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Mivola, la valle che... ora c’è!

Se la si cerca sulla cartina non la si trova. È stata creata dall’unione di 9 borghi della provincia di Ancona che hanno identificato un territorio e un nome che altro non è che l'acronimo dei due fiumi che l'attraversano

 
30 ottobre 2022 | 14:30

Mivola, la valle che... ora c’è!

Se la si cerca sulla cartina non la si trova. È stata creata dall’unione di 9 borghi della provincia di Ancona che hanno identificato un territorio e un nome che altro non è che l'acronimo dei due fiumi che l'attraversano

30 ottobre 2022 | 14:30
 

Se la cerchi sulla cartina non la trovi! Siamo in Val Mivola nel cuore delle Marche. Come è possibile? Il motivo è semplice: si tratta di una “novità”. Nove borghi, dalla collina al mare, tra i fiumi Misa e Nivola, si sono uniti creando la Val Mivola, dall’acronimo, appunto, dei nomi dei due corsi d’acqua che scorrono da queste parti.

Il fiume Misa nasce ad Arcevia (An) e attraversa per 45 km vari comuni dell’entroterra fino a sfociare a Senigallia (An) nel mare Adriatico. Incontra il suo cammino un affluente più piccolo, il fiume Nevola che si forma fra Castelleone di Suasa (An) e Barbara (An).

Mivola, la valle che ora c’è!

Le colline di Barbara


Nove borghi incantati e non solo

Ecco qua! La Val Mivola con le sue storie, tradizioni, culture ed eccellenze a rappresentare la pluralità delle Marche nella sua essenza più vera: gli Appennini da un lato che in poco più di 40 km degradano dolcemente fino al mare. Un museo diffuso e un parco naturale allo stesso tempo, costellato da nove comuni - Arcevia, Barbara, Castelleone di Suasa, Corinaldo, Ostra, Ostra Vetere, Senigallia, Serra De’ Conti, Trecastelli - ognuno con le sue specificità ma tutti accomunati dalla presenza di tesori d’arte, tradizioni tramandate e sapori antichi, per chi ama viaggiare seguendo il ritmo lento e potente della natura e lontano dal turismo di massa, alla ricerca dell’autenticità dei luoghi e delle persone in un caleidoscopio di esperienze: dall’arte all’artigianato, dalla natura allo sport, fino all’enogastronomia, alla storia e alla devozione.


Arcevia e i suoi castelli

Incastonata tra gli appennini c’è Arcevia, l’antica Rocca Contrada, dove ammirare la Collegiata di San Medardo, passeggiare nel giardino botanico e da cui si gode di uno stupendo panorama fino al mare. Con una storia ricca di dominazioni e conquiste, la sua unicità risiede nei nove castelli che la circondano, antichi villaggi fortificati tutti da scoprire.

Mivola, la valle che ora c’è!

Arcevia


Partendo da ovest si incontrano il piccolo Castello di Caudino e poi Palazzo che, tra continui saliscendi, ospita la chiesa dei Santi Settimio e Stefano, di origine tardobarocca. Proseguendo s’incontra il piccolo San Pietro in Musio, Nidastore, così chiamato poiché quasi irraggiungibile come il nido dei rapaci, e poi Loretello, uno dei più belli, con la cinta muraria ancora percorribile. E ancora Montale, che vanta un bel camminamento di ronda, e Piticchio, che si distingue per la peculiare via coperta con affaccio panoramico. Qui merita una visita il Museogiocando, un museo in cui sono conservati circa 5mila giocattoli tra modellini di auto, treni e ferrovie in miniatura, bambole, e soldatini. Castiglioni, invece, custodisce, tra altre bellezze, la Chiesa di Santa Maria della Piana, dalla facciata rettangolare. Spettacolare il duecentesco borgo di Avacelli con i suoi possenti bastoni che si stagliano su boschi verdeggianti.


Imperdibile ad Arcevia una visita alla Collegiata di San Medardo che conserva al suo interno un dossale d’altare in terracotta smaltata di Giovanni Della Robbia, oltre al “Polittico di S. Medardo” e il “Battesimo di Gesù” di Luca Signorelli.


Arte: Sulle tracce dei Della Robbia

Dici Della Robbia e pensi alla ceramica. A questa famiglia di ceramisti toscani va, infatti, il merito della produzione di opere straordinarie dell’arte in ceramica invetriata nel Rinascimento. Le Marche, dopo, naturalmente, alla Toscana, sono la seconda regione per presenza capillare di manufatti invetriati e dipinti. Ecco un itinerario (che si può fare in auto, in moto e in bicicletta) per scovarne alcuni.


