La campagna di comunicazione “+ che Svizzeri” è stata lanciata da Formaggi dalla Svizzera per valorizzare ulteriormente i propri prodotti e celebrare la loro qualità insieme a sei tra i più interessanti chef d'Italia. Gusto, qualità degli ingredienti e artigianalità dei processi sono i valori che da sempre ispirano l'azienda nella produzione delle eccellenze casearie, e che ben si legano all'elegante e rassicurante concetto di "Swissness" che porta in sé l'affidabilità, la precisione, l'impegno, l'attenzione alla qualità e il rispetto per la natura che contraddistinguono la Svizzera.
Formaggi dalla Svizzera lancia “+ che Svizzeri”
La campagna di comunicazione utilizza la bandiera svizzera, considerata un'icona e un simbolo estremamente efficace nel veicolare la "Swissness". La croce della bandiera diventa un segno rafforzativo che sottolinea come questi formaggi si facciano portavoce di comportamenti virtuosi e qualità, quali il rispetto per l'ambiente e l'attenzione al benessere degli animali, l'impegno, la passione, gli elevati standard di qualità e l'affidabilità, caratteristiche che si ritrovano nei sei prodotti simbolo dell'arte casearia svizzera: Emmentaler DOP, Le Gruyère DOP, Appenzeller, Tête de Moine DOP, Raclette Suisse e Sbrinz DOP.
La campagna di comunicazione prevede un piano integrato che comprende media tradizionali e digitali, un piano editoriale sui principali social media e un'attività di trade marketing sui punti vendita e su tutti i punti di contatto diretto con il consumatore, tramite l'utilizzo di immagini con i taglieri, i QR code, i concorsi e altro ancora.
La campagna è stata presentata il 13 marzo con una cena speciale alla presenza di Sabrina Dallafior, Console generale dalla Svizzera a Milano, e Fabio Bocchiola, Presidente della Camera di Commercio Svizzera a Milano. Sei dei più interessanti chef italiani hanno utilizzato uno dei formaggi svizzeri d'eccellenza, ognuno uno diverso, proponendo un piatto che fosse espressione della propria cucina ma rappresentasse anche il valore aggiunto, quel “+ che” il formaggio scelto dona al piatto.
Menu e piatti della serata del 13 marzo a Milano "+ che uno chef". Per scaricare il menu CLICCA QUI
Niko Romito – Emmentaler DOP
Niko Romito sceglie Emmentaler
La versatilità di Emmentaler, il suo essere buono e per tutti, il punto di contatto con ALT Stazione del Gusto. Il mio format pop.
Io amo da sempre il toast, perché amo il pane. È un cibo speciale per me, su cui ho lavorato tanto negli ultimi 15 anni, recuperando con gli agricoltori abruzzesi delle vecchie varietà di grani antichi. Ho costruito un Laboratorio in cui facciamo ricerca e produzione.
Quando ho provato Emmentaler e ho chiuso gli occhi, ho sentito con il cuore il sapore delle montagne, ho assaporato la bellezza dei paesaggi e visto i tanti artigiani che in Svizzera come in Abruzzo creano e diffondono valore nel mondo. E ho pensato di condensare tutte queste sensazioni nel mio piatto del cuore: il TOAST.
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Toast con Emmentaler DOP
Cuoco autodidatta, profondamente legato al suo Abruzzo, Niko Romito entra per la prima volta in cucina senza ancora immaginare che sarebbe diventata la sua vita. Stava infatti per laurearsi in Economia a Roma, sognando una carriera come broker finanziario, quando il padre, che aveva da poco trasformato il Reale, la pasticceria di famiglia, in una trattoria, si ammala. Lui e Cristiana tornano in Abruzzo per occuparsi del locale, giusto il tempo di trovare un acquirente. Ma i due fratelli si appassionano del mestiere e quando il padre viene a mancare, decidono di rilevare il Reale. Pur non avendo alcuna esperienza nel s2ettore, Niko sviluppa in poco tempo la propria filosofia di cucina e in soli 7 anni il Reale conquista la prima stella Michelin.
Nel 2011 il ristorante si trasferisce a Casadonna, ex monastero del ’500 a Castel di Sangro, che Niko e Cristiana ristrutturano e decorano scegliendo materiali e opere d’arte che seguono un’idea ben precisa di eleganza, purezza e bellezza, in continuità con la cucina del Reale. Qui, oltre al ristorante e alle camere, nasce l’Accademia, una scuola di Alta formazione e specializzazione professionale di cucina e nel novembre 2014 arriva la terza stella Michelin e Niko inizia a sviluppare nuovi e svariati format.
