Semine di primavera dimezzate in Ucraina, dopo l'invasione della Russia. E a un mese dal conflitto il prezzo del grano è salito alle stelle. Coldiretti ha infatti segnalato che ha avuto un vero e proprio balzo, pari al 53%. Ma ad aumentare drasticamente è stata anche la soia (30%) e il mais (11%), nonché del 6% anche i prodotti destinati all'alimentazione degli animali negli allevamenti.
È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base delle quotazioni alla borsa merci di Chicago, punto di riferimento mondiale del commercio dei prodotti agricoli. «A pesare è la chiusura dei porti sul Mar Nero che impediscono le spedizioni e creano carenza sul mercato mondiale – sottolinea la Coldiretti – Russia e Ucraina insieme rappresentano il 28% degli scambi di grano e il 16% di quello di mais a livello mondiale secondo il centro Studi Divulga».
Una situazione che, secondo Coldiretti, ogni giorno che passa diventa sempre più esplosiva. «Nei Paesi più sviluppati sta alimentando l’inflazione, ma a rischio c’è la stabilità politica di quelli più poveri - ha spiegato l'associazione - Con i prezzi del grano che si collocano sugli stessi livelli raggiunti negli anni delle drammatiche rivolte del pane che hanno coinvolto molti Paesi, a partire dal nord Africa come Tunisia, Algeria ed Egitto che è il maggior importatore mondiale di grano e dipende soprattutto da Russia e Ucraina. Non è un caso che la Tunisia abbia pubblicato in gazzetta Ufficiale un decreto presidenziale relativo alla lotta alla speculazione per colpire operazioni di deposito o occultamento di beni e merci con l'obiettivo di creare una penuria o turbativa del mercato».
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