Origine in etichetta, la Commissione Ue contraria a varare l’obbligo comunitario

20 maggio 2015 | 18:53
Niente etichetta di origine obbligatoria in vista a livello europeo per latte e prodotti caseari, carni di cavallo e coniglio, ma anche per prodotti come pasta, passata di pomodoro, succo d’arancia, zucchero o riso. Questo l’orientamento della Commissione europea, secondo cui in questi casi è meglio optare per una scelta volontaria piuttosto che su un obbligo a livello comunitario.



Un primo rapporto pubblicato riguarda il latte, i prodotti a base di latte e le cosiddette “carni minori”, rimaste fuori dalla legislazione europea già in vigore, cioè coniglio, cavallo e cacciagione. Il secondo documento - per la cui redazione sono state sondate tutte le parti interessate - affronta la questione dei prodotti non trasformati, “mono-ingrediente” o che hanno un ingrediente che rappresenta oltre il 50% dell’alimento, come riso e pasta.

«L’etichetta d’origine volontaria è consigliabile perché non impone carichi amministrativi non necessari alle autorità nazionali e agli operatori del settore», ha detto Enrico Brivio, portavoce per la salute e la sicurezza alimentare della Commissione europea. I rapporti dell’esecutivo Ue a questo punto saranno inviati a Europarlamento e Consiglio per un’eventuale discussione in materia.

Martina: Faremo sentire la nostra voce in Consiglio Ue
«Ci aspettavamo molto di più dalla Commissione europea sul fronte dell’indicazione d’origine obbligatoria degli alimenti», ha commentato il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina (nella foto sotto). «Faremo sentire forte la nostra voce nel Consiglio dei ministri dell’Agricoltura Ue, perché riteniamo fondamentale dare informazioni trasparenti al consumatore sulla provenienza delle materie prime. Il rapporto di oggi, purtroppo, non ci soddisfa, ma affronteremo con determinazione la questione tenendo conto delle risposte dei consumatori italiani alla nostra consultazione pubblica. 9 cittadini su 10 ci hanno chiesto di leggere chiaramente l’origine in etichetta. Nell’anno di Expo, mentre l’Italia si candida a guidare il dibattito sullo sviluppo agricolo globale, non possiamo accettare di stare fermi o fare passi indietro su un punto decisivo come quello dell’etichettatura».



Coldiretti: 96,5% degli italiani vuole l’origine in etichetta
«La Commissione europea va contro gli interessi del 96,5% dei consumatori italiani che ritiene necessario che l’origine degli alimenti debba essere scritta in modo chiaro e leggibile nell’etichetta», fa sapere la Coldiretti in una nota. «La Commissione europea ancora una volta si schiera a difesa degli interessi delle grandi lobbies industriali con pareri in netta contraddizione con gli interessi dei cittadini europei espressi attraverso Eurobarometro e di quelli italiani che hanno risposto numerosi alla consultazione pubblica online sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche agricole, che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf da novembre 2014 a marzo 2015».

«Si tratta - spiega la Coldiretti - di una iniziativa promossa sulla base del regolamento comunitario N.1169 del 2011 entrato in vigore il 13 dicembre del 2014 che consente ai singoli Stati membri di introdurre norme nazionali in materia di etichettatura obbligatoria di origine geografica degli alimenti qualora i cittadini esprimano in una consultazione parere favorevole in merito alla rilevanza delle dicitura di origine ai fini di una scelta di acquisto informata e consapevole. Non è un caso che secondo la consultazione pubblica online del Ministero l’89 % dei consumatori ritiene che la mancanza di etichettatura di origine possa essere ingannevole per i prodotti lattiero caseari, l’87% per le carni trasformate, l’83% per la frutta e verdura trasformata, l’81% per la pasta e il 78% per il latte a lunga conservazione».

«L’indicazione della Commissione europea - continua la Coldiretti - è anche contraddittoria rispetto al percorso intrapreso fino ad ora che ha portato per ultimo all’entrata in vigore del Regolamento Ue 1337/2013 dal primo aprile 2015 è arrivato in Europa l’obbligo per gli operatori di indicare in etichetta il luogo di allevamento e di macellazione delle carni di maiale, capra e pecora».



«Siamo certi che il Parlamento Europeo saprà smascherare i pesanti condizionamenti delle relazioni della Commissione per testimoniare in aula i reali interessi dei cittadini», ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo (nella foto sopra), sottolineando che «in un difficile momento di crisi bisogna portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza per dare a tutti la possibilità di fare scelte di acquisto consapevoli e sostenere l’agricoltura e il lavoro delle imprese agricole del territorio».

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Alberto Lupini


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