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Export alimentare alla riscossa, ecco gli ostacoli da evitare per non fermare la crescita

Inflazione, caro materie prime e difficoltà logistiche rischiano di compromettere la corsa delle esportazioni di cibo italiano che nel 2021 chiuderanno oltre i 50 miliardi di euro di valore. A trainare la ripresa pesce (+9,9%), latticini (+7,9%) e prodotti professionali per la ristorazione (+6,9% da qui al 2024) che concorreranno a raggiungere i 534 miliardi di export totale nel 2023

di Nicola Grolla
21 ottobre 2021 | 05:00
Export alimentare tricolore alla riscossa, ecco gli ostacoli da evitare
Export alimentare tricolore alla riscossa, ecco gli ostacoli da evitare

Export alimentare alla riscossa, ecco gli ostacoli da evitare per non fermare la crescita

Inflazione, caro materie prime e difficoltà logistiche rischiano di compromettere la corsa delle esportazioni di cibo italiano che nel 2021 chiuderanno oltre i 50 miliardi di euro di valore. A trainare la ripresa pesce (+9,9%), latticini (+7,9%) e prodotti professionali per la ristorazione (+6,9% da qui al 2024) che concorreranno a raggiungere i 534 miliardi di export totale nel 2023

di Nicola Grolla
21 ottobre 2021 | 05:00
 

L’export traina la ripresa con l’agroalimentare in testa: oltre 50 miliardi il valore atteso per fine 2021 con una crescita del +11% rispetto ai 44,6 miliardi messi a referto nel 2020. Aumenti che fanno bene a tutta l’economia italiana e a tutte le referenze in viaggio verso i mercati esteri. Comprese quelle per la ristorazione professionale e le attrezzature per l’Horeca: le macchinette da caffè, per esempio, nel periodo 2021-24 cresceranno del +7% medio annuo. Segnali positivi che, tuttavia, devono schivare insidie non da poco: dal caro container a quello delle materie prime passando per il rischio inflazione che potrebbe deprimere le capacità di spesa dei clienti finali e, di conseguenza, la domanda di certi beni.

 

Entro il 2023 l'export italiano toccherà quota 523 miliardi di euro

A riportare i dati sull’export è l’Ufficio studi di PwC Italia: nel 2021 si attende un rimbalzo generale delle esportazioni con un +11,3% rispetto al calo del -9,7% registrato nel 2020. Uno slancio che permetterà di raggiungere i livelli pre-Covid nel 2022, quando dovrebbe concretizzarsi un’ulteriore crescita del +5,4%. «L’export italiano entro il 2023 toccherà 532 miliardi di euro, con una crescita del +24% rispetto al 2020», ha sottolineato Andrea Toselli, presidente e ad di PwC Italia. Tendenze generali che, a caduta, fanno bene a tutta l’economia. Tanto che nel prossimo triennio si attendono forti scatti in avanti capaci di rilanciare il settore food, pesantemente colpito dalla pandemia (a causa del blocco del canale Horeca).

 

Pesce, latticini e prodotti per la ristorazione professionale i campioni

A trainare la produzione italiana all’estero, secondo PwC, saranno i segmenti del pesce (+9,9%) e dei latticini (+7,9%). Allo stesso modo, i prodotti per la ristorazione professionale e le attrezzature si faranno valere sui mercati stranieri proseguendo così una crescita che funge da cartina di tornasole per valutare la ripresa dell’Horeca all’estero. Trend già inaugurato nei primi tre mesi del 2021 quando il primo gruppo di referenze ha messo a segno una crescita del +20,8% rispetto allo stesso periodo del 2020 e del +7,5% rispetto allo stesso periodo del 2019. Mentre da qui al 2024 ci si attende un tasso di crescita medio annuo del +6,9%.

Da qui al 2024 ci si attende una crescita media annua del +6,9% per i prodotti dedicati alla ristorazione professionale Export alimentare tricolore alla riscossa, ecco gli ostacoli da evitare

Da qui al 2024 ci si attende una crescita media annua del +6,9% per l'esportazione di prodotti dedicati alla ristorazione professionale

 

Rischio inflazione? Ristoranti e bar lanciano i primi segnali di allarme

Il tutto a patto che le tensioni sugli scambi internazionali si plachino. Dall’energia alle utenze, dalle materie prime ai container per spedire i prodotti, il rischio è che la montante ondata inflattiva deprima la domanda globale. L’esempio di un tale effetto lo possiamo trovare già in casa: «In una situazione in cui il Paese sta correndo per tornare al punto di partenza, e cioè ai livelli di consumi pre-Covid, queste tensioni minano la fiducia dei consumatori e riducono il potere d’acquisto delle famiglie. È necessario, quindi, che il Governo attivi presidi di monitoraggio e controllo, soprattutto per contrastare le forti componenti speculative che stanno pericolosamente alimentando gli aumenti su prodotti e servizi e che, se non contrastati, produrranno una inevitabile e forte crescita dei prezzi», ha affermato Lino Stoppani, presidente Fipe certificando che le preoccupazioni di molti operatori.

 

 

Il "caro container" che aumenta i costi delle spedizioni all'estero

In aggiunta a ciò, c’è la questione per nulla banale del caro container con aumenti del +300% negli ultimi sei mesi. Difficilmente si potrà tornare ai livelli pre-pandemici a breve ma il rischio è che senza un intervento deciso del Governo e dell’Europa il problema non si risolva se non prima del prossimo anno. «Abbiamo già scritto al commissario Paolo Gentiloni e al ministro Luigi Di Maio. Se la tendenza continua a essere questa dovremo parlare di aggiotaggio e speculazione», ha avvertito Riccardo Garosci, presidente dell’Associazione italiana commercio estero (Aice). Tanto che la proposta è quella di sospendere i dazi all’import di alcuni prodotti provenienti da Paesi extra-Ue e necessari a far marciare l’industria italiana. A partire da quella di trasformazione alimentare.

Negli ultimi sei mesi il costo del noleggio container è aumentato del +300% Export alimentare tricolore alla riscossa, ecco gli ostacoli da evitare

Negli ultimi sei mesi il costo del noleggio container è aumentato del +300%

 

Anche l'export digitale potrebbe soffrire

A pagare un possibile rallentamento del commercio globale, soprattutto in termini di esportazioni e scambi, potrebbe essere anche il canale e-Commerce. Dopo l'accelerazione dovuta al lockdown, molte aziende hanno abbracciato con fiducia questo strumento; anche nel settore alimentare (dalla spesa al delivery di piatti pronti passando per la distribuzione all'estero delle eccellenze Made in Italy). Nel 2020, infatti, il valore dell'export digitale aveva raggiunto i 13,5 miliardi di euro con un incidenza del 9% sull'export complessivo dei beni di consumo e la convizione che nei prossimi cinque anni questo canale sia destinato a crescere ulteriormente (ne sono convinti il 38% degli executive food interrogati da un sondaggio promosso da Coop e Nomisma). Ma se gli scambi dovessero arrancare sotto il peso della mancanza di materie prime e difficoltà logistiche il panorma potrebbe farsi più fosco rendendo vani, per esempio, gli sforzi compiuti dall'Agenzia Ice per sviluppare una presenza del Made in Italy sulle piattaforme online internazionali, vere e proprie porte di accesso a mercati diversamente raggiungibili.

 

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