Prima tappa Arcevia – Collegiata di San Medardo
L'itinerario parte dal centro storico di Arcevia con la visita alla Collegiata di San Medardo, dove sono esposti il maestoso altare con la Vergine dei miracoli e le due statue dipinte di Santa Caterina e della Maddalena di Giovanni Della Robbia e altri capolavori, tra cui il Paliotto, il Crocifisso di Mattia Della Robbia.


Seconda tappa Arcevia - S. Maria del Soccorso
Si prosegue con la visita alla chiesa di S. Maria del Soccorso, che ospita un altare invetriato raffigurante l’Annunciazione, opera di Mattia Della Robbia.


Terza tappa Avacelli - Chiesa di San Lorenzo
L’itinerario si conclude ad Avacelli alla Chiesa di San Lorenzo dove si possono ammirare un Crocifisso e uno spettacolare altare in terracotta dipinta, opera di una bottega marchigiana influenzata dai Della Robbia.


Serra de’ Conti, alla scoperta della vita delle clarisse

Scendendo a valle si incontra Serra de’ Conti, il cui centro storico ha una particolare conformazione che digrada con linee parallele di vicoli e vicoletti lungo il versante della collina. Qui da non perdere una vita al Museo delle Arti monastiche che ricostruisce con tecniche audiovisive e originali documenti la vita quotidiana delle clarisse che abitavano il monastero di Santa Maria Maddalena, con un ricco patrimonio di utensili e attrezzature utilizzate nella loro vita di clausura, documenti materiali delle attività che svolgevano le suore dalla tessitura, cucito, ricamo e lavorazione dei merletti, fino alla preparazione di medicinali.


Barbara, il più piccolo dei comuni di Val Mivola

Barbara è il più piccolo dei comuni di Val Mivola ma altrettanto affascinate con il suo Castello con un mastio sopraelevato chiamato “Il Torrione”, che fu conteso tra Guelfi e Ghibellini e fu teatro di due vittoriose azioni difensive una nel 1461 da parte delle truppe d’assedio di Sigismondo Malatesta e l’altra nel 1517 da Francesco Maria Della Rovere.


Castelleone di Suasa e i reperti paleolitici

I territori di Val Mivola sono anche ricchi di testimonianze archeologiche che raccontano la presenza di insediamenti fin dall’era paleolitica. In particolare, è Castelleone di Suasa che conserva le evidenze più interessanti, con la prestigiosa Domus dei Coiedii, l’abitazione di una delle più facoltose famiglie dell’epoca, l’anfiteatro, il foro e una domus di età repubblicana.


Ostra e Ostra Vetere, due gioelli

Ostra, un tempo Montalboddo, è nota per la sua cinta muraria lunga più di un km e la sua torre civica con i suoi 33 metri di altezza. Dopo una visita al Polo Museale, si prosegue sino al Teatro La Vittoria, uno dei piccoli teatri storici delle Marche, che conserva tutta la parte originale dei cordami, i fondali e le macchine di scena della seconda metà del 1800.

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Veduta di Ostra


Inoltre, nel territorio di Ostra sorgeva una città romana nata nel III sec. a.C., dove è possibile ancora vedere il settore centrale della città con le terme, il teatro e tutta una serie di edifici che affacciano sulla piazza del foro. Meta di pellegrinaggio è anche il Santuario della Madonna della Rosa, uno dei maggiori Santuari mariani delle Marche, la cui origine è legata al culto dell’immagine di una Vergine, racchiusa in un’edicola, denominata dai fedeli, per il fiore sempre fresco e profumato che tiene in mano, Madonna della Rosa.


In un quarto d’ora d’auto si arriva a Ostra Vetere, un tempo Montenovo, in cui si può ammirare la cupola e il campanile di Santa Maria di Piazza, gioiello del neogotico nelle Marche.


Corinaldo, uno dei Borghi più belli d’Italia

Corinaldo è uno dei Borghi più belli d’Italia, con le sue imponenti mura quattrocentesche perfettamente conservate e nel cuore del centro storico la “Piaggia”, la scalinata di cento gradini con al centro il celebre “Pozzo della Polenta”, protagonista della leggenda che diede origine alla annuale rievocazione storica.

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Il posso della polenta di Corinaldo


A Corinaldo nell’area archeologica di Santa Maria in Portuno è stata fatta recentemente una importante scoperta che ha riportato alla luce una necropoli picena con una tomba principesca risalente al VII sec. a.C. con armi e oggetti simbolo collegati al rango del defunto e alla ritualità funeraria. Non solo cultura, ma anche devozione negli itinerari culturali di Val Mivola che vede Corinaldo al centro di percorsi di pellegrinaggio alla casa natale e al Santuario di Santa Maria Goretti, la giovane nata a Corinaldo dove oggi è conservata la reliquia e l’umile abitazione in cui ha vissuto con la famiglia fino al trasferimento a Nettuno, dove è morta alla giovanissima età di dodici anni.


