Il 22 maggio segna l'inizio del primo weekend con il coprifuoco alle 23. Lo slittamento in avanti del divieto di circolazione notturna regala un'ora in più a ristoranti e clienti. Ma come utilizzarla? L'idea è quella di ripristinare il doppio turno che, secondo una stima Coldiretti, garantirebbe un +10% di incassi medi in ristoranti, trattorie, pizzerie e agriturismi. Meteo permettendo, ovviamente. Perché a sentire i ristoratori, la difficoltà principale rimane sempre la stessa: l'impossibilità di ospitare i clienti in sala e organizzare senza contrattempi dell'ultimo minuto il servizio.
Doppio turno? Lo spostamento del coprifuoco alle 23 non basta
Galante (Volver): «Orario di prenotazione più gettonato sono le 20, ma in due ore scarse è difficile godersi la cena»
«Prima della pandemia,
avevamo il doppio turno: alle 20.30 e alle 22.30. Ora,
anche con lo spostamento del coprifuoco alle 23, è impossibile ripristinarlo», racconta
Monica Thea Galante, titolare del ristorante Volver di Torino. Specializzato in cucina argentina, il locale si presta da sempre a una frequentazione poco sabauda. Tanto che con il limite orario alle 22 il servizio diventava una corsa piuttosto che un tango:
«L’orario di prenotazione più gettonato è quello delle 20, ma in due ore scarse è difficile godersi al meglio la cena. Ed è un peccato perché vedo clienti che hanno voglia di mettere un punto a questa situazione e tornare alla normalità. C’è una forte energia positiva. Certo, magari ora si esce una volta in meno, ma quando lo si fa ci si vuole concedere una coccola, una plus rispetto alla vita di tutti i giorni. Tant’è vero che alla fine, sullo scontrino, non c’è molta differenza rispetto a prima», afferma Galante. Il locale è dotato anche di tavoli esterni, ma il meteo di maggio non ha aiutato: «
Abbiamo lavorato anche con pioggia e vento, ma non è la stessa cosa. La vera ripartenza ci sarà solo quando sarà possibile utilizzare il servizio all’interno», conclude Galante.
L'interno del Volver, in attesa che si possano ospitare i clienti (Fonte: Facebook)
Cipolla (Al Garghet): «Doppio turno solo da quando si potrà aprire all'interno»
Discorso simile anche per il ristorante
Al Garghet di Milano. «
Finché non ci danno la possibilità di mangiare dentro, il doppio turno penso che non lo attiveremo», afferma la titolare
Emanuela Cipolla. Il motivo? Essenzialmente pratico. Come di consueto, andando incontro alla bella stagione, il ristorante ha cominciato a occupare i posti all’esterno in pergolati, dehors e nel giardino a cielo aperto. Abitudine che si concilia perfettamente con le regole attualmente in vigore ma non con il meteo lombardo: «Già domani è messo brutto tempo e senza la possibilità di dar ricovero ai clienti all’interno sarebbe azzardato prendere ulteriori prenotazioni per un doppio turno. Il rischio è troppo alto», racconta Cipolla. Eppure,
la domanda c’è. «Il telefono continua a squillare, ma i numeri a disposizione attualmente sono limitati. Quindi piuttosto che fare il doppio turno cerchiamo di offrire un servizio più accorto ai clienti che ci vengono a trovare. Prima, con il coprifuoco alle 22, il rischio era che al cliente che chiedeva il caffè o il dolce alle 21.50 si dovesse dire di no per rispettare i tempi ed evitare problemi in caso di controllo. Ora
l’allungamento di un’ora ci consente di tornare a ritmi più normali. Abitualmente, infatti, la nostra cucina chiude alle 22.00», conclude Cipolla.
Al Garghet si mangia en plein air per il momento (Fonte: Facebook)
Bet (Osteria Bertoldo): «Un'ora in più basta solo a ordinare un altro amaro»
Spostandosi a
Verona, la musica cambia di poco. «
Noi prima della pandemia facevamo il doppio turno che finiva sostanzialmente all’1.00 di notte. Per cui attualmente è
impossibile ripristinarlo perché sforeremo di gran lunga gli orari consentiti.