Oggi, attraverso studio, ricerca e sperimentazioni incessanti, unite ad uno spiccato approccio imprenditoriale, è riuscito a consolidare un linguaggio gastronomico innovativo, fortemente identitario e molto incisivo e al contempo ha sviluppato un sistema in cui coesistono alta cucina, format di ristorazione urbana, formazione e prodotti gastronomici.
Gianluca Gorini – Sbrinz DOP
Gianluca Gorini sceglie Sbrinz
“Ho pensato ai Cappelletti ripieni di Sbrinz, macis e limone salato perché ho declinato un formaggio che mi è affine rispetto a ciò che rappresenta al meglio la mia cucina e il mio territorio.
Ci sono tecnica e gesto: il gesto tradizionale della pasta fresca “romagnola” riletta in chiave contemporanea attraverso la tecnica e la conoscenza. il “classico” ripieno della pasta viene interpretato sotto nuove forme, nuove consistenze, per nuove sensazioni di gusto.
Ci sono profumi e aromi: quelli richiamano la ricetta originale, spezie e agrume. Il Macis , sostituisce la noce moscata, per un profumo ancora più pungente e agrumato. Il limone viene lavorato in salamoia, per donare aromaticità ancora più profonde.
Infine, purezza, precisione ed intensità: lo Sbrinz, utilizzato in purezza all’interno del cappelletto, dona grande intensità al piatto apportando quella precisione gustativa che permette ai vari elementi del piatto di creare l’equilibrio assoluto”.
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Cappelletti ripieni di Sbrinz DOP, macis e limone salato.
Marchigiano di Pesaro, classe 1983, proveniente da una famiglia di ristoratori e con una chiarissima idea di quale sarebbe stato il suo futuro. «non c’è stato un momento preciso in cui ho detto: “Faccio il cuoco”. Perché, essendo cresciuto tra pentole e fornelli, per me è stato un percorso spontaneo. Ricordo il profumo straordinario della pasta fresca fatta in casa. Era magico vedere la nonna e la mamma lavorarla con le mani. C’era amore in quello che facevano, c’era emozione», un vero e proprio imprinting. Il suo primo maestro è stato Paolo Teverini, a Bagno di Romagna, nell'entroterra quasi al confine con la Toscana, dove poi è ritornato per aprire il suo ristorante, poi all’estero, a Londra. Fondamentale l'esperienza successiva, tornato in Italia: a fianco di Paolo Lopriore a Il Canto di Siena, dal 2008 al 2012. Gorini è considerato ancor oggi l'allievo loprioriano per eccellenza. Nello stesso 2012, passato a lavorare con Francesco Bracali, ottiene i primi riconoscimenti. Nel 2013 è chiamato a Le Giare di Montiano, di nuovo in Romagna; il patron Claudio Amadori scommette su di lui, facendolo diventare lo chef. Ne seguono quattro anni intensi e fortunati. Nel settembre del 2017 torna a Bagno di Romagna, in frazione San Piero: vi apre con la moglie Sara Silvani il DaGorini, dove è chef-patron. Nel 2019 la prima stella Michelin. Da lì sottolinea in modo ancora più netto l’importanza della materia prima e della vicinanza al territorio. “Esperienza, volontà, preparazione e coincidenze fortunate. Credo sia questo il riassunto della mia vita professionale”.
Davide Caranchini – Raclette Suisse
Davide Caranchini sceglie Raclette Suisse
“Ho scelto Raclette Suisse perché sono cresciuto al confine tra l’Italia e la Svizzera e la Raclette rappresenta da sempre per me un momento di convivialità e incontro a tavola di amici e familiari. L’unione con il mio raviolo di patate vuole richiamare gli elementi del piatto originario mangiati insieme al celebre formaggio fuso e il brodo, ricco di funghi, licheni ed erbe aromatiche ricorda i profumi del bosco e della montagna.”
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Ravioli di patata ripieni di Raclette, infuso di bosco e rosmarino.
