Ormai l’idea (o meglio il sogno) che potesse essere un Natale, se non perfetto, quanto meno un po’ più tranquillo dei precidenti è svanita. E di nuovo ci ritroviamo in attesa del prossimo decreto e a guardare i numeri dei contagi che salgono e regioni pronte a cambiare colore. Quello che è certo è che l’obiettivo di tutti, Governo e istituzioni in primis, è di non arrivare a un nuovo lockdown ma di lasciare le Regioni in bianco per tenere aperti ristoranti, bar, attività commerciali e i luoghi della socialità durante le festività natalizie. Per farlo le ipotesi sul tavolo sono diverse. Per prima cosa, il modello Austria, con tutta una serie di restrizioni che riguardano i non vaccinati che, anche in zona gialla, non potranno andare, ad esempio, al ristorante o allo stadio. Secondo punto i nuovi criteri per avere il green pass (e la sua durata) con la possibile esclusione dei tamponi (sia l’antigenico sia il molecolare) per l’accesso alla certificazione. Vediamo i punti su cui sta lavorando il governo in vista del decreto che sarà approvato la prossima settimana e che punta a varare una sorta di doppio green pass. I dettagli saranno discussi lunedì a Palazzo Chigi con le Regioni, giovedì sarà convocata la cabina di regia e poi si terrà il Consiglio dei ministri per il via libera.
Green pass solo per vaccinati e guariti?
Dai ristoranti agli stadi: le restrizioni per i no vax già in zona gialla
Uno dei nodi cruciali riguarda i divieti per i non vaccinati che potranno essere applicati, in caso di peggioramento dei dati epidemiologici, già a partire dalla zona gialla. In pratica chi non è vaccinato non potrà andare al ristorante, al cinema, a teatro, negli stadi, in discoteca, o in palestra. La lista completa sarà stilata durante il confronto con i governatori, tenendo conto che alcuni vorrebbero impedire a chi non è vaccinato anche di poter accedere agli impianti sciistici.
Tali restrizioni riguarderanno, però, solo la vita sociale e non, probabilmente, il lavoro. Per adesso, a parte i sanitari, il governo non sembra intenzionato a imporre limitazioni ai lavoratori. Chi non è vaccinato o non è guarito dal Covid, dovrà continuare a seguire le attuali regole e dunque per entrare in ufficio, in azienda o negli altri luoghi di lavoro, dovrà presentare un tampone antigenico o molecolare negativo.
Green pass solo per vaccinati e guariti. No con i tamponi
Ma il green pass è l’altro nodo cruciale sul tavolo: si pensa a concedere il certificato verde solo per vaccinati e guariti. C’è, infatti, chi spinge per togliere il tampone, sia l’antigenico che il molecolare, dalle modalità per ottenere il green pass. Ma c’è anche chi chiede di conservare i tamponi limitandone la durata: 48 ore per il molecolare e 24 per il rapido.
La validità del green pass scende a 9 mesi
Nel decreto sarà, inoltre, ridotta la validità del green pass , che passerà da un anno a 9 mesi. C’è chi vorrebbe portarlo a 6 mesi, ma si attende il parere del Cts.
Terza dose a 5 mesi
Per l’avvio della terza dose a 5 mesi si attende, invece, il via libera dell’Ema. Nel mentre, per provare a convincere anche i più restii, Palazzo Chigi ha messo a punto una campagna di comunicazione con volti noti, da Alberto Angela, a Giacomo Poretti.
Obbligo vaccinale a tutti: ipotesi remota
Remota, invece, la possibilità dell’obbligo vaccinale esteso. Una mediazione possibile riguarda i lavoratori della scuola — insegnanti e personale Ata — e le forze dell’ordine, due categorie alle quali il governo potrebbe imporre l’obbligo di terza dose. Il decreto obbligherà personale sanitario e lavoratori delle Rsa a effettuare la terza dose alla scadenza dei sei mesi dall’ultima inoculazione.
L’obiettivo, come è detto, è non chiudere proprio in vista delle festività. Un obiettivo che deve essere di tutti prestando attenzione nella nostra quotidianità, evitando scelte scellerate dai Corona party alle manifestazioni no vax.