Il mondo della ristorazione è alla disperata ricerca di personale. Dall’inizio delle riaperture ad oggi, questo è l’assillo degli imprenditori del settore. Con le chiusure di inizio pandemia e le successive limitazioni che hanno azzoppato il comparto, molti lavoratori hanno deciso di cambiare settore e dire basta a lunghi turni, weekend lavorativi, paghe basse (spesso per lavori poco qualificati) e stress. «Con la chiusura dei locali, molti lavoratori hanno riscoperto il tempo libero e ora sono alla ricerca di un nuovo bilanciamento fra vita privata e vita professionale», racconta Luca Lotterio, cofondatore di RestWorld, startup specializzata nel far incontrare domande e offerta di lavoro all’interno dell’Horeca.
Al Politecnico di Torino domanda e offerta si sono incontrate in presenza
L’8 ottobre, proprio RestWorld ha organizzato il primo di una serie di eventi di networking in presenza. A Torino all’interno del polo innovativo del Politecnico di Torino, l’Incubatore delle Imprese I3P. I partecipanti, circa una cinquantina, hanno avuto l’opportunità di incontrare i consulenti professionisti di Restworld e di numerose attività di formazione del settore ristorativo, compresi i rappresentanti della Città del Gusto di Torino, della Pizza Italian Academy e della Sweet And Sour School. All’incontro, piazzati ai quattro angoli della sala in cui si sono svolti i vari pitch verticali sulle diverse professionalità, diversi locali pronti a incontri one-to-one con possibili candidati. Iniziata alle 10, la giornata ha dato vita a un microcosmo che ha fatto emergere attese e aspirazioni di chi nella ristorazione è pronto a (ri)costruire la propria carriera. A raccontarci come è andata è Lotterio.
Uno dei pitch tenuti durante l'evento organizzato da RestWorld
L'intervista a Luca Lotterio, cofondatore di RestWorld
Che bilancio possiamo fare di questo primo incontro?
Direi che è andata bene. Si è trattata di una puntata pilota ma dopo lungo tempo siamo riusciti finalmente a far incontrare dal vivo domanda e offerta di lavoro. Una cosa tutt’altro che scontata. Soprattutto per chi non vive questo settore dal di dentro ma ha tanta voglia di inserirvisi o ricominciare un percorso che ha dovuto lasciare a causa della pandemia.
Qual è il profilo di chi si è presentato alla ricerca di lavoro?
C’è chi cercava un lavoro, semplici curiosi attirati dalla possibilità di accedere gratuitamente a un incontro del genere, molti stranieri magari qui in Italia da molto tempo e che magari hanno già lavorato nella ristorazione, ragazzi dell’alberghiero, studenti universitari alla ricerca di un’entrata extra o desiderosi di mettersi in gioco in un mondo che può riservargli la possibilità di acquisire competenze trasversali utili anche in altri campi.
Luca Lotterio, cofondatore di RestWorld
Dal vostro particolare osservatorio, quali sono allora le cause del mancato incontro fra domanda e offerta?
Non c’è una sola grande motivazione. Piuttosto tutta una serie di piccole questioni che si sono affastellate nel corso degli anni e che sono scoppiate tutte insieme con la pandemia. Dopo la fine del lockdown e la ripresa, seppur parziale delle attività, i professionisti rimasti a casa avevano mutato il proprio approccio al work-life balance. Inoltre, forse per le ripercussioni economiche della crisi, in molti non se la son sentita di accettare condizioni di lavoro pesanti sia in termini fisici che di tempo, preferendo migrare su altri comparti. Infine, c’è il tema della cultura aziendale: fra lavoro nero e paghe basse, la ristorazione non risplende. Così si è creato un buco che ora noi cerchiamo di colmare.
In che modo?
La nostra idea è quella di creare un ponte. Soprattutto fra scuole e imprese. Questo primo incontro, infatti, rappresenta solo la fase 1 di RestWorld che si svilupperà successivamente con l’avvio di corsi di formazione ad hoc e, più in là, con delle vere e proprie consulenze a livello imprenditoriale. Perché un conto è inserire una nuova risorsa all’interno di una realtà già avviata, un altro è formare da zero un team di lavoro. Ma in entrambi i casi le esigenze del singolo vanno contemplate all’interno di un contesto di gruppo. Sia lato dipendente che lato datore di lavoro.
Cosa manca alle scuole alberghiere oggi?
Forse si pensa che siano il luogo dove si creano i professionisti fatti e compiuti che servono al mondo dell’Horeca. Ma sappiamo bene che la formazione non si ferma mai. Le scuole alberghiere, quindi, servono per gettare le basi. Ma poi bisogna sporcarsi le mani per imparare, non bastano i corsi di formazione bisogna lavorare. Per questo bisognerebbe potenziare il lato pratico della didattica, aumentando anche le occasioni di stage e tirocini; meglio se pagati. D’altronde, come vediamo ora, l’offerta di lavoro non manca. Ma scegliere quella giusta non è facile. Soprattutto per chi non ha già un’esperienza pregressa in questo campo. Un giovane di 25 anni che volesse intraprendere una carriera nella ristorazione, per esempio, da dove dovrebbe cominciare?
Uno scatto dalla sessione di networking dell'8 ottobre
Piuttosto, che skill dovrebbe avere?
Ogni giorno noi sentiamo 100-150 persone che proponiamo alle aziende alla ricerca di personale. Il feedback dei ristoranti ruota attorno alla mancanza di sacrificio delle risorse. Anche se è un’espressione che non mi piace usare. Diciamo meglio: c’è poca voglia di impegnarsi fino in fondo. Da qui la difficoltà, spesso, ad accettare un certo tipo di carico di lavoro che è richiesto dalla cucina. Dall’altro lato, però, constatiamo che molti ristoratori non hanno consapevolezza di chi gli sta di fronte finendo per non valutare al meglio le potenzialità della risorsa.
Le ragioni del mancato incontro fra domanda e offerta
Al mondo della formazione e del lavoro, Italia a Tavola ha dedicato una serie di articoli per fare il punto sulle diverse categorie professionali e il mancato incontro tra domanda e offerta:
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