E poco cambierà quando il coprifuoco sarà spostato alle 24.00. Quindi preferiamo concentrarci su un singolo servizio. Una scelta apprezzata dal cliente che ora ha più agio di fermarsi e prendersi il secondo amaro», racconta
Barbara Bet, titolare dell’Osteria Bertoldo. Insomma, con un’ora in più c’è margine per capitalizzare. Anche se il vero “bottino” rischia di sfuggire di mano. Stiamo parlando del pubblico dell’Arena di Verona. Con la ripresa degli spettacoli, dovrebbero aumentare anche i potenziali clienti, «
ma come facciamo ad ospitarli dopo lo spettacolo? Farlo prima? Significherebbe dar da mangiare alle persone alle 16.30. Nonostante il grande cambiamento di abitudini che abbiamo vissuto, mi sembra una cosa difficile da realizzare. Al massimo c’è chi anticipa la cena alle 19.30 ma in ogni caso è solo un cambiamento temporaneo. Quando si riaprirà all’interno il coprifuoco dovrebbe essere tolto», sottolinea Bet.
L'Osteria Bertoldo attende i tira tardi dell'Arena di Verona (Fonte: Facebook)
Vollero (Antichi Sapori Partenopei): «La verità è che mancano i turisti»
Un discorso simile potrebbe essere fatto anche per il
ristorante Antichi Sapori Partenopei di Napoli. Qui
a mancare non sono gli appassionati d’opera ma i turisti: «Sono sempre stati il nostro core business, soprattutto durante la settimana e a pranzo. Ora, con il blocco agli spostamenti e il crollo degli arrivi siamo in una situazione difficile. Riusciamo parzialmente a recuperare nel weekend con la clientela locale, ma non basta», racconta la titolare
Caterina Vollero. Quello che manca, però, non è tanto un minore potere d’acquisto, quanto la
capacità di adattarsi ai nuovi stili di vita imposti dalla pandemia. «Il cliente napoletano esce tardi la sera, soprattutto il sabato. Mentre la domenica pranza con più calma e sta a tavola di più ma alla fine salta la cena. Tutto questo non è cambiato con l’arrivo della pandemia», conferma Vollero.
In ogni caso, la prospettiva è positiva: «La campagna vaccinale in Campania sta procedendo bene e da metà giugno in poi ci aspettiamo che si sblocchino anche gli arrivi internazionali. Sarebbe un bel colpo perché coinciderebbe con la possibilità di utilizzare anche la sala interna. Insomma, attendiamo fiduciosi», conclude Vollero.
Dentro o fuori? Da Antichi Sapori Partenopei mancano i turisti (Fonte: Facebook)
Gnoffo (Osteria Mercede): «Con lo spostamento alle 23 siamo tornati al doppio turno regolare»
Chi invece si è
adattato naturalmente alla “nuova normalità” è l’Osteria Mercede di Palermo. Già prima della pandemia il locale offriva un servizio su due turni che iniziava alle 19. Il cambio avveniva intorno alle 21-21.30. Orari che, tutto sommato, funzionano anche ora. «Avere un’ora in più è stato vitale per noi. In questo modo abbiamo potuto ripartire già a regime, almeno per quanto riguarda la parte operativa», racconta
lo chef Helios Gnoffo. Il team in cucina e in sala, infatti, è al completo e pronto ad accogliere i clienti. Anche perché la richiesta c’è. «Siamo un ristorante piccolo e con la chiusura della sala abbiamo solo i posti esterni, quindi lo spazio è limitato e se si vuole venire a mangiare qui qualche sacrificio sull’orario si deve fare. Ma la soddisfazione di vedere che i clienti sono disposti a pranzare anche alle 14.30 pur di uscire e venire a trovarci è impagabile», afferma Gnoffo
. L’obiettivo, ora, è tenere duro fino a giugno quando si potrà tornare a ospitare i clienti in sala. E nel frattempo? «Sperimentiamo con nuove preparazioni e materie prime. La pausa forzata ci ha dato tempo per mettere mano alla nostra proposta. E ora vogliamo raccontarla e farla gustare ai clienti», conclude Gnoffo.
Osteria Mercede si è adattata naturalmente alla nuova normalità e il doppio turno è quello di prima della pandemia (Fonte: Facebook)