Oltre 8 milioni di bottiglie prodotte, un fatturato che nel 2021 supera i 20 milioni di euro, con un trend di crescita che registra un + 25% rispetto al 2020 raggiungendo così, nell’anno dei 40 anni di storia il suo record storico, una presenza capillare in oltre 34 paesi nel mondo che stabilizza l’export intorno al 90% a conferma della vocazione internazionale dell’azienda. Questo l’identikit della Settimo Pizzolato Holding, azienda vitivinicola veneta che produce vini biologici dal 1981, certificati dal 1991.
«Questi numeri – spiega Settimo Pizzolato, co-titolare della società, oggi composta anche dalla moglie Sabrina Rodelli, oltre che da Federico e Stefania Pizzolato, figli di Settimo nonché quinta generazione alla guida dell’azienda – sono il frutto di una precisa scelta valoriale: fare della sostenibilità l’asset di riferimento della nostra intera filiera. Di fatto è proprio la nostra coerenza su questo fondamentale aspetto che sta premiando la società, un’azienda in continua evoluzione che asseconda con progettualità le richieste di un mercato che sembra non seguire più dinamiche stabili e stabilite. Il 2021 è stato l’anno d’inizio per diventare società benefit e stiamo lavorando per ottenere la certificazione B-Corp con il nostro team di sostenibilità».
La Famiglia Pizzolato
«Il 2021 è stato un altro anno dove i nostri vini bio sono stati ambasciatori di loro stessi – racconta Sabrina Rodelli, export manager nonché co-titolare - un mercato nuovo e protagonista del 2021 è stato sicuramente Israele. Dopo due anni di ricerca e studi di mercato, siamo riusciti a raggiungere anche la certificazione Kosher per tre vini che verranno distribuiti in molti negozi specializzati dello stato israeliano. Durante l’anno 2022 tenteremo di consolidare altri mercati come Singapore, l’Islanda e anche la Cina con un nuovo importatore nazionale. Ora però guardiamo con preoccupazione le vicende mondiali, i venti di guerra dell’est paralizzeranno di nuovo l’economia sotto molti aspetti».
Appare infatti chiaro il complesso contesto entro cui una storia di successo come quella di Pizzolato si deve saper confrontare. «L’attuale situazione mondiale, appena riemersa da una pandemia e ad oggi anche soffocata e immobilizzata dai conflitti russi-ucraini – continua Settimo Pizzolato - sta portando all’interno di tutte le aziende problematiche molto importanti che rischiano, nonostante le performance commerciali positive, di creare notevoli svantaggi: la mancanza di materie prime, i rincari a doppia cifra di energia elettrica, le difficoltà dei trasporti, i nuovi modelli di vita e lavoro che interessano le nuove generazioni. A tutto questo abbiamo sempre reagito con fiducia, ottimismo e grande spirito di adattamento come nella vera indole degli imprenditori italiani ma siamo anche consapevoli che sia necessario evolversi, modificare vecchi modelli precostituiti per dare spazio ad un modello di fare impresa che sia capace di mettere al centro la salute del pianeta e delle persone».
A tal fine l’azienda trevigiana ha dato il via ad un piano di investimenti dedicato al capitale umano dell’azienda, che ha visto nel corso del 2021 un ampliamento dell’organico, passato in questi ultimi anni da 20 a 38 collaboratori. «Come azienda Pizzolato abbiamo iniziato nel 2021 un percorso di coaching aziendale, di ridimensionamento di ruoli e di consulenza verso i collaboratori. Una sfida necessaria per un’azienda come la nostra che in pochi anni ha vissuto una performance significativa, ma che comunque vuole salvaguardare i valori di un’azienda familiare, offrendo a tutti i collaboratori un luogo di lavoro professionale e all’avanguardia per permettere una crescita professionale e umana. Riteniamo che ora più che mai le persone debbano essere poste al centro del progetto azienda: è attorno alle persone, alle loro competenze, energie e passioni che si costruiscono solide fondamenta».
La persona al centro, insomma, inteso come capitale aziendale ma anche come target con cui dialogare e a cui offrire un prodotto diversificato. Nel corso del 2021 ha visto infatti la luce il progetto di ospitalità dell’Officina del Vino, l’agri-wine bar della Cantina Pizzolato immerso nei vigneti biologici dell’azienda. «La nuova struttura – racconta Stefania Pizzolato - amplia l’offerta di ospitalità della nostra tenuta, composta oltre che dalla cantina di vinificazione e dall’annesso wine shop, anche da ettari di superficie vitata che la circondano. L’Officina del vino vuole essere un luogo di incontro del vino, di convivialità, di scambio e di accoglienza».
Il 2022 promette di essere per questa realtà vinicola in continua ascesa un altro anno di grandi scommesse: «Parteciperemo alle più importanti fiere internazionali di settore quali Vinitaly e Prowein, dove finalmente potremmo tornare a confrontarci vis a vis con importatori, buyers e clienti. Nel mese di maggio abbiamo infine in programma un grande evento dedicato ai nostri importatori che in questi due anni ci hanno affiancato con fiducia e costanza. Se il 2020 e il 2021 sono stati gli anni della distanza, questo 2022 desideriamo che sia all’insegna della prossimità, dove al centro ci sia la persona in tutte le sue declinazioni».
https://www.lacantinapizzolato.com
© Riproduzione riservata STAMPA