La Campania, la Provincia di Avellino e l'Irpinia in particolare puntano sul turismo enologico. Infatti è stata la città di Avellino, nel cuore dell'Irpinia, ad ospitare ai primi di marzo gli Stati Generali del vino in Campania, un evento promosso dall'Ente Regione di elevato profilo socio-culturale, nato per accendere i riflettori sullo stato dell'arte della filiera vitivinicola campana e sulle prospettive dell'enoturismo. Un evento che ha visto coinvolto l'intero territorio, a partire dalla città di Avellino, attraverso un ricco programma che ha toccato vari luoghi, interessando enti e istituzioni, ma anche scuole ed associazioni, dislocati sul territorio. All'evento sono stati invitati a partecipare giornalisti provenienti da Austria, Francia, Germania, Giappone, Olanda, Stati Uniti e, ovviamente , Italia, che con la loro presenza potranno, nel corso del tempo, assicurare un rilevante ritorno non solo nell'ambito del vino, ma anche e soprattutto in quello economico e turistico. Il territorio irpino, infatti, è stato 'raccontato” alla stampa attraverso i suoi prodotti d'eccellenza e i suoi luoghi, partendo dai borghi recuperati che oggi costituiscono un importante trampolino di lancio nell'ambito delle politiche di sviluppo del turismo rurale.
Non è possibile, in un breve scritto, citare tutto e tutti. Tuttavia almeno i vini dei Feudi di San Gregorio (nella foto un interno delle cantine) in località Cerza Grossa a Sorbo Serpico, vanno ricordati perché sono veramente l'espressione del recupero e del rilancio delle più autentiche produzioni di pregio del territorio irpino. Infatti qui, attraverso un percorso esemplare iniziato intorno alla metà degli anni ottanta, si tende a salvaguardare la tradizione ricercando nel contempo tutte le potenzialità ancora inespresse e valorizzare grandi vitigni come il Fiano, il Greco, la Falanghina e l'Aglianico. Insomma, in altri termini, investire nella terra, nella ricerca e nella sperimentazione restituendo un futuro ad un importante patrimonio ambientale. E poi, situato sul tetto della cantina ai Feudi di San Gregorio, c'è il Ristorante Marennà (stella Michelin 2009), da cui si gode una vista suggestiva sui vigneti e dove viene proposta una cucina raffinata che spazia dalla più rigorosa tradizione alle vette di una stupefacente creatività. Naturalmente la cultura del vino e della buona tavola sono un patrimonio comune un po' ovunque in Campania e in Irpinia in particolare. E ovunque figura il principe dei vini rossi, il Taurasi.
Ma torniamo agli Stati Generali del vino. Una due giorni di convegno, con una full immersion nel mondo del vino, attraverso quattro sessioni che si sono concentrate su tematiche diverse, per offrire una panoramica completa ed esaustiva dell'argomento. Dallo 'Scenario internazionale” a 'Una panoramica sull'Italia del vino”, dalla 'Analisi di un sistema territoriale: la Campania” alle 'Prospettive per la filiera vitivinicola in Campania”. Del resto il vino e la Campania costituiscono un connubio antichissimo testimoniato dai più grandi scrittori classici e dai numerosissimi reperti archeologici, che documentano la presenza della vite e l'eccellente qualità dei vini prodotti. Basti ricordare, tanto per citarne alcuni, Cicerone, Plinio, Marziale e Tibullo. E poi è sufficiente una visita alle aree archeologiche di Pompei ed Ercolano per rendersi conto che non è bastata la furia devastatrice dell'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. per cancellare le tracce e la memoria di una tradizione secolare giunta sino ai nostri giorni.
La Campania riparte dal vino: turismo e comunicazione
Bilanciare la produzione vitivinicola di qualità con la domanda internazionale: su questo invito si sono svolti i lavori della due giorni degli stati generali del vino, ad Avellino fra il 6 e il 7 marzo, nel centro direzionale di collina Dei Liguorini. Quattrocento aziende italiane, esperti del settore, stampa internazionale e amministratori pubblici presenti all'appuntamento tornato in Campania dopo venti anni. «Venti anni in cui la produzione ha subito notevoli cambiamenti - ha sottolineato, in apertura dei lavori, l'assessore all'Agricoltura della Regione Campania Andrea Cozzolino (nella foto a sinistra) - oggi la produzione campana rappresenta il 25% della quota italiana e il 2008 ha segnato una ripresa rispetto ai dati negativi del 2007. Ma rispetto a segnali incoraggianti, registriamo una fatica delle imprese a creare un network che realizzi un piano di sviluppo complessivo e competitivo sui nuovi mercati».
