Il settore dei servizi e delle forniture lancia un grido d'allarme: le imprese che operano negli appalti pubblici si sentono penalizzate da un sistema normativo che le sfavorisce rispetto a quello dei lavori pubblici. Per questo, sedici associazioni di rappresentanza hanno deciso di unire le forze e sottoscrivere il "Manifesto dell'economia dei servizi", un documento che denuncia le disparità nelle regole sugli appalti della pubblica amministrazione e chiede al Governo misure concrete per correggere un meccanismo che oggi incide negativamente su un comparto da 70 miliardi di euro e oltre mezzo milione di lavoratori.

Manifesto dell'economia dei servizi: le imprese chiedono regole più giuste negli appalti
Il problema principale riguarda la revisione dei prezzi, che nel settore dei servizi e delle forniture è soggetta a criteri molto più restrittivi rispetto a quelli previsti per i lavori pubblici. Questo trattamento differenziato, secondo le associazioni firmatarie del manifesto, riflette un problema culturale nelle politiche di acquisto della pubblica amministrazione. Il rischio è quello di mettere in difficoltà le aziende che operano in ambiti essenziali come la pulizia e l'igienizzazione degli ospedali, la gestione delle mense scolastiche e ospedaliere, la raccolta dei rifiuti, la vigilanza privata e la fornitura di dispositivi medici. In assenza di interventi, l'intero sistema rischia di entrare in crisi con ripercussioni su occupazione e qualità dei servizi pubblici.
Per evitare il peggio, il Manifesto dell'economia dei servizi, intitolato "Servizi e forniture: invisibili negli appalti, indispensabili per il Paese", avanza quattro richieste chiare al Governo. Innanzitutto, l'equiparazione delle soglie di revisione prezzi tra servizi, forniture e lavori pubblici. Poi, l'introduzione dell'obbligo di revisione ordinaria dei prezzi nei contratti pubblici continuativi, eliminando la discrezionalità delle stazioni appaltanti. Infine, la creazione di un dipartimento specifico per le politiche del settore e l'apertura di un tavolo di confronto con i ministeri interessati.

Le associazioni firmatarie - tra cui Afidamp, Agci Servizi, Angem, Anip-Confindustria, Anir-Confindustria, Assiv-Confindustria, Assosistema Confindustria, ConFedersicurezza e Servizi, Fipe-Confcommercio, Fnip-Confcommercio, Fondazione scuola nazionale servizi, Issa, Legacoopsociali, Legacoop Produzione e Servizi, Unionservizi Confapi e Univ - sono convinte che questa sia una battaglia necessaria per garantire la stabilità del comparto. Il manifesto, ora sul tavolo delle istituzioni, è un primo passo per aprire un dialogo con il Governo e ottenere un cambio di rotta.
«Abbiamo affermato, tutti insieme e con forza, che il settore dei servizi pubblici essenziali non può più essere trattato come invisibile. Siamo parte integrante dell'economia del Paese e un pilastro per la tenuta del welfare e della qualità della vita di milioni di persone - ha commentato Massimo Piacenti, presidente di Anir Confindustria. Non siamo fornitori accessori della pubblica smministrazione, ma imprese che operano con responsabilità e con un impatto diretto sulla salute, sulla sicurezza e sulla qualità della vita dei cittadini. Il nostro settore deve essere riconosciuto come strategico, alla pari dei lavori pubblici, e questo deve riflettersi nelle regole sugli appalti, nella revisione prezzi e nella programmazione delle politiche industriali».

Massimo Piacenti, presidente di Anir Confindustria
Nei prossimi giorni, sono previste iniziative pubbliche per dare visibilità al problema e sensibilizzare l'opinione pubblica e i decisori politici. L'obiettivo è chiaro: ottenere regole più eque per un comparto che, pur restando spesso dietro le quinte, è una colonna portante dell'economia italiana.
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