Contro la guerra tra Russia e Ucraina, che affossa anche l’economia, sono già migliaia gli allevatori, gli agricoltori e i pescatori della Coldiretti scesi in piazza da nord a sud del Paese perché non riescono più a coprire i costi per il balzo dei beni energetici che si trasferisce a valanga sui bilanci delle aziende. Solidarietà al popolo ucraino e denuncia del devastante impatto economico della guerra, questi i due obiettivi della manifestazione.
Da un lato il caro petrolio spinto dall’invasione dell’Ucraina costringe le barche a rimanere in banchina e a fermare i trattori, dall'altro le ritorsioni della Russia colpiscono i mezzi di produzione, a partire dai concimi, obbligando i coltivatori a tagliare i raccolti mentre sanzioni ed embarghi bloccano i commerci, sconvolgono i mercati e favoriscono le speculazioni.
È stata anche aperta l’arca di Noe con gli animali della fattoria a rischio di estinzione a causa dell’impennata dei costi dei mangimi alimentata dalla guerra, con l’Ucraina che garantiva il 20% delle importazioni italiane di mais. Numerosi i cartelli di protesta “Putin facciamo la pace, “Mettete i fiori nei vostri cannoni”, “Fermiamo la guerra dei prezzi”, “No alla guerra che aumenta la fame”, “Svuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai”, “Non ci ha fermato il Covid, ci provano gli speculatori”, “Il latte delle nostre mucche è la vostra colazione”, “Non possiamo produrre in perdita”, “Draghi aiutaci tu”.
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