Ma Corinaldo può essere anche considerato come un angolo di Provenza made in Marche: alle sue pendici si estende un vasto campo di lavanda (quasi cinque ettari) dell'azienda agricola Verde Naturale che accoglie il visitatore tra profumi e delicate sfumature di viola.


Trecastelli, comune nato nel 2014

Trecastelli con Monterado, il cui castello sorge sulle fondamenta di un’antica pieve dei monaci avellaniti dell’anno mille e Ripe, con il suo nucleo castellano all’interno del borgo fortificato, è diventato comune unico nel 2014.


A Trecastelli, si trova uno dei pochissimi musei al mondo dedicato interamente a una figura femminile, Nori De’ Nobili, che espone circa settanta dipinti che hanno lo scopo di ripercorrere l’iter artistico e la contrastata esistenza della pittrice, conservando anche un archivio storico delle sue opere.

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Campi di lavanda intorno a Corinaldo

Cosa e dove mangiare nei borghi della Val Mivola

Tanti i prodotti autoctoni, le ricette e le specialità di questa terra incantata, gelosamente custoditi nelle famiglie e nelle cucine dei ristorantini tipici. Le valli del Misa e Nevola sono ricche di tradizioni enogastronomiche, un territorio fertile per la coltivazione del vino, in particolare con il vitigno autoctono a bacca bianca Verdicchio dei Castelli di Jesi da cui si ricava il vino omonimo, prodotto specialmente nella zona di Ostra Vetere e Barbara e con il Lacrima di Morro d’Alba, vino rosso tipico Doc marchigiano, conosciuto sin dai tempi di Federico Barbarossa la cui produzione è consentita unicamente nella zona di Morro d’Alba e comuni limitrofi. Invece nella zona di Serra de’ Conti, da una varietà di ciliegie acide, simili alle amarene, prodotte dal visciolo a cui viene aggiunto il mosto, viene prodotto il Vino di visciola, esclusivamente da dolce.


Le produzioni autoctone

Altre coltivazioni autoctone sono la cipolla di Suasa coltivata nell’area di Castelleone, la cicerchia di Serra de’ Conti, legume oggi diventato Presidio Slow Food coltivata con tecniche a basso impatto ambientale e, sempre dallo stesso territorio, il fagiolo solfino, riscoperto e reintrodotto da poco tempo, dalla buccia finissima, la consistenza cremosa e il sapore delicato. Infine, il mais ottofile di Roccacontrada, prodotto nella zona di Arcevia, dal colore rosso e dall’aroma intenso permette la preparazione di una polenta di grandi qualità organolettiche.


Da un maiale autoctono chiamato “suino di Frattula”, tipico dei territori di Senigallia, Monterado, Corinaldo, Ripe, si ricava l’omonimo salame delle Terre di Frattula.


Il lonzino di fico, il cui nome deriva dalla forma simile alla lonza del maiale, è un dolce dalle origini antichissime di cui parla già lo scrittore latino Columella nel 65 d.c., in cui i fichi secchi sono amalgamati con altri ingredienti, tra cui la sapa, il mosto d’uva prodotto a Serra de’ Conti.

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Sempre restando in campo di dolci, tipici di Corinaldo sono le pecorelle. Secondo la tradizione questi biscotti sono un dolce del periodo natalizio: le “pecorelle” venivano cotte il giorno prima dell’epifania e venivano poi usate per addobbare la “palma della befana”. Per l’occasione, infatti, nelle case di Corinaldo, compariva un grosso ramo di alloro che veniva decorato con caramelle, cioccolatini, arance e mandarini e ovviamente le “pecorelle”. Il nome dei biscotti ripieni preparati per la festività deriva dalla loro forma: quella classica è leggermente a mezzaluna e con le caratteristiche spizzicature sulla superficie. Non esiste una sola ricetta delle “pecorelle”, bensì moltissime versioni che le famiglie corinaldesi custodiscono con cura per ricreare uno splendido dolce della tradizione, fatto di ingredienti semplici. Il biscotto è composto da una sfoglia fatta di farina, olio, zucchero e vino bianco che racchiude un ripieno ricchissimo di gusto e di profumi composto da mosto ristretto, pangrattato, noci, buccia d’arancia e cannella.


