A settembre l’indice di fiducia delle imprese diminuisce per il terzo mese consecutivo raggiungendo il valore più basso da aprile 2021 (da 109,2 a 105,2). L’andamento dell’indice complessivo è determinato dall’evoluzione negativa della fiducia nella manifattura, nei servizi (in entrambi i comparti l’indice è in calo per il terzo mese consecutivo e raggiunge un minimo, rispettivamente, da febbraio 2021 e da gennaio 2022) e nel commercio al dettaglio.
L’indice di fiducia dei consumatori, dopo il rimbalzo di agosto, diminuisce nuovamente posizionandosi sullo stesso livello dello scorso luglio (da 98,3 a 94,8). Si rileva un deciso peggioramento soprattutto delle opinioni sulla situazione economica generale e delle aspettative sulla disoccupazione.
Nei servizi di mercato si registra la diminuzione è più spiccata con l'indice che si riduce da 103,0 a 95,9. L'indice complessivo della fiducia delle imprese a settembre cala per il terzo mese consecutivo e si attesta a 105,2, il valore più basso da aprile 2021. L'andamento dell'indice complessivo è determinato dall'evoluzione negativa della fiducia nella manifattura, nei servizi (in entrambi i comparti l'indice è in calo per il terzo mese consecutivo e raggiunge un minimo, rispettivamente, da febbraio 2021 e da gennaio 2022) e nel commercio al dettaglio. Quanto alle componenti degli indici di fiducia, nelle costruzioni tutte le variabili sono in miglioramento. Invece, nella manifattura peggiorano sia i giudizi sugli ordini sia le aspettative sul livello della produzione; le scorte sono giudicate in lieve decumulo. In relazione ai servizi di mercato, tutte le componenti registrano una dinamica negativa mentre nel commercio al dettaglio peggiorano i giudizi e le attese sulle vendite e le scorte sono giudicate in diminuzione.
A dirlo è l'Istat, nella sua analisi sulla Fiducia dei consumatori e delle imprese per il mese di settembre.
«Il deterioramento registrato dal clima di fiducia delle famiglie e delle imprese nel mese di settembre era largamente atteso (e, comunque, indipendente dall’esito delle elezioni perché le interviste sono state fatte prima). Se per le imprese la tendenza era in atto già da qualche mese, il sentiment delle famiglie era sembrato meno sensibile ai segnali di rallentamento dell’economia. La ripresa delle attività ed il ritorno alla normalità, dopo un periodo estivo in cui le famiglie si sono orientate al recupero di attività e comportamenti fortemente penalizzati negli ultimi due anni, hanno fatto emergere con grande chiarezza i timori e le incertezze derivanti dalla riduzione del potere d’acquisto attuale e prospettico dovuto alle tensioni inflazionistiche. Infatti, le famiglie segnalano crescenti preoccupazioni sull’andamento futuro dell’occupazione e dei prezzi, elementi che potrebbero spingere a comportamenti molto prudenti in materia di consumi, soprattutto quelli “non obbligati”. Si conferma la suggestione di una prossima entrata in recessione della quale, ad oggi, la caratteristica più problematica appare la durata piuttosto che l’intensità». Così ha commentato i dati la Confcommercio.
© Riproduzione riservata STAMPA