I buoni pasto, storicamente esclusi dalla retribuzione feriale e presenti solo per i dipendenti in servizio, non erano considerati elementi retributivi ordinari. Di conseguenza, non venivano erogati durante i periodi di ferie.Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribaltato questo approccio: i ticket possono essere considerati parte integrante della retribuzione. Pertanto, secondo questa nuova interpretazione, anche i lavoratori in ferie hanno diritto ai buoni pasto, poiché rientrano tra gli elementi retributivi spettanti. E ora il caso potrebbe fare scuola e aprire a rivendicazioni anche da parte di altri lavoratori.
Cassazione e buoni pasto, cosa è successo
La vicenda trae origine dalla causa intentata da un lavoratore contro il proprio datore di lavoro, con l’obiettivo di ottenere il riconoscimento dei buoni pasto anche per i giorni di ferie. Il Tribunale e la Corte d’Appello di Napoli avevano già dato ragione al dipendente e, ora, la Corte di Cassazione ha confermato tale orientamento.
La proposta della Cassazione di erogare i buoni pasto anche durante le ferie
Nell’ordinanza, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la retribuzione delle ferie deve comprendere tutte le voci che il lavoratore percepisce regolarmente, a condizione che siano legate alle sue mansioni o al suo status professionale. La novità introdotta dalla sentenza riguarda l’inclusione dei buoni pasto, fino ad ora considerati un beneficio accessorio connesso alla pausa pranzo durante l’orario di lavoro. La Corte ha però riconosciuto che, pur essendo accessorio, il buono pasto ha una chiara natura economica e deve quindi essere inserito nel computo della retribuzione complessiva.
Buoni pasto e ferie: il precedente della Corte di Giustizia Europea
A fare da apripista la sentenza della Corte di Giustizia Europea che si basa sulla direttiva 2003/88/CE, richiamata anche dalla Cassazione, stabilendo un principio più rigoroso in materia di ferie per i lavoratori dipendenti. In particolare, l’articolo 7 della direttiva vieta qualsiasi intervento da parte del datore di lavoro che possa indurre il dipendente a rinunciare al proprio diritto alle ferie. Secondo il legislatore europeo, le ferie costituiscono un diritto fondamentale e irrinunciabile per il lavoratore. Non solo il dipendente non può essere privato di questo diritto, ma non deve nemmeno essere persuaso o incoraggiato a rinunciarvi.
La retribuzione che i lavoratori percepiscono durante il periodo di ferie deve essere equivalente a quella ricevuta durante i giorni lavorativi ordinari. Questa decisione mira a garantire che non ci siano incentivi economici che possano estendere i dipendenti a rinunciare al proprio diritto al riposo. Le ferie sono considerate essenziali per preservare il benessere psicofisico dei lavoratori, poiché offrono un'opportunità per recuperare energie fisiche e mentali.
Buoni pasto: cosa succede ora?
Per i lavoratori, la sentenza della Cassazione potrebbe rappresentare un’opportunità per rivendicare il diritto ai buoni pasto anche durante le ferie. Coloro che non hanno ricevuto i ticket mensa durante i giorni di riposo, sia con un contratto attivo che concluso, potrebbero fare causa ai loro datori di lavoro per ottenere il risarcimento dei buoni non erogati. Tuttavia è ancora presto per sapere se questo principio si possa applicare a tutti i casi in esame.
Buoni pasto: Meta licenzia dipendenti per uso improprio
Il tema dei buoni pasto è caldo anche all'estero. Negli Stati Uniti, Meta, multinazionale miliardaria, ha recentemente licenziato 24 dipendenti per aver utilizzato in modo inopportuno i buoni pasto, comprando articoli per la casa come dentifricio e detersivo per il bucato. Vicenda che ha suscitato grande scalpore anche perché uno dei responsabili percepiva uno stipendio annuo di 400mila dollari. Linea dura nei confronti dei dipendenti che hanno infranto le regole in modo sistematico: per loro è arrivato il licenziamento per abuso dei benefici aziendali.
Meta licenzia 24 dipendenti per uso improprio dei buoni pasto
Coloro che invece hanno violato le politiche in maniera sporadica hanno ricevuto un semplice rimprovero. Questa scelta evidenzia l'intenzione dell'azienda di mantenere un equilibrio tra il rigore contro gli abusi e la tolleranza verso comportamenti occasionali. Tuttavia, il caso ha alimentato un ampio dibattito sul rapporto tra i benefici aziendali e la responsabilità dei dipendenti, sollevando interrogativi sulla sostenibilità e il controllo dei costi di questi vantaggi.
L'importanza dei buoni pasto per i lavoratori
Anche perché quello dei buoni pasto è uno strumento su cui i lavoratori fanno conto per per risparmiare, tanto che spesso li utilizzano per fare la spesa. Considerando quindi il valore economico dei buoni pasto, pari a una media di 6,75 euro ciascuno, che ha rappresentato per molti lavoratori un motivo significativo per rinunciare alle ferie, e un'ipotesi di 24 giorni di ferie annuali, la perdita economica derivante dalla mancata erogazione dei buoni pasto potrebbe ammontare a circa 162 euro l'anno che su un arco temporale più lungo, come ad esempio un decennio, questa perdita potrebbe crescere fino a 1620 euro, creando un impatto economico rilevante per i lavoratori.
Il valore economico dei buoni pasto sul lungo periodo
I buoni pasto come le ferie, rappresentano una necessità importante per la grande maggioranza dei lavoratori dipendenti sulla scelta di un lavoro rispetto ad un altro, perché psicologicamente garantiscono una copertura economica fondamentale, anche causa degli stipendi italiani che rimangono su livelli piuttosto bassi in un contesto, oltretutto, con forti rialzi inflattivi che determinano una perdita del potere di acquisto delle persone.