La polenta ritrovata

Un piatto assolutamente da provare è la polenta preparata con “Mais Ottofile” di Roccacontrada, l’antico nome di Arcevia. Questa particolare varietà di granturco ha rischiato di andare definitivamente perduta a causa dell’arrivo sul mercato dei moderni ibridi, molto più produttivi ma meno saporiti ed organolettici.

Mivola, la valle che ora c’è!


Il recupero è stato possibile grazie a Marino Montalbini, nominato dalla Regione Marche agricoltore custode della biodiversità. Con la sua farina macinata a pietra in uno storico molino ad acqua sul fiume Misa, si ottiene una polenta dall'odore delicato, aroma intenso, sapore gradevole, che riscuote un crescente successo tra i cultori di antichi sapori. Una polenta, per dirla con le parole del regista Ermanno Olmi, «tra le più gustose e saporite che si possono ancora trovare tra le oramai rare sopravvissute alla devastazione di una modernità male utilizzata».

 


Dove mangiare: le soste gourmet da non perdere

Attraversare la Val Mivola significa immergersi nella vera essenza delle Marche anche dal punto di vista culinario. Qui ci si può sedere alle tavole di ristorantini “segreti” appagare la gola tra ricette tipiche e prelibatezze uniche, la vista con scorci unici e, forse, l’anima intera.


Ad Arcevia immerso in un’atmosfera medievale, il ristorante-pizzeria la Grotta di Loretello è un luogo ideale per un incontro speciale con la buona cucina. Il locale è particolarmente apprezzato per la cucina tipica che sposa tradizione e creatività, riservando al palato mille sorprese culinarie, con degustazioni di specialità locali. Da provare le tagliatelle al ragù d’anatra.


Stessa filosofia per l’agriturismo Il Rustico. Il ristorante è composto da tre sale: la prima ricavata dalla vecchia stalla con travi in legno a vista e pareti in pietra originale, tipica delle cave di estrazione nella zona, e le altre due da ampliamenti fatti in seguito, con accesso al giardino, una con vetrata panoramica verso lo splendido castello medioevale di Palazzo, l’altra con visuale su tutta la collina marchigiana, dai castelli di Mondavio e Orciano, fino a intravedere il Monte Conero e il mare di Senigallia. La cucina è tipica marchigiana, con pasta fatta in casa e prodotti tipici locali. Tra le specialità da non perdere la crescia con salumi ed erbe, le tagliatelle con ceci guanciale e pomodorino, gli gnocchi al ragù d’anatra o ripieni di carne cotti al forno, le grigliate di maiale e gli arrosti misti, tutto accompagnato dalle verdure dell’orto e dalle torte fatte in casa.

 


All'ora dell'aperitivo si sale a Montale di Arcevia qui c’è la cantina con cucina Broccanera, un luogo ideale in cui cibo genuino e buon vino locale si sposano a meraviglia con la bellezza dei vigneti che la circondano. La chicca? Si può anche dormire nelle botti.


A Corinaldo, scendendo la Piaggia, la famosa scalinata di cento gradini con al centro il celebre Pozzo della Polenta, ci si imbatte in un piccolo ristorante con terrazzino panoramico, Nova Taberna. Il menu è stagionale, i prodotti sani e di qualità. Le materie prime locali e molto spesso biologiche. Le ricette sono quelle tradizionali marchigiane, ma dalla manualità moderna. La specialità della casa è la carne (da provare il coniglio in porchetta con patate arrosto e verdure di campo), ma non mancano anche sfiziosi piatti vegetariani. Il pane è prodotto con lievito madre e farina semi-integrale macinata a pietra marchigiana. I dolci e la pasta sono fatti in casa.


Ad Ostra Vetere, a pochi passi dalla torre campanaria la nostra sosta gourmet si chiama La Buccia. In cucina l’ex medico del paese, Zelinda, che con la figlia Diletta prepara paste ripiene, pane e dolci fatti in casa. Gli ortaggi provengono dalla loro azienda agricola o sono attentamente selezionati da piccoli produttori locali. Da non perdere il tagliere di formaggi locali e le salsicce marchigiane con uva, birra e miele.


Paradiso per gli enoturisti

La Val Mivola è un paradiso per gli enoturisti con cantine e vini che sono delle vere e proprie chicche.  Appena fuori dal centro storico di Ostra Vetere troviamo Villa Bucci, una delle cantine simbolo sulla rotta del bianco fermo di Jesi, e dell'intero territorio. Da provare il Verdicchio Castelli di Jesi Classico Superiore, considerato il miglior vino bianco del mondo nel 2021.


