Estate e voglia di pesce? Certo, non è detto che ci sia! A rischiare è, infatti, la frittura di paranza, ma anche tanti piatti della tradizione gastronomica italiana a base di gamberi, scampi, triglie e naselli, tutte specie che si catturano con la pesca a strascico, un metodo finito nel mirino dell'Unione Europea che ha agitato le marinerie di tutta Europa.
Frittura di paranza
La proposta del Piano di azione della Commissione, infatti, prevede di eliminare progressivamente la pesca di fondo in tutte le aree marine oggetto di protezione entro il 2030. Il chè significa, dice all'Ansa Fedagripesca-Confcooperative, mettere a repentaglio produzioni italiane che valgono il 50% dell'economia ittica, ma anche far aumentare le importazioni.
«Per soddisfare le richieste del mercato non ci sarà altro modo che aumentare l'import da Paesi extra comunitari che lavorano con regole diverse e non rispettano i nostri stessi rigidi protocolli in termini di sicurezza e sostenibilità», osserva il vicepresidente di Fedagripesca-Confcooperative, Paolo Tiozzo, nel ricordare le proteste dei giorni scorsi, dove i pescherecci hanno suonato le sirene per dire no ad ulteriori restrizioni alla pesca a strascico.
Se la proposta venisse ratificata, potrebbe creare anche parecchi malumori nei consumatori. Secondo un sondaggio online di Fedagripesca, infatti, per 4 italiani su 5 la provenienza dei prodotti ittici rassicura sulla qualità e uno stimolo all'acquisto.
Le prossime tappe dell'iter saranno decisive per il destino della pesca italiana ed europea. La proposta della Commissione, presentata a febbraio scorso; sarà al centro di una riunione informale dei ministri agri-pesca dall'11 al 13 giugno a Stoccolma e di un Consiglio a Lussemburgo il 26 e 27 giugno.
Fedagripesca ricorda che circa il 68% delle aree marine sono già escluse allo strascico, senza considerare che è in vigore anche il divieto ad oltre i mille metri di profondità. E a questi 3mila km quadrati di aree marine protette e zone di tutela biologica, la Commissione vorrebbe aggiungere altri 17 mila km quadrati di siti natura 2mila, un'area di interdizione assoluta e destinata ad aumentare nel tempo.
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