Cozzolino ha indicato cinque linee da seguire per rendere più competitivo il settore vitivinicolo: una produzione di qualità, una rete di distribuzione, un piano di comunicazione, il turismo come fattore di crescita territoriale e la ricerca. «In Campania si distribuisce la metà di quello che si consuma», ha spiegato ancora Cozzolino, introducendo l'intervento di Stefano Raimondi, dell'Istituto nazionale per il commercio estero, che ha tracciato un quadro positivo della produzione italiana nel contesto europeo e mondiale: «l'Italia resta tra i produttori leader, dopo la Francia e prima della Spagna, con 27,8 milioni di ettolitri nel 2007». Il mercato più importante resta la Germania con una domanda crescente, così come il Regno Unito, che da solo importa 11,7 milioni di ettolitri.
«è chiaro che in questo quadro, bisogna puntare sulle esportazioni - ha proseguito Raimondi - guardando ai nuovi mercati del Medioriente e dell'India, senza dimenticare il Nord America e l'Oceania». Ma la preoccupazione più importante è rappresentata dalle misure protezionistiche, che alcuni paesi importatori stanno perseguendo, in un contesto di crisi globale. Josè Ramon Fernandez, segretario generale Comitè Vins di Bruxelles, ha sottolineato la grande responsabilità dell'Italia «nella promozione dello stile di vita mediterraneo e della cultura del consumo moderato e responsabile», per quanto attiene i vini, privilegiando le produzioni di qualità, impegnandosi nelle garanzie che solo i marchi e le denominazioni di origine controllata possono offrire a un mercato sempre più consapevole e raffinato. «Bisogna arrivare - ha detto Fernandez - a un passaporto dei vini italiani».
Castelli e trenino dei vini in Irpinia
Per quanto riguarda progetti precisi, intanto è stata lanciata la proposta di un trenino speciale che attraversa le terre del vino e un sistema di castelli per l'accoglienza turistica nell'Irpinia. Un unico forte "brand" per comunicare con il pubblico e la messa in gestione degli immobili e dei castelli restaurati con i precedenti finanziamenti e mai fatti funzionare. Nell'Auditorium della Banca della Campania di Avellino la prima riunione tra l'assessore al Turismo e beni culturali della Regione Campania, Claudio Velardi (nella foto a destra), e i sindaci dei Comuni al centro del progetto di promozione turistica legata alla vie del vino, uno dei cinque grandi progetti territoriali. Alla riunione hanno partecipato i sindaci di Tufo, Prata di Principato Ultra, Sorbo Serpico, Manocalzati, S.Potito, Montefalcione, Montemiletto, Lapio, Taurasi, Villamaina, Gesualdo, Rocca San Felice, Luogosano, Paternopoli, Castelfranci, Montemarano, Serino, Montella, S.Francesco a Folloni, Bagnoli Irpino, Sant'Angelo dei Lombardi, Morra de Santis.
«La valorizzazione turistica del territorio irpino - ha sottolineato Velardi - non deve disperdersi in tante piccole iniziative, ma puntare su ciò che ha di vincente rispetto alle altre località campane e italiane: la forte identità legata alla produzione di vini come Aglianico, Taurasi, Fiano e Greco». Ovviamente, ha continuato, «questo sarà ila fulcro, il grande attrattore dell'Irpina intorno al quale poi mano a mano mettere a regime tutto ciò che il sistema turistico prevede: alberghi, servizi, integrazione con percorsi enogastronomici e itinerari culturali e religiosi».
Intorno al vino saranno complementari progetti di valorizzazione di immobili storici, da trasformare in residenze sul modello "paradores", terme dell'alta Iripinia e un sistema di attrattori sportivi tra golf, ippica e sci. Il prossimo passo per rendere quanto prima operativi gli interventi sarà tra un mese la costituzione del tavolo di concertazione ufficiale. «Importante sarà la capacità dei Comuni di coinvolgere nelle loro proposte anche i privati - ha osservato l'assessore regionale - e questo sarà anche un elemento di valutazione nel momento in cui si andranno a individuare i progetti più interessanti». Per Velardi non bisogna rischiare di fare come nel passato, e cioè restaurare immobili o fare interventi senza avere la capacità di gestirli.