A Barbara, il borgo più piccolo della Val Mivola, c’è la Cantina Santa Barbara, fondata nel 1964 e dove da tre generazioni tutto ruota attorno al Verdicchio, ma anche al rosso Merlot, al Cabernet Sauvignon e al Serrano. Qui regna Stefano Antonucci i cui vini hanno conquistato i cuochi più blasonati e i più esigenti appassionati di vino. Anche il luogo è magico: la sala degustazione è stata ricavata in un ex monastero di fine Seicento.


Tappa da non perdere anche la Cantina di Montecarotto (uno dei più suggestivi Castelli di Jesi) di Moncaro Terre Cortesi, costruita nel 1972. Siamo nel regno del Verdicchio che qui è re incontrastato e dà i risultati qualitativi migliori in assoluto. Gli altri vitigni coltivati sono la Malvasia e il Trebbiano, che si adatta molto bene alle colline della zona dando risultati qualitativi molto interessanti. La chicca? Il ristorante Erard in cui gustare il pesce pescato nella vicina riviera adriatica con una suggestiva vista sui vigneti biologici.


Dove dormire: castello, casale o bubble room?

Chi è alla ricerca di un soggiorno unico in Val Mivola l’indirizzo da mettere sul navigatore è il Castello di Monterado a Monterado di Trecastelli (An), una dimora storica del 1732 con la vista mozzafiato che spazia dolcemente sulle colline circostanti e sulla valle del Cesano e che risale dalla riva del mare Adriatico verso le cime degli Appennini. Qui si dorme in suite principesche, si fa colazione o si legge un libro in salotti affrescati, ci si rilassa in piscina e in giardino con labirinto o nella sala del biliardo.


Chi, invece, cerca qualcosa di più insolito, ma sempre immerso nella meravigliosa natura della Val Mivola c’è La bolla del borgo a Corinaldo. È la prima bubble room delle Marche e l’unica in Italia totalmente inserita in un vigneto. Circondata da ciliegi e noccioli, in un contesto paesaggistico unico nel suo genere, permette di addormentarsi, nella più completa privacy, guardando le stelle e ammirando uno scorcio di mare.


Immersione totale nella natura anche a Le Cune Country House ad Arcevia. Immerso nel più tipico paesaggio collinare marchigiano, a mezz’ora dalla spiaggia di Senigallia come dal monte Catria, la country house Palazzo le Cune è il luogo ideale per una vacanza di puro relax ed evasione dai ritmi e dallo stress quotidiani. La struttura, ricavata in un antico casale immerso nel verde dell’azienda agricola biologica di famiglia dedicata alla produzione di olio extravergine di oliva, è stata appena elegantemente restaurato con grande attenzione ai dettagli, dalla scelta dei materiali alla finezza e qualità degli arredi. L’insieme unisce tradizione ed eleganza; gusto e funzionalità. Apprezzerete gli elementi architettonici originari come la muratura in pietra, la travatura in legno, porte e finestre in legno massello insieme a una piccola collezione di opere d’arte.


In bici o a piedi in Val Mivola

Nei territori della Val Mivola si possono fare tante esperienze su due ruote e a piedi, per stare all’aria aperta e conoscere la zona da un punto di vista diverso. Partendo da Senigallia c’è “PercorriMisa”, una passeggiata naturalistica di 13 km da percorrere a piedi, in bicicletta o a cavallo lungo il fiume Misa da Senigallia a Casine di Ostra.

 


Poi il percorso ad anello Ostra-Vaccarile di circa 15 km, che presenta vari aspetti di interesse non solo naturalistico, ma anche storico/culturale - con il Castello di Vaccarile, le rovine di Ostra antica e le chiesette rurali - e legato alle tipicità locali. Connesso al vino è l’Anello delle colline del Verdicchio di circa 30 km, da percorrere in bici, toccando anche il castello di Serra de’ Conti con la sua porta della Croce ed il monastero di S.M. Maddalena, il Castello di Castiglioni con la chiesa di Sant’Agata e quella di Madonna del Piano. Un altro percorso ad anello è quello della Querciabella, che da Senigallia attraversa il fiume Misa nella località Brugnetto, attraversa i territori di Trecastelli per arrivare a Corinaldo nell’area archeologica attigua alla Chiesa di Santa Maria di Portuno, per poi tornare a Senigallia.


Arcevia e i suoi castelli sono al centro del percorso Rnc 2, incastonato nel verde dei boschi, tra alte mura ove il tempo si è fermato, di difficoltà medio-alta per le numerose salite, che tuttavia sono brevi e con modesta pendenza e caratterizzato da strade quasi prive di traffico in cui si può assaporare il contatto più autentico con la natura.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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