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Pil fermo a fine 2024, Confcommercio: senza nuovi impulsi, crescita a rischio

L’economia italiana chiude il 2024 in stallo, con il Pil fermo e i consumi deboli. Confcommercio avverte: senza stimoli, la crescita dell’1% nel 2025 è a rischio. Il lavoro regge, ma l'occupazione femminile rallenta [...]

30 gennaio 2025 | 14:53
 

Pil fermo a fine 2024, Confcommercio: senza nuovi impulsi, crescita a rischio

L’economia italiana chiude il 2024 in stallo, con il Pil fermo e i consumi deboli. Confcommercio avverte: senza stimoli, la crescita dell’1% nel 2025 è a rischio. Il lavoro regge, ma l'occupazione femminile rallenta [...]

30 gennaio 2025 | 14:53
 

L'economia italiana chiude il 2024 con il freno a mano tirato. Secondo i dati provvisori diffusi dall'Istat, il Pil nell'ultimo trimestre dell'anno ha registrato una crescita pari a zero, un risultato addirittura peggiore delle previsioni (+0,4%). Per Confcommercio, questa stagnazione mette a serio rischio l'obiettivo di un incremento dell'1% nel 2025. Senza nuovi stimoli, infatti, sarà difficile dare una spinta decisiva alla ripresa.

Pil fermo a fine 2024 Confcommercio: senza nuovi impulsi crescita a rischio

Pil fermo a fine 2024: consumi deboli e incertezze sul futuro

L'associazione evidenzia due aspetti chiave di questa frenata: il rallentamento dei consumi, che non hanno mostrato il miglioramento atteso nell'ultima parte dell'anno, e il trascinamento nullo per il 2025. Insomma, la base da cui ripartire non è delle migliori. Qualche segnale positivo, però, c'è: la fiducia di famiglie e imprese è in leggero aumento e i primi riscontri sui saldi invernali lasciano spazio a un cauto ottimismo. La speranza è che nei primi mesi del 2025 la spesa delle famiglie possa riprendere, anche se le incertezze restano alte.

Sul fronte del lavoro, la situazione è meno negativa. A dicembre, il mercato dell'occupazione ha tenuto, restando vicino ai massimi storici. Un buon segnale, certo, ma con una nota meno incoraggiante: la crescita del numero di occupati sembra essersi fermata. Non mancano, però, indizi positivi per i prossimi mesi. Ad esempio, alcuni inattivi sono rientrati nel mercato del lavoro, aumentando il numero di disoccupati ma segnalando anche una maggiore partecipazione alla ricerca di impiego. Un altro trend significativo riguarda il lavoro stabile: nel 2024, i contratti a tempo indeterminato sono aumentati di 534mila unità, mentre quelli a termine sono diminuiti di 202mila. Rispetto al 2019, la quota di lavoratori a tempo indeterminato è passata dal 64,2% al 67,2%, segno di una progressiva stabilizzazione dell'occupazione.

Non tutto, però, è rose e fiori. L'occupazione femminile, dopo anni di crescita, sta rallentando. Da mesi, infatti, mostra meno dinamicità, e questo desta preoccupazione. Anche il lavoro autonomo continua a soffrire: per il secondo mese consecutivo, il saldo è negativo. Una tendenza che potrebbe riflettere le difficoltà di molti piccoli imprenditori e professionisti nel mantenere la propria attività in un contesto economico ancora incerto.

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