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La grappa italiana piace all'estero. E in “casa” la salvano bar e ristoranti

A fronte di una contrazione nel mercato interno delle vendite di grappa nella Gdo e online, è forte la ripresa per il settore Horeca (+31%). I segnali maggiormente positivi, nonostante le tensioni e il caro prezzi, arrivano però dall'export: +17% a valore e +9% a volume rispetto allo scorso anno. Domina la Germania, boom della Spagna

15 settembre 2022 | 13:26
La grappa italiana piace all'estero. E in “casa” la salvano bar e ristoranti
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La grappa italiana piace all'estero. E in “casa” la salvano bar e ristoranti

A fronte di una contrazione nel mercato interno delle vendite di grappa nella Gdo e online, è forte la ripresa per il settore Horeca (+31%). I segnali maggiormente positivi, nonostante le tensioni e il caro prezzi, arrivano però dall'export: +17% a valore e +9% a volume rispetto allo scorso anno. Domina la Germania, boom della Spagna

15 settembre 2022 | 13:26
 

Mercato interno in lieve contrazione, tenuto a galla dalla crescita del canale Horeca. Export in grande spolvero, con la Germania regina del mercato e un boom della Spagna. Sullo sfondo, come per tutti i settori, le preoccupazioni legate alla crisi energetica e al caro materie prime

Questo in sintesi lo stato di salute del settore distillatorio italiano, riunitosi in occasione della 76ª assemblea di AssoDistil, durante la quale sono stati presentati i dati relativi all’andamento del mercato dei distillati che, come detto, si trova a fare i conti con la crescente inflazione e l’aumento dei costi delle materie prime ed energetiche.

La grappa italiana piace all'estero. E in “casa” la salvano bar e ristoranti

Il peso dei costi energetici sulla grappa italiana 

Secondo i dati di Format Research la metà delle imprese del settore lamenta un incremento dei prezzi e servizi di energia elettrica e gas superiore al 40% accanto all’aumento dei costi delle materie prime per cui un’impresa su quattro ha registrato rincari superiori al 20%. Per fronteggiare l’effetto dei rincari l’86% delle imprese dei distillati hanno rivisto o prevedono di rivedere al rialzo i prezzi praticati, mentre l’80% di questa ha valutato o sta valutando nuovi fornitori.

«Il settore distillatorio si è contraddistinto in questi anni per lungimiranza e strategia. Due caratteristiche che lo hanno portato ad essere un comparto solido e competitivo in un mercato globale. Per riuscire a superare questa crisi economica ed energetica però non bastano le idee, servono fatti. Auspichiamo che il nuovo Governo che si insedierà nelle prossime settimane non adotti meccanismi di ulteriore inasprimento dell’imposizione fiscale sugli spirits, onde evitare un altro colpo al settore già in forte difficoltà per la difficile congiuntura economica», ha evidenziato Antonio Emaldi, presidente di AssoDistill

La virtuosità del settore distillatorio 

A fronte della crisi energetica in corso, la virtuosità del settore distillatorio si misura dalle numerose e crescenti iniziative tese a produrre energia rinnovabile a partire dai residui e dagli scarti di produzione. Secondo i dati forniti da Format research il 73% delle imprese distillatorie ritiene importante essere percepito come sostenibile. Molte imprese del settore hanno saggiamente investito negli anni in impianti di produzione e biogas. Nel caso della filiera vitivinicola le distillerie ritirano ogni anno circa oltre 700mila tonnellate di vinacce e oltre 200mila tonnellate di fecce, sottoprodotti delle cantine, valorizzandoli e sgravando i produttori di vino da oneri di smaltimento molto pesanti, ed evitando le emissioni di circa 500mila tonnellate di CO2 all’anno. La valorizzazione dei residui di lavorazione, che vengono convertiti infine in biogas, rende il processo di distillazione realmente circolare dove le materie prime agricole possono essere trasformate in prodotti a valore aggiunto ed energia verde, e ritornano in campo alla fine del processo sotto forma di ammendanti, compost e fertilizzanti. 

 

 

Luci e ombre del mercato 

In questo scenario molto complesso l’istituto di ricerca Nomisma ha evidenziato – durante i lavori dell’Assemblea - come il mercato della grappa mostri luci ed ombre, per effetto di trend differenti fra i diversi canali di consumo. Un segnale positivo proviene dall’aumento dei volumi esportati, con un incremento a valore superiore di quello a volume che dimostra un aumento dell’immagine del valore percepito per la Grappa dai consumatori esteri. Con riferimento alla distribuzione moderna nazionale, nei primi sei mesi dell’anno si assiste, invece, a una diminuzione delle vendite di grappa del 7% in valore rispetto al primo semestre del 2021 (fonte: NielsenIQ). La contrazione colpisce anche il canale dell’e-commerce con una diminuzione dei valori venduti del 15%. In entrambi i casi si tratta di dinamiche che sono trasversali all’intero comparto beverage: nel medesimo periodo si riducono infatti anche le vendite in GDO di vino (-6%) e spirits (-3%)

La grappa italiana piace all'estero. E in “casa” la salvano bar e ristoranti

Il "salvagente" dell'Horeca 

La riduzione degli acquisti di grappa nel canale retail (fisico ed online) – oltre ad esser influenzata all’attuale congiuntura – è da ricondurre in primis alla forte ripresa dei consumi nell’Horeca, canale strategico per il settore e da dove prima della pandemia passavano più della metà dei consumi di spirits del nostro Paese. A conferma di ciò, nei primi 6 mesi del 2022 le vendite nel canale Cash&Carry – format distributivo nel quale si riforniscono ristoranti e bar e che dunque può esser considerato una proxy delle tendenze del canale Horeca – hanno registrato una crescita di ben il +31% rispetto al 2021.

La grappa italiana piace all'estero. E in “casa” la salvano bar e ristoranti

«Nei primi 6 mesi del 2022 il mercato della grappa - al pari di quello del vino e degli spirits in generale - ha registrato una contrazione delle vendite in GDO a fronte però di una forte ripresa dei consumi nel canale Horeca - spiega Emanuele Di Faustino, Senior Project Manager Nomisma S.p.A. - Tuttavia, la crisi energetica, la crescente inflazione e il conseguente calo del potere di acquisto dei consumatori rischiano di frenare i consumi fuori casa degli italiani nel secondo semestre dell’anno, con impatti negativi anche il mercato della grappa». 

La grappa che piace ai tedeschi 

Segnali positivi arrivano invece dall’export. Continua la corsa della grappa sui mercati esteri. Nel primo semestre del 2022 l’export di Grappa ha fatto registrare 28 milioni di euro contro i 24 milioni dei primi 6 mesi del 2021 che si traduce in +17% in valore e +9% in volume. Tra i mercati internazionali che apprezzano di più la grappa vi è la Germania che da sola concentra ben il 59% dell’export di settore. La Spagna, pur rappresentando il 2% del mercato, ha fatto registrare un notevole +110%

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«I dati sull’export sono incoraggianti e la testimonianza di un lavoro capace di privilegiare l’eccellenza italiana che sta dando i suoi risultati – ha spiegato Cesare Mazzetti, Presidente del Comitato Nazionale Acquaviti AssoDistil - Il filo diretto che ci lega ai lavori che sta portando avanti la Commissione europea per riformare il testo unico delle indicazioni geografiche va proprio in questa direzione: rendere la filiera delle nostre aziende sempre più competitiva». 

 

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