Il 2024 si chiude dei dati allarmanti per turismo e ristorazione. Delle 274mila assunzioni che le imprese italiane hanno programmato per diplomati in turismo, enogastronomia e ospitalità, infatti, più della metà (il 55%) sono rimaste scoperte. Stessa sorte per il comparto ristorativo, dove su ben 443mila posti disponibili, circa la metà (49% circa) ha trovato difficoltà nel reperire personale qualificato. Numeri, quelli divulgati dal Sistema Informativo Excelsior (promosso da Unioncamere e dal ministero del Lavoro), che raccontano non solo una carenza strutturale di figure professionali, ma un sistema (generale, perché il problema riguarda anche molti altri ambiti) che fatica ad adattarsi alle esigenze del mercato.
Italia a corto di personale qualificato: allarme nel turismo e nella ristorazione
«La difficoltà di reperimento delle persone rappresenta un serio problema per il sistema produttivo nazionale - ha commentato Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere. In questo scenario, l'invecchiamento demografico sarà uno dei fattori più rilevanti nell'intensificare il mismatch nei prossimi anni. Per farvi fronte serve un mix di interventi dedicati: orientamento ai giovani, miglior dialogo scuola-impresa e una strategia nazionale per trattenere e valorizzare i giovani talenti, premiandone le competenze e soddisfacendone le legittime aspirazioni».
Un motore da riparare: turismo e ristorazione alla ricerca di personale
Il turismo e la ristorazione, ricordiamo, sono da sempre due pilastri del made in Italy, capaci di trainare l'economia e definire l'immagine internazionale del nostro Paese. Eppure, il 2024 ha messo a nudo un problema strutturale che rischia di penalizzare l'intero comparto proprio nel momento in cui la ripresa post-pandemia è entrata nel vivo. Le difficoltà di reperire personale qualificato nel turismo e nell'enogastronomia si attestano al 55%, una percentuale che parla chiaro: le competenze richieste dalle imprese non trovano corrispondenza sufficiente nel bacino di candidati.
La situazione, come già anticipato, non migliora anche nella ristorazione, dove con oltre 443mila assunzioni programmate - pari a un quinto delle richieste totali di qualificati/diplomati dell'IeFP - poco meno della metà delle posizioni resta vacante. Le aziende cercano personale sempre più specializzato, capace di rispondere a un'utenza esigente e internazionale, ma il sistema formativo non sembra in grado di garantire numeri e qualità adeguati. Una difficoltà che è particolarmente sentita nelle destinazioni turistiche più affermate, dove la concorrenza con il mercato estero rende indispensabile una forza lavoro altamente qualificata.
Guardando al 2025: quale futuro per il mercato del lavoro?
La chiusura del 2024 non lascia quindi spazio a dubbi: se il 2025 vuole essere l'anno della svolta, è necessario agire su più fronti. Il turismo e la ristorazione, pur essendo esempi eclatanti, non sono gli unici settori a soffrire del mismatch tra domanda e offerta. Nel complesso, infatti, le imprese italiane hanno pianificato oltre 5,5 milioni di assunzioni, di cui 80% concentrate su figure con laurea, diploma tecnico-professionale o qualifica IeFP. Ma le difficoltà di reperimento si attestano su percentuali significative, che spaziano da una media del 49% per i diplomati tecnico-professionali al 50% per i laureati - in particolare, ingegneria ed economia sono stati i corsi di studio più richiesti nel 2024, ma anche i più difficili da trovare.
Mancano le braccia: il turismo e la ristorazione cercano personale
Un altro nodo riguarda poi i diplomati degli Its Academy e degli istituti tecnico-professionali. Questi percorsi formativi, nati proprio per rispondere alle esigenze delle imprese, continuano a registrare una domanda crescente: nel 2024, si sono contate 81mila richieste di diplomati Its Academy e oltre 1,4 milioni di diplomati tecnico-professionali. Ma resta comunque il problema dell'irreperibilità. Infatti, per i diplomati Its, il gap tra domanda e offerta ha toccato punte record nel 2024: il 61% delle figure ricercate è risultato introvabile, con picchi dell'87,5% nel comparto energetico e oltre il 70% in ambiti come la meccatronica e il sistema moda. Per i diplomi tecnico-professionali, le difficoltà invece si concentrano in comparti chiave come meccanica, elettronica, costruzioni e turismo, con percentuali di irreperibilità che superano il 60%. È evidente che questi percorsi debbano essere potenziati e meglio promossi, soprattutto tra i giovani, per renderli più attrattivi e allinearli alle necessità del mercato.
Verso una soluzione strutturale: il turismo come esempio?
Insomma, se c'è un comparto che più di altri può fungere da laboratorio per risolvere il mismatch tra domanda e offerta, questo è proprio il turismo. La sua natura multidisciplinare, che spazia dall'accoglienza alberghiera all'enogastronomia, dalla gestione del territorio alla promozione culturale, lo rende un ambito ideale per sperimentare nuove sinergie tra formazione e lavoro.
Nel 2025, dunque, occorrerà puntare su politiche che favoriscano una maggiore integrazione tra scuole e imprese, con stage, apprendistati e percorsi duali che consentano ai giovani di acquisire competenze pratiche sin da subito. Allo stesso tempo, sarà fondamentale investire in percorsi di aggiornamento per chi già lavora nel comparto, in modo da garantire standard di qualità elevati e competitivi. Perché l'Italia non può fare a meno della benzina per il suo motore...