrià

Il 13 luglio lo chef Andrés compirà 55 anni. Quando ne aveva poco più di 15 ha lasciato la sua famiglia, A Mieres nelle Asturie, per inseguire il suo sogno: diventare un cuoco, in Catalogna. Per sostenere economicamente gli studi ha iniziato a lavorare come lavapiatti in vari ristoranti, finché si è diplomato e ha iniziato da ElBulli, il ristorante del suo migliore amico: Ferran Adrià, dove ha lavorato tra il 1988 e il 1990. Alla fine di quell’anno, come ha raccontato in un’intervista a Newsweek, per un’incomprensione su un ritardo a un appuntamento, è stato addirittura licenziato dall’amico. «A lui piace essere puntuale e pensava che gli stessi mancando di rispetto», ha raccontato lo chef, che in realtà si era allontanato dal luogo dell’incontro per cercare un telefono pubblico. Comunque, oggi i due vecchi amici lo sono ancora, tanto da andare spesso in vacanza insieme con le rispettive famiglie: sette anni dopo quell’episodio si sono ritrovati. Nel frattempo, Andrés aveva fatto anche la leva in Marina e poi era sbarcato in America.

Chi è il cuoco José Andrés e perché cibo fa rima con pace

Nel 2021, Jeff Bezos, ha consegnato a World Central Kitchen 100 milioni di dollari

José Andrés, il sogno americano, le due stelle Michelin e la causa a Trump

Nel 1990 il divorzio da ElBulli gli permette, con 50 dollari in tasca, di realizzare un sogno: sbarcare negli Stati Uniti. Prima tappa New York, dove Andrés trova lavoro in un noto ristorante spagnolo, Eldorato Petit. Impara la lingua, si dà da fare, e dopo due anni è pronto a raggiungere la capitale, suo sogno da sempre. A Washington diventa celebre in tutta la città con le sue tapas da Jaleo, e i proprietari gli affidano l’espansione del ristorante con altre cinque aperture. Lui poi si mette in proprio con l’operazione Minibar, due stelle Michelin, una vera e propria esperienza culinaria per un tavolo solo di sei persone, prima ospitato all’interno del Café Atlantico, oggi chiuso, e poi in tutta una serie di altri spazi.

Andrés diventa nel frattempo autore di libri di cucina e protagonista di trasmissioni televisive dove mostra le sue capacità, vince numerosi premi e con il socio Robert Wilder nel 2006 fonda ThinkFoodGroup, una società che gestisce una ventina di ristoranti in varie città del Paese.

Nel 2008 a Washington viene eletto Barack Obama, che gli consegna la National Humanities Medal, e con cui ha ottimi rapporti. Non lo stesso si può dire di Trump, con cui il rapporto si incrina nel 2015, quando in campagna elettorale l’ex presidente attacca gli immigrati dal Messico e i due sono in affari per un ristorante nel Trump International Hotel di Washington. Andrés rescinde unilateralmente il contratto, va in causa e si accorderà con Trump solo nel 2017 in via stragiudiziale. Tuttavia, su Twitter continuerà a criticare le politiche sull’immigrazione del presidente. Nel 2023 è riuscito ad aprire il ristorante The Bazaar, suo sogno da 30 anni, proprio nell’edificio dove doveva aprire nel 2015, ormai non più di proprietà di Trump.

Nel 2010 la nascita di World Central Kitchen

Il sogno umanitario chiamato World Central Kitchen nasce nel gennaio del 2010, dopo il terribile terremoto che devasta Haiti. Lui si trovava in vacanza con la famiglia alle Isole Cayman, non troppo distante: subito decide di andare a cucinare per gli sfollati. Come ha spesso ricordato lo chef: «World Central Kitchen è iniziato con un'idea semplice, a casa con mia moglie Patricia: quando le persone hanno fame, manda dei cuochi. Non domani, oggi». Ad Haiti non solo viene a contatto con la miseria e la disperazione, ma anche con tutti i problemi logistici dei soccorritori.

Chi è il cuoco José Andrés e perché cibo fa rima con pace

Il sogno umanitario chiamato World Central Kitchen nasce nel gennaio del 2010

È lì che forma il suo know how per fondare la sua società umanitaria, per poi intervenire in tante altre zone dell’America Latina colpita da terremoti, uragani, poi in California e in Australia per gli incendi, al confine tra Stati Uniti e Messico tra i migranti. Durante la pandemia per il Covid-19 ha distribuito 40 milioni di pasti in tutto il mondo.

José Andrés e i 100 milioni di dollari di Jeff Bezos

Una delle ultime svolte di World Central Kitchen è arrivata nel 2021, quando Jeff Bezos, numero uno di Amazon e proprietario del Washington Post, ha consegnato all’organizzazione 100 milioni di dollari. Una vera e propria linfa vitale per il sogno di Andrés, che anche grazie a quel gruzzoletto è riuscito già nel 2022 a raggiungere la Polonia per servire pasti caldi ai profughi ucraini in fuga dalla propria terra dopo l’invasione russa

Chi è il cuoco José Andrés e perché cibo fa rima con pace

Il logo di World Central Kitchen

L’umanità dello chef-filantropo è arrivata anche all’Onu, pochi mesi dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, quando il principe Harry, parlando per il Nelson Mandela Day, ha voluto citarlo descrivendolo come «un esempio».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
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