Classe 1990, chef e co-proprietario del ristorante Materia. Appassionato di cucina sin dalla tenera età, inizia la sua carriera frequentando l'istituto alberghiero “Gianni Brera” a Como, e una volta diplomatosi, parte per una serie di importanti esperienze internazionali, tra cui spiccano, su tutte, Le Gavroche e l'Apsleys a Londra e il Noma a Copenaghen. E' proprio in quest’ultimo che inizierà a scoprire e ad appassionarsi al mondo vegetale in ogni sua sfaccettatura, ricercando sempre delle potenzialità in quello che la natura ha da offrirci. La sua è una cucina in cui è ben visibile un legame con le tradizioni , ma allo stesso tempo lo sono la sperimentazione e la ricerca, cosi' come la contaminazione culturale dettata dai viaggi fatti.
Dal 2018, il suo ristorante Materia, ha ricevuto una stella Michelin.
Stefano Vola – Tête de Moine DOP
Stefano Vola sceglie Tête de Moine DOP
“Ho scelto il Tête de Moine DOP perché, oltre alla sua versatilità d’uso regala un sapore elegante al mio piatto e soprattutto si lega perfettamente al gusto della tradizione langarola sulla pizza, come la nocciola e gli affettati. L’ho usato nell’impasto di quella che è una sofficissima pizza di Pasqua e per guarnirla, insieme ad una mortadella di bue e alle mie nocciole. La rosa sottile di Tête de Moine è diventata come una nuvola, dando quel tocco in più anche estetico ad ogni fetta”.
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Pizza al Tête de Moine DOP
La storia di Vola Bontà per tutti nasce nel 2009 da Santo Stefano Belbo, dove Stefano e Edoardo affiancano mamma Marisa nel negozio di famiglia. Da sempre appassionato di cucina e lievitati grazie alle nonne, Stefano conosce i Fratelli Marino e Gabriele Bonci. I risultati non tardano ad arrivare e, con il gradimento dei clienti, fioccano anche i premi: “Giovane Pizzaiolo di Talento 2017” per L’Espresso, “Pizzaiolo Emergente 2018” e “3 spicchi” per Gambero Rosso.
Antonio Guida – Appenzeller
Antonio Guida sceglie Appenzeller
“Entrare in contatto con il mondo dei Formaggi dalla Svizzera mi ha riportato alla mente ricordi lontani, al 1996, all’inizio della mia carriera, che partiva proprio da questo Paese a cui sono ancora legatissimo. La scelta di Appenzeller, poi, è stata molto naturale: il suo gusto dolce e delicato, lo rende adatto a ogni declinazione in cucina; la cura che i mastri casari impiegano nella spazzolatura del formaggio con la sua salamoia alle erbe, inoltre, ben si lega alla figura del cuoco che con cura rifinisce i suoi piatti.
Appenzeller è stato il tocco in più alla mia tartare di calamaro protagonista di un piatto che amo molto, ovvero la Triglia avvolta in foglia di bieta e tartare di calamari all’Appenzeller.”
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Triglia avvolta in una foglia di bieta e tartare di calamari all’Appenzeller
Uno degli chef piu` apprezzati d'Italia, Antonio Guida nasce a Tricase in Puglia nel 1972.
Inizia la sua carriera come commis di cucina nel 1998, per poi viaggiare a lungo in Europa e in Asia, lavorando presso importanti ristoranti stellati, tra i quali Pierre Gagnaire a Parigi, l'Enoteca Pinchiorri a Firenze e Don Alfonso di Sant’Agata sui due Golfi, prima di approdare a La Terrazza dell’Hotel Eden di Roma. Dopo soli due anni e dopo aver ottenuto il ruolo di Chef de Cuisine, nel 2002 diventa Executive Chef de Il Pellicano, dove si aggiudica due stelle Michelin, nel 2004 e nel 2010.
Dopo 12 anni al timone de Il Pellicano, chef Guida viene nominato Executive Chef del ristorante Seta del Mandarin Oriental di Milano, dove attualmente esprime la sua arte culinaria. Grazie al suo talento e alla sua leadership, il ristorante gourmet dell’hotel, ottiene la prima stella Michelin nel 2015, a soli quattro mesi dall’apertura, raddoppiando con la seconda stella Michelin appena un anno dopo, nel novembre 2016.
Gran parte del suo successo è dovuto soprattutto al valido team che Chef Guida e` riuscito a creare. L'Executive Sous Chef Federico Dell'Omarino e` il braccio destro di Guida dal 2002 e lo aiuta a sviluppare le sue idee in cucina, mentre l’eccellente brigata di sala guidata da Manuel Tempesta garantisce che la filosofia dello Chef si traduca nel servizio impeccabile che ogni ospite si aspetta.
