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Confindustria Alberghi: segnali di miglioramento, ma passivo 2020 pesante

14 settembre 2021 | 18:25
 

Confindustria Alberghi: segnali di miglioramento, ma passivo 2020 pesante

14 settembre 2021 | 18:25
 

Che per il turismo l'ultimo anno e mezzo fosse stato di grande difficoltà lo sappiamo già. Ora però ci sono i numeri dell'Istat presentati nel Conto Satellite del Turismo 2020 a certificare una crisi senza eguali: il valore aggiunto prodotto dal turismo si ferma a 67,6 miliardi di euro (64 miliardi in meno rispetto al 2019), riportando il settore indietro di 10 anni.

Per Confidunstria Alberghi, il recupero estivo e le prospettive di settembre non pareggiano ancora le perdite del 2020 Confindustria Alberghi: segnali di miglioramento, ma passivo 2020 pesante

Per Confidunstria Alberghi, il recupero estivo e le prospettive di settembre non pareggiano ancora le perdite del 2020

 

Il comparto alberghiero ha sofferto la totale assenza di domanda internazionale con un calo dei pernottamenti di oltre il 70% tenuto conto che il dato Istat ricomprende anche le strutture extalberghiere che, come noto, hanno sofferto meno degli hotel. A impattare negativamente su tutte le destinazioni anche la diminuzione della componente interna (-36%).

E i primi sei mesi del 2021 non sono partiti meglio, sebbene un certo recupero si sia visto in concomitanza con il successivo picco estivo di luglio e agosto. Dalle analisi di Confindustria Alberghi, positivo il bilancio delle destinazioni mare che mediamente segnano un’occupazione delle camere del 70%, con un boom di presenze in Liguria e in Toscana (oltre l’80% l’occupazione delle camere).
 
Bene il dato sulla montagna che, dopo aver sofferto le cancellazioni durante l’inverno 2020 a causa della chiusura degli impianti sciistici, fa ben sperare sulla prossima stagione fredda. Molto bene le strutture del Trentino che registrano un 70% di occupazione camere. Positivi i segnali anche per le aree interne a cui si è rivolta molta della domanda post-Covid con un’occupazione superiore al 60%.
 
Primi timidissimi segnali di recupero per le città d’arte che vedono chiudere Roma con un’occupazione del 40%, Firenze del 50% e Venezia del 55%. Valori migliori rispetto al passato ma decisamente ancora troppo lontani dal periodo pre-crisi (Roma, nell’estate 2019 registrava un’occupazione del 75%, Firenze dell’80% e Venezia dell’85%) come testimoniano le strutture ancora chiuse da marzo dello scorso anno.
 
Segnali positivi a settembre con un incremento di prenotazioni ma soprattutto un ritorno atteso della clientela Usa. Milano e Venezia segnano un +15% nelle prenotazioni rispetto allo stesso mese del 2020 grazie agli importanti eventi in calendario. La città meneghina giova del Supersalone chiusosi lo scorso weekend con numeri nettamente superiori alle attese e a seguire la fashion week; mostra del cinema e biennale di architettura per il capoluogo veneto. Più contenuti, ma comunque con segno positivo, gli incrementi delle prenotazioni (tre +10 e 15%) previste per Roma e Firenze. Anche il mare vede la coda lunga dell’estate con un incremento delle prenotazioni di settembre tra il 5 e il 7%.
 
«Quanto registrato questa estate è una ventata di ottimismo che ci lascia ben sperare. Certamente i risultati ottenuti e quello che prevediamo per i prossimi mesi non potrà cancellare 14 mesi di fermo pressoché totale di tutte le attivi», ha dichiarato Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
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