Anche la Romagna, come la Sardegna deve fare i conti con l'assenza di personale per la stagione estiva, ormai alle porte (partirà di fatto a Pasqua). L’allarme è stato lanciato da Adac-Federalberghi di Cesenatico, centro nevralgico della Riviera romagnola. Ma il “caso Romagna”, è simile anche in altre regioni d'Italia (sono in crisi anche alberghi e ristoranti che si affacciano sul lago di Garda). Si caratterizza soprattutto per la carenza di lavoratori extracomunitari che, negli ultimi due decenni, rappresentano gran parte della manodopera soprattutto per le strutture alberghiere. Il problema, dicono gli operatori, è legato alla carenza di quote da distribuire sul territorio nazionale. In altre Regioni, come il Friuli nei giorni scorsi è arrivata anche la proposta di Federalberghi e di Fipe, di dare lavoro nel settore del turismo e della ristorazione ai profughi ucraini. Nel frattempo Luca Cevoli, direttore di Federalberghi Riccione in questi giorni è volato in Albania per trovare 150 camerieri. L'iniziativa fa parte di un progetto europeo il ponte Adriatico. L'obiettivo è formare 400 persone per lavorare nel comparto turistico e in quello dell'agricoltura in estate. Gli hotel che hanno aderito al progetto tra Rimini e Riccione sono circa una cinquantina, per un numero complessivo che coinvolgerebbe circa 150 potenziali dipendenti. Ma il "caso Romagna", come detto, è solo la punta di un iceberg di un problema più strutturato che a livello nazionale potrebbe emergere sempre di più. Una recente indagine della Fondazione AltaGamma, intitolata "I talenti del fare", stima infatti che tra cinque anni mancheranno a livello nazionale 236mila profili ricercati dalle imprese; in particolare nel settore alimentare mancheranno 49mila dipendenti e 33.220 nell'ospitalità.
C'è carenza di lavoratori stagionali stranieri in Romagna
Il numero di lavoratori stagionali stranieri è gravamente insufficiente in Romagna. A denunciarlo sono gli addetti ai lavori che, all'imminente apertura della stagione, con l'arrivo della Pasqua, rischiano avere i rispettivi alberghi chiusi per la penuria di personale. Gli stranieri comunitari, insieme agli extracomunitari, coprono un ruolo importante nelle strutture alberghiere per fare fronte al periodo estivo. Il Decreto Flussi stabilisce un numero massimo (le cosiddette quote) di cittadini stranieri provenienti dai Paesi extra Unione europea che ogni anno possono fare ingresso in Italia dall'estero per lavorare. Nel 2021 i lavoratori stranieri, tra stagionali e non, per la provincia di Forlì-Cesena erano 2200, già molto al di sotto delle esigenze del comparto. Quest’anno, a fronte di 28mila quote da distribuire sul territorio nazionale, meno di 14mila sono state destinate ai settori agricoltura e turistico-alberghiero, ma solo 100 quote alle provincie di Cesena-Forlì e Ravenna, ignorando quanto richiesto dalle associazioni di categoria.
Federalberghi vola in Albania per trovare 150 dipendenti
Luca Cevoli presidente di Federalberghi Riccione, in rappresentanza delle associazioni di albergatori di Rimini e Riccione, è volato in Albania a Scutari per incontrare i lavoratori che si sono formati attraverso il progetto Il ponte Adriatico. È stato realizzato da Cefal (scuola e centro di formazione) con l'obiettivo di formare 400 persone per lavorare in Italia nel comparto turistico e in quello dell'agricoltura la prossima estate. Gli hotel che hanno aderito al progetto si trovano tra Rimini e Riccione e sono circa una cinquantina per un numero complessivo di potenziali 150 dipendenti. Federalberghi è quindi volata in Albania per prendere un primo contatto per poi coinvolgere direttamente gli albergatori e i ristoratori.
Gli addetti ai lavori: «È tutta colpa del Decreto Flussi»
«La lacuna di personale in Romagna è legata principalmente una questione che si rifà al Decreto Flussi - spiega Leandro Pasini, neo presidente dell’Associazione Albergatori di Cesenatico - che consente al nostro territorio numeri fortemente insufficienti. E’ un vero problema, uno in più, certamente influenzato anche da questi ultimi problematici anni, contraddistinti dall'emergenza pandemica». Pasini si è insediato nel novembre scorso, in un momento nel quale pare aprirsi uno squarcio di luce nell’oscurità della pandemia. Non si poteva certo prevedere che a questo drammatico evento ne seguisse subito un altro di non minore gravità. «Siamo preoccupati, è inutile negarlo - riprende Pasini - ma non è mia abitudine piangermi addosso. Dobbiamo reagire con forza, fare la nostra parte con quello spirito positivo che caratterizza la nostra comunità. Certamente piove sul bagnato e quella difficoltà che si era già palesata lo scorso anno nel trovare lavoratori da inserire nel periodo stagionale, quest’anno si fa ancora più accentuata».
Leandro Pasini, presidente Associazione Albergatori di Cesenatico
«I lavoratori extracomunitari sono imprescindibili»
«La comunità locale non è minimamente in grado di soddisfare i grandi numeri di cui abbiamo bisogno - sottolinea Pasini - e i lavoratori extracomunitari sono per noi imprescindibili. Sicuramente le cause di questa criticità sono distribuite a tutti i livelli, a partire da una politica poco attenta, ma a caduta, chi più chi meno, tutti hanno parte di responsabilità, e anche noi albergatori e associazioni di categoria abbiamo le nostre. Ed è da qui che dobbiamo partire».
E le ripercussioni di questa carenza si avranno già a Pasqua, quando molte strutture non riusciranno nemmeno ad aprire proprio per la mancanza di personale. Tutto questo nello stesso momento che le prenotazioni stanno già arrivando, soprattutto dall’estero.
Scegliere il personale stagionale è diventato più difficile
«Gli stranieri amano questi posti, per loro la Riviera romagnola è la seconda casa - racconta Stefania Farabegoli, titolare dell’Hotel Beau Soleil di Cesenatico e consigliere del nuovo Direttivo di Adac Federalberghi locale - noi abbiamo clienti tedeschi, francesi, belgi, inglesi, olandesi e di tutta l’Europa che da decenni vengono a trascorrere le vacanze qui, sono come gente di famiglia». Stefania conferma la difficoltà nel reperire personale extracomunitario, ma non solo. Sono cambiate molte cose nel corso degli anni e mentre un tempo era complicato dover scegliere tra i tanti candidati che si proponevano, oggi questa richiesta è andata scemando, per tante ragioni. «Vuoi perché molti hanno scelto di tornare al loro paese per motivi familiari - riprende Stefania - ma anche per condizioni di lavoro che non sono più vantaggiose come un tempo, date da contratti, leggi e pressione fiscale che in Italia penalizza l’impresa e, di riflesso, i lavoratori dipendenti».
Stefania Farabegoli di Adac Federalberghi
Il problema quote
Per quanto riguarda il problema quote, Stefania Farabegoli conferma che quanto concesso alla provincia Forlì Cesena siano spiccioli, assolutamente insufficienti. Molti sono stati destinati al settore agricoltura, penalizzando fortemente il comparto turistico. «Abbiamo comunque verificato che lo stesso problema è diffuso su tutto il territorio nazionale - continua Stefania - con colleghi della Toscana, della Sardegna e di altre regioni che soffrono le stesse difficoltà di reperire personale stagionale. Oltre alle ragioni suddette ne esistono altre di carattere sociale, riconducibili a difficoltà e precarietà che sono aumentate negli anni e che hanno diffuso malessere e scontento. Tuttavia quando vengono da noi trovano il sorriso, un po’ perché li inseriamo in un contesto familiare, un po’ perché noi siamo così, solari e sorridenti, è il carattere romagnolo che ci aiuta».
L’Hotel Beau Soleil si avvale di uno staff di circa 20 dipendenti stagionali fissi, tra italiani e stranieri, questi ultimi soprattutto dalla Romania, Polonia, Pakistan. Per questa stagione la richiesta è stata di tre figure in più da inserire nell’organico, che si scontra con le problematiche suddette.
«Non siamo comunque a rischio per l’apertura - Conclude Stefania - poiché sono aiuti in più di quelli strettamente necessari. Servono per avere una maggiore tranquillità nel caso di imprevisti, ma lo staff è comunque già strutturato e sufficiente per affrontare questa prossima stagione che inizia l’8 aprile per concludersi ai primi di ottobre».
Il flusso dei lavoratori stagionali, per varie ragioni, si sposta ogni anno, per acquisire nuove esperienze o per conoscenze, oppure per politiche di paesi emergenti che investono sul mercato del turismo e che favoriscono quindi le imprese impegnate nel settore. È augurabile che il governo riporti in discussione leggi e disposizioni che regolamentano questo aspetto e che possano favorire l’incontro tra domanda e offerta, pensando a modalità maggiormente efficaci per le imprese turistiche che operano a livello stagionale.
La proposta in Friuli: «Facciamo lavorare i profughi ucraini come stagionali»
Tra i drammi che i conflitti si portano dietro c'è senza dubbio quello dei profughi. Le stime europee parlano di almeno sette milioni di cittadini ucraini che saranno costretti a lasciare il loro paese. Di questi l'Italia, per ora, ne attende circa 800mila. Bambini, anziani, ma anche adulti, sia uomini che donne. Persone che ora cercano aiuto e conforto immediato. In futuro, non così lontano, potranno avere bisogno anche di normalità, per poter tornare a vivere la loro vita. Ed è in questo panorama che si inserisce l'idea venuta nelle ultime ore dal Friuli Venezia Giulia e nello specifico dalle sezioni locali di Fipe Confcommercio, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, e Federalberghi, che hanno proposto di offrire ai profughi provenienti dall'Ucraina posti di lavoro come stagionali in alberghi e ristoranti. Fipe e Federalberghi hanno dato la loro disponibilità, ora tocca però alla politica. Serve infatti prevedere quote in aggiunta rispetto a quelle previste dal Decreto Flussi per rendere possibile l'assunzione di lavoratori ucraini.
Lo scenario per il futuro è fosco
Rispetto alla situazione attuale, calza a pennello l'indagine della Fondazione Altagamma, intitolata i talenti del fare. Secondo lo studio nei prossimi cinque anni alle aziende manifatturiere e quelle dei servizi mancherà una parte consistente della forza lavoro qualificata che dovrebbe servire alla loro crescita pari a 236mila persone. In particolare per il settore dell'alimentare mancherà personale per 40mila unità, mentre a quello dell'ospitalità ne mancheranno 33.200.