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I cambiamenti climatici "uccidono" il mais: campi coltivati al minimo storico

27 gennaio 2023 | 12:50
 

I cambiamenti climatici "uccidono" il mais: campi coltivati al minimo storico

27 gennaio 2023 | 12:50
 

I cambiamenti climatici mettono a rischio l’agricoltura, e questo non è una novità. Ma ora, in particolare, i riflettori sono puntati sul mais, dove il calo delle superfici coltivate scese al minimo storico di 564mila ettari e il pessimo andamento climatico dell'annata caratterizzato da una siccità estiva senza precedenti, hanno ridotto la produzione italiana ad appena 4,7 milioni di tonnellate, la stessa del 1972, con gravi problemi anche di qualità. I dati emergono nel consueto appuntamento organizzato dal Crea Cerealicoltura e Colture Industriali, con un focus dedicato alla Pac 2023-27. «Il mais è una delle colture che più risentono delle mutate condizioni del clima - afferma il direttore del Centro, Nicola Pecchioni - per questo motivo il futuro della coltura sarà sempre più legato alla vocazione dei territori, alla disponibilità della risorsa idrica e all'agricoltura di precisione».

I cambiamenti climatici “uccidono” il mais: campi coltivati al minino storico

La produzione italiana di mais scende ad appena 4,7 milioni di tonnellate


In base ai primi dati Istat, i rendimenti unitari sono crollati del 23%, con cali di resa fino al 32% in Veneto e al -25% in Lombardia, tra le maggiori regioni maidicole, e punte del 43% a Rovigo e del 46% a Perugia. Un andamento negativo che ha coinvolto tutti i produttori europei con una diminuzione di 21 milioni di tonnellate nella sola Ue (-29%). L'emergenza climatica del 2022, tra siccità, a funghi e micotossine, in particolare aflatossine, che ha pregiudicato quantità e qualità della produzione, ha reso evidente l'urgenza di migliorare la sostenibilità e la resilienza dei sistemi colturali. I risultati del monitoraggio della Rete Qualità Mais, coordinata dal Crea, ha evidenziato che il 26% dei campioni presenta un contenuto in aflatossine superiore ai 20 µg/kg e il 65% con fumonisine maggiori di 4000 µg/kg.

Lo sviluppo di resistenze e/o tolleranze agli stress passa necessariamente attraverso il miglioramento genetico e la scelta delle varietà più idonee a tali scopi. Non ultimo il settore ora dovrà fare i conti come le nuove regole previste dalla nuova Pac, spiega il Crea, con un taglio del 40% degli aiuti diretti. L’importo del contributo, infatti, si dimezzerà dagli attuali 360 euro/ettaro a 180 euro/ettaro, arrivando a 255 euro/ettaro solo nel caso in cui si aderisse all'ecoschema, i nuovi criteri fissati sul fronte della sostenibilità. tali scopi.

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