Luigi Taglienti – Le Gruyère DOP
Luigi Taglienti sceglie Le Gruyère DOP
“Le Gruyère DOP è l’ingrediente perfetto per valorizzare un grande classico della cucina internazionale. Aromaticità, delicatezza, eleganza, sono gli elementi che contraddistinguono questo prezioso formaggio.
Ingrediente dinamico da utilizzare in cucina, lo lasciamo fondere lentamente con latte fresco e qualche erba aromatica, emulsioniamo il tutto sino ad ottenere una crema liscia ed omogenea. È la base sulla quale ho costruito il mio Thermidor à Gruyere DOP moderno.”
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Thermidor a Le Gruyère DOP
Innamorato e malinconico della sua Liguria, allievo di Ezio Santin ha frequentato tra i più grandi ristoranti italiani e internazionali, che sin da giovanissimo gli hanno permesso di intravedere il suo enorme talento, codificandolo nel tempo attraverso uno stile personale, oggi definito inimitabile.
La cucina di Taglienti si basa su ispirazioni e intuizioni, inaspettati flash mentali che si trasformano in sapori inediti guidati dall’eleganza, e dalla gestualità.
Attraverso una visione poetica e artistica, ridisegna i connotati del noto; “cambiando tutto senza cambiare nulla” dona vita ad una cucina sensibile dove la narrazione di un’emozione, di un sentimento, di un ricordo o un frammento di vita lo conducono verso una precisa logica gustativa ed esperienziale.
Taglienti è oggi in grado di muoversi con la medesima eccellenza e con coerenza paradossale tra cucine diverse, dal classicismo intransigente, all’avanguardia più sfrenata passando per la caccia, sua materia prediletta, alla sensibilità sul mondo vegetale e infine la riscoperta della tradizione e delle ricette dimenticate.
Il limone, suo ingrediente feticcio e marchio a fuoco, è stato col senno di poi la sua visione gastronomica, l’elemento inaspettato che gli consente di coniugare il passato al presente, il classico al moderno, trasformando l’esperienza gustativa in un momento straordinario, basato sull’emozione, unico vero linguaggio comune a tutti.
Luigi Taglienti è un Cuoco riconosciuto a livello internazionale. Entusiasta e sognatore, vive della sua passione e di questa ne ha fatto la sua missione di vita.
Ambizioso delle sue creazioni, con audacia, continua nella sua incessante sperimentazione verso la quintessenza del gusto.
Nel 2008 gli era stata assegnata una stella Michelin.
Alcune foto della serata "+ che uno chef"
I numeri dei formaggi svizzeri
Dati relativi alla Svizzera sui Formaggi dalla Svizzera
- Totale produzione formaggio svizzero: 207'155 tonnellate
- Totale formaggio svizzero esportato nel mondo: 76'952 per un valore di 735 milioni di euro
- Circa il 46% del latte svizzero viene trasformato in più di 700 diverse specialità casearie svizzere
- L’Europa importa l’82% del formaggio svizzero
Dati relativi all’Italia sui Formaggi dalla Svizzera
L’Italia è al secondo posto dopo la Germania per importazioni di formaggio svizzero mentre è al primo posto nell’import del suo prodotto locomotiva: l’Emmentaler DOP che rappresenta il 55,4% del totale esportato. Il re dei formaggi svizzeri ha una penetrazione dell’82% con 5.700 tonnellate (+3,8% verso l’anno precedente, in un comparto denominato “formaggi con i buchi” che perde 3% e in un mercato totale in calo del -2,7%), con una forte concentrazione nelle aree Nielsen 1 e 4. Gli altri formaggi svizzeri, in particolare Le Gruyère DOP, Appenzeller, Te^te de Moine DOP, Raclette Suisse e Sbrinz DOP, rappresentano oggi il fiore all’occhiello della gamma, andando a ricoprire una nicchia di consumo, sempre più apprezzata da un consumatore attento alla qualità, al processo di produzione in equilibrio tra tradizione e innovazione, alla naturalità, senza rinunciare al piacere del gusto. Questi, accomunati agli altri formaggi premium dagli estimatori, sono presenti sul territorio nei negozi tradizionali, nelle migliori case del formaggio, oltre che nei banchi delle più qualificate catene della distribuzione moderna.
I dati di importazione fonte ufficiale doganale TSM registrano nell’anno 2022 un importato totale pari a 6.000 tonnellate, con una crescita del 2,5% sull’anno precedente.
Il consumo pro capite di formaggio in Italia: 23 Kg
Photo Credits
Fotografo ritratti Chef: